Nel corso di una lunga intervista con Jackie MacMullan di ESPN, Pat Riley si è espresso su alcune tematiche riguardanti la franchigia con cui ha vinto un anello da giocatore e quattro da head coach: i Los Angeles Lakers.

A tenere banco sono le dichiarazioni rilasciate da Magic Johnson durante l’intervento ad ESPN First Take, con il quale l’ex President of Basketball Operations dei gialloviola ha fornito la sua versione sulle motivazioni che lo hanno spinto a dimettersi poco prima della fine della regular season.

Sfogo improvviso e per certi versi contraddittorio, che ha colto tutti di sorpresa tranne chi – come il Presidente dei Miami Heat – conosce bene l’icona dello Showtime:

Sorpreso dai suoi commenti? No, per niente. Ti dico una cosa: per come è fatto, Earvin – ed è ciò che amo di lui – dirà sempre quello che pensa. Se lo ha detto, è perché si sentiva proprio come ha raccontato.

Discorsi alle spalle, pugnalate. Sono cose che non tollererebbe mai, non le ha mai tollerate.

Tuttavia Riley, pur rispettando le opinioni di Magic, non le condivide a pieno:

Rispetto le parole di Magic, ma non condivido il suo giudizio nei confronti di Pelinka. Non ho mai avuto problemi con Rob.

…aggiungendo che si trattano di problemi comuni a tutte le franchigie:

Questo tipo di problemi ci sono ogni giorno. Quando le organizzazioni crescono, ci sono tante persone che esprimono la loro opinione solo perché ne fanno parte da tanto tempo.

Problematiche che possono trasformarsi stimoli per migliorare la gestione dell’organizzazione lacustre:

Quando ci sono queste ingerenze, la cultura inizia ad incrinarsi. Magari le parole di Magic spingeranno i Lakers a fare delle riflessioni.

Infondate le voci su di un suo ritorno ad L.A.

Ci sono stati rumor sulla volontà della owner Jeanie Buss di circondarsi di persone che godevano della fiducia del padre, Jerry Buss. Ed ovviamente Riley è uno dei nomi in cima all’ipotetica lista.

Jeanie Buss, Pat Riley and his wife at the Staples Center
Jeanie Buss, Pat Riley and his wife at the Staples Center (Andrew D. Bernstein, NBAE via Getty Images)

L’NBA Executive of the Year del 2011 ha subito spento i sogni dei tifosi lacustri:

Io ci ho pensato, ma solo da un punto di vista sentimentale. Non sono mai stato seguito da loro, nessuno mi ha contattato ufficialmente. Ho almeno venti amici che desiderano un mio ritorno, ma nessuno me lo ha chiesto.

…anche perché fino al mese scorso in sella c’era un presidente con una personalità a dir poco prorompente:

Avevano Magic. Quando sei nella posizione in cui si trovava Earvin – a cui era stata affidata l’organizzazione – c’è solo una persona che può dirti di no: il proprietario.

È lo stesso per me qui a Miami Se Micky Arison – il proprietario dei Miami Heat, nda – dice di no, è così. Anche se non significa che io non abbia potere decisionale.

Riley lancia un altro monito alla proprietà dei Lakers:

Quando altri trovano una via per influenzare le decisioni, diventa un po’ rischioso.

…soprattutto in virtù del rispetto che nutre nei confronti della Buss, che il tre volte NBA Coach of the Year conosce da quando aveva 19 anni:

Quando ero ai Lakers, lei parlava sempre di Jerry e dei suoi figli. Tutto quello che sta succedendo fa parte della crescita della famiglia, del passaggio alla fase successiva.

Riley chiude ribadendo quanto sia ristretta la cerchia che gestisce il processo decisionale della franchigia:

I Buss se non sentono che qualcuno dall’interno sia capace e pronto, assumono qualcuno dall’esterno. Quando accade però, ognuno poi deve restare al proprio posto e rispettare i ruoli.

…aspetto che sia il nuovo head coach Frank Vogel che il GM – ed unico responsabile delle decisioni di basketballRob Pelinka dovranno tenere a mente durante lo svolgimento delle proprie attività.

NBA & Lakers on the couch, minors & post on the court. 1987, Showtime!

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