Intervenendo nel programma radio That’s What She Said with Sarah Spain su ESPN, Anthony Davis ha parlato dell’obiettivo della sua carriera, della sua crescita ed, infine, delle sue paure.

Nonostante abbia già partecipato a sei All-Star Game, vinto un titolo NCAA ed una medaglia d’oro alle Olimpiadi, il lungo dei Los Angeles Lakers è consapevole che alla sua carriera manchi qualcosa.
«Nella mia carriera manca ancora qualcosa. Ma non posso parlare di un fallimento che non ho ancora avuto.»
L’anello.
«Ovviamente, alla fine della mia carriera non avessi vinto un anello, lo sarebbe. Uno dei miei più grandi fallimenti. Ma in questo momento, ho ancora molto da fare in questo mondo dentro e fuori dal campo.»
«Quindi non mi sento come se avessi fallito in qualcosa. Penso che proverò a vincerlo, finché non riuscirò.»
Obiettivo in linea con quello del General Manager Rob Pelinka.
«Per noi, qualunque cosa inferiore alla vittoria del titolo, non sarà un successo.»
— Cuore GialloViola (@cuoregv) July 13, 2019
«Quello che abbiamo imparato la scorsa stagione, lo abbiamo usato per costruire il roster della prossima.»
Rob Pelinka, General Manager dei Los Angeles Lakers.#LakeShow #CGV???? pic.twitter.com/0RXOpfpVtH
La Spain ha intervistato The Brow durante la sua recente partecipazione al Nike Rise Camp alla Kenwood Academy di Chicago. Davis è sicuro di quale sia il miglior consiglio per gli oltre duemila ragazzi presenti.
«So che è un cliché, ma il mio consiglio è quelli di curare la propria istruzione ed andare a scuola. Questa è stata la cosa più grande che i miei genitori mi hanno insegnato. Non avrei potuto nemmeno giocare nel cortile, se non avessi avuto buoni voti. Questa è la cosa più grande, l’istruzione. Se il tuo sogno è giocare a basket o qualunque altra cosa, ti sarà d’aiuto.»
Del resto, l’educazione ha ricoperto un ruolo importante nell’adolescenza del prodotto di Kentucky.
«Lo sport mi ha aiutato a crescere. Chicago ha una grande storia nello sport, specialmente nel basket, quindi per me farne parte e tornare e dare consigli ed esperienza a questi bambini, significa molto.»
Consentendogli di affrontare al meglio l’arduo percorso iniziato con la prima scelta assoluta all’NBA Draft del 2012.
«Ero un po’ immaturo, poi sono stato scelto e sono entrato nella Lega a 18 anni. Poi ho dovuto farlo velocemente. Nel corso degli anni, sono cresciuto molto, ed è per questo che sono in grado di avere successo.»

Come da tradizione del suo programma, la conduttrice ha chiuso con il segmento – The Spanish Inquisition! – dedicato alle domande personali e più difficili. Come la paura.
«Quando vado a letto lascio la TV e la luce del bagno accese. Vorrei non aver paura del buio… Ho visto troppi brutti film da bambino, mi ha incasinato per tutta la vita.»
Non solo paura del buio, ma anche di un noto personaggio creato da Stephen King.
«Non ho paura dei clown, solo di Pennywise, è diverso. Non so che cosa c’è che non va in lui, ma rapisce bambini e cose del genere.»
“I’m not scared of clowns. It’s just Pennywise, he’s different. I don’t know what’s wrong with him but he kidnaps kids and stuff.”@AntDavis23 | ?@SarahSpain
— ShowtimeForum (@ShowtimeForum) July 29, 2019
Listen: https://t.co/yT2jvy4iqM pic.twitter.com/FYV1eN8zSc
Per fortuna, nessuna delle 29 franchigie NBA indossa canotte con pon pon colorati, fiori e palloncini.
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