Corsi e ricorsi storici. Frank Vogel, nuovo coach dei Los Angeles Lakers, inizia una lunga intervista con Chris Mannix di Sports Illustrated dall’Estate 2006.

Nonostante avesse portato i Philadelphia 76ers ai Playoff, l’head coach Jim O’Brien fu licenziato insieme a tutto il suo staff, compreso un giovanissimo Vogel.

Il nativo del New Jersey iniziò una collaborazione proprio con i lacustri, prima di ricevere una chiamata da Rick Pitino, mentore di Vogel ed O’Brien prima a Kentucky e poi in NBA, quando volle entrambi come assistenti durante gli anni con i Boston Celtics.

«L’assistente capo di Rick, Kevin Willard, aveva accettato un’offerta dell’Università del Delaware. Rick mi ha chiamato perché voleva che lo rimpiazzassi, ed ero pronto. Delaware poi ha ritirato la proposta, Kevin è tornato a Louisville. Ed io non ci sono più andato.»

O’Brien divenne l’allenatore degli Indiana Pacers con Vogel nuovamente nel suo staff. Dopo tre stagioni senza centrare la offseason, Jim fu licenziato e Frank divenne coach ad interim. Salvo poi restare per sei stagioni, le migliori della sua carriera culminate con le due Eastern Conference Finals contro i Miami Heat dei Tres Amigos.

Dopo un difficile biennio con gli Orlando Magic ed un anno di stop, Vogel torna in pista per allenare i rinnovati gialloviola targati LeBron James ed Anthony Davis. In una città che è diventata l’ombelico del mondo NBA dopo l’approdo agli L.A. Clippers di Kawhi Leonard e Paul George.

Los Angeles Lakers GM Rob Pelinka and coach Frank Vogel, at training facility in El Segundo
Los Angeles Lakers GM Rob Pelinka and coach Frank Vogel, at training facility in El Segundo (Scott Varley, Daily Breeze/SCNG)

Una stagione tutta da godere.

«I Lakers sono sempre stati all’avanguardia, così come LeBron, ovunque sia stato. La migliore esperienza che ho avuto con lui è quella delle Eastern Conference. Oggi come e più di allora, ogni sua dichiarazione esplode su Twitter e SportsCenter. Sarà la stessa cosa con i Lakers. Non è qualcosa di cui non abbia mai fatto parte, è insito in questo lavoro. Lo so e lo capisco. Non penso che ci sia nulla di negativo in questo.»

«Adoro il fatto che parleranno del nostro team così come che considerino tra le favorite, dopo aver allenato un numero di ‘piccoli motori’ che avrebbero potuto, capisci? Sono team che stavano facendo meglio delle aspettative. Quindi mi piace essere considerato tra i favoriti.»

Ad Orlando invece, tutto andò per il peggio. 54 vittorie in due anni, tanti infortuni e dopo la rimozione di Hennigan l’inevitabile licenziamento. Vogel era libero, senza sapere cosa sarebbe successo dopo.

«Non stavo uscendo da un’esperienza di successo come quella di Indiana. Ho avuto la sensazione che l’interesse della Lega non era più così forte. Non so se posso dire che stavo dubitando di me stesso, ma è una cosa che ci si aspetta. In fin dei conti siamo umani e quando non stai avendo successo come coach ti piace avere la sensazione di poter prendere qualunque gruppo e farlo lavorare duramente, insieme, condividendo il basket, lavorando sulla difesa e vincere. Capisci cosa intendo? Ma le cose non vanno sempre così, non puoi sempre per avere successo.»

«Ma alcuni dei migliori coach nel mondo hanno avuto situazioni in cui le stelle non si sono allineate e le cose non si sono sistemate. Devi semplicemente mantenere la giusta prospettiva e la certezza che le tue esperienze e il tuo successo possono aiutarti con la tua prossima opportunità. Questo è quello che ho provato circa questa situazione con i Lakers. Sento che ogni opportunità è stata una lezione di esperienza per me e mi ha aiutato a crescere e diventare un coach migliore qui ad L.A.»

Vogel poi spiega quali saranno i suoi principi di gioco, anche se al momento dell’intervista – inizio Luglio – non era ancora chiara quale sarebbe stata la composizione definitiva del roster.

«Il modo in cui giocheremo è una parte importante di questo. Non sono in disaccordo con molte delle cose che Luke Walton ha fatto, in termini di pace elevato, attaccare il canestro e procurarsi tanti liberi. Hanno lavorato molto sulla fase difensiva. Tuttavia, per me si doveva mettere LeBron James nella posizione di giocare liberando il campo, nel modo in cui Giannis Antetokounmpo ha fatto con Brook Lopez insiemi a tiratori. Oppure come ha fatto Leonard a Toronto, con Marc Gasol e Serge Ibaka in posizione centrale.»

Frank Vogel and LeBron James
Frank Vogel and LeBron James (Chris Trotman, Getty Images)

Il rapporto che il coach riuscirà a costruire con il nativo dell’Ohio sarà fondamentale per il successo dellla stagione. Soprattutto in virtù dei precedenti con i precedenti allenatori: l’allontanamento di Mike Brown durante il primo stint con i Cleveland Cavaliers, la presunta richiesta di licenziare Erik Spoelstra dopo pochi mesi in Florida ed il pessimo rapporto avuto con David Blatt dopo il suo homecoming.

Vogel non rivela molto sul colloquio avuto con LBJ, ma è sicuro del suo sostegno.

«Ho sentito il supporto di LeBron dall’inizio. Mi ha sempre dimostrato grande rispetto fin dalle nostre sfide ai tempi di Indiana, quando l’ho anche allenato all’All-Star Game. Mi ha sempre dimostrato tanto rispetto, quindi mi aspettavo che ci sarebbe stato supporto e così è stato, immediatamente. Credo che possiamo lavorare insieme per costruire qualcosa di speciale.»

Nelle settimane successive la sua assunzione, lo staff lacustre ha preso forma: Jason Kidd e Lionel Hollins come assistenti, Phil Handy uno dei top development coach della Lega, fino agli ultimi innesti Quinton Crawford come video coordinator e Mike Penberthy come shooting coach.

Sul rapporto con l’ex coach di Nets e Bucks – voluto fin dai subito dalla franchigia dei Buss – sono state fatte tante illazioni. In primis quella di un rapido subentro nel caso di un avvio difficile.

«Mi sono sentito molto a mio agio con Jason. Quello che posso dire è che ogni assistente nella Lega desidera essere coach. Jason non fa eccezione. È stato portato alla mia attenzione, poiché lo volevano come assistente. Abbiamo avuto una bella chiacchierata e una gran colloquio, si trova in una posizione fantastica.»

«Ho sempre avuto un assistete campo con esperienza in campo e da allenatore. Da Brian Shaw a Nate McMillan, fino Corliss Williamson ad Orlando. Sono sempre stati il giusto complemento per me, questo tipo di persone. Con una forte esperienza in termini di preparazione. Jason può essere il migliore. Un Hall of Famer, un concorrente fiero che possa portare il mio messaggio ai giocatori, quindi ho visto un grande potenziale in Jason, potendolo avere nel mio staff. E quando gli ho parlato, mi è stato chiaro che fossimo allineati in quello che potremmo realizzare insieme.»

Rob Pelinka, Anthony Davis and Frank Vogel
Rob Pelinka, Anthony Davis and Frank Vogel (Lakers.com)

Se quello con il roster ed il suo staff è tutto da costruire, il coach è convinto di aver costruito un ottimo rapporto con l’organizzazione.

«Davvero. Fin’ora ho creato un bel rapporto con la owner Jeanie Buss, il GM Rob Pelinka, Kurt Rambis e l’intero front office. Penso che siamo riusciti a decollare. Ovviamente questo è un mercato deciso dalle performance, specialmente in termini di coaching, ma credo che abbiano trovato la persona giusta. Sento che sono felice della loro scelta e di quanto siamo allineati e collaborativi per costruire la squadra. Non potrebbe essere più forte. Prevedo che sarà così, nella stagione.»

Dopo il clamoroso addio di Magic Johnson e tutto le illazioni seguite, nonostante il mancato arrivo della terza stella, i Los Angeles Lakers sembrano aver finalmente intrapreso la strada che li ha sempre caratterizzati: vincere.

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