Vincere. Fin dalla prima intervista rilasciata dopo che i Los Angeles Lakers hanno completato con i New Orleans Pelicans la trade che lo ha portato ad L.A., Anthony Davis ha sempre dichiarato senza mezzi termini qual è l’obiettivo per la prima stagione in California.
E stando alle ultime dichiarazioni, tale desiderio si è rafforzato nella mente del prodotto di Kentucky. Nel corso dell’apparazione al launch event del nuovo videogame della 2K Sports NBA 2K20 – di cui condivide la cover con Dwayne Wade – l’ex Wildcats ha ribadito il traguardo che intende raggiungere.
«Vogliamo vincere il titolo, questo è il nostro obiettivo principale. Vogliamo allenarci con questo obiettivo, lavorare insieme e vincere l’anello.»

Nel corso di un Q&A su Twitter con la community di NBA 2K20, prima conferma che il resto della squadra lacustre condivide lo stesso proposito, poi si spinge oltre dicendo che la sua è qualcosa di più di una semplice previsione.
«Sì, mi immagino con l’anello quest’anno. Dovremo lavorare parecchio, avremo tanti alti e bassi, affronteremo diversi ostacoli lungo il percorso. Ma penso che se resteremo uniti ed avremo la giusta mentalità, saremo in grado di farlo.»
Ed il nativo di Chicago si è messo subito all’opera, cercando di aggiungere al proprio arsenale offensivo un’arma che potrebbe renderlo inarrestabile o quasi.
«Durante l’estate ho lavorato sul tiro da tre. Voglio essere in grado di allargare il campo il più possibile. Il gioco ormai sta andando in quella direzione. Voglio tirare con almeno il 30% dall’arco perché sono certo che aiuterebbe tanto i Lakers a, spero, vincere l’anello.»

In seguito, The Brow ha rilasciato una lunga intervista a Chris Haynes di Yahoo Sports, durante la quale si è detto pronto a diventare il focal point dell’attacco gialloviola, confermando le intenzioni dall’head coach Frank Vogel oltre a svelare i retroscena dell’investitura.
Davis ha rivelato che il primo a desiderare che assumesse questo ruolo è stato LeBron James, che ne ha parlato sia con Vogel che con il GM Rob Pelinka.
«Sono sempre stato un giocatore chiave per tutta la mia carriera, sopratutto a New Orleans. Ma prima di tutto, avere una persona del valore di LeBron, che va a dire al management, alla proprietà ed ai coach che vuole che io sia il focal point è un onore.»
«So quali sono le conseguenze di un ruolo del genere, è un carico pesante. Voglio essere in grado di farcela, penso di averne le capacità. E ovviamente con il supporto del team, sarà più facile. Abbiamo una grande squadra.»
Il quattro volte MVP è determinato a riscattare la prima, fallimentare, stagione nelle Città degli Angeli. Di conseguenza, in virtù dello sconvolgimento subito dal roster lacustre, ha organizzato con i compagni un mini raduno nei giorni precedenti l’inizio del training camp vero e proprio.
AD conferma di essere sulla stessa lunghezza d’onda, dimostrando di avere le idee chiare su quale sia l’obiettivo personale: non un candidato MVP, ma diventare il difensore dell’anno.
«Voglio vincere il premio di difensore dell’anno. Se ci riuscirò, credo di poter aiutare la squadra a vincere. L’attacco arriverà, ma difensivamente voglio che io ed i miei compagni, LeBron incluso, diventiamo responsabili ed accettare la sfida di dare il meglio possibile in difesa. Facendo, avremo buone possibilità di vincere ogni sera.»

«Voglio l’inserimento mio e di LeBron nel primo quintetto difensivo. Per me, voglio aggiudicarmi il Defensive Player of the Year dell’anno. Se riuscissimo a tenere gli avversari sotto i cento punti – probabilmente irrealistico, ma dovrebbe essere uno degli obiettivi – penso che avremo la possibilità di vincere il titolo.»
Rendere solida ed efficace la difesa dei Lakers, sarebbe una tappa fondamentale nella trasformazione da Lottery Team a Contender, soprattutto in considerazione di quanto sia equilibrata la Western Conference.
«Se non abbiamo problemi fisici, non avremo limiti. Abbiamo una squadra per vincere l’anello. Abbiamo il coaching staff adatto per vincere. Ma dovremo avere la giusta mentalità, a partire dal training camp, passando poi per la preseason e tutta la regular season.»
«Dobbiamo essere certi di avere la stesso approccio indipendentemente da chi gioca. Deve dipendere da noi. Non dagli avversari, non da fattori esterni allo spogliatoio. Se ci concentriamo su di noi e su cosa abbiamo bisogno per vincere, andrà bene.»
L’ex Pelicans è poi tornato sull’argomento di cui, dal punto di vista tattico, si è discusso maggiormente nelle scorse settimane: il suo ruolo. I gialloviola, avendo perso a causa degli ennesimi problemi fisici la scommessa DeMarcus Cousins, potrebbero trovarsi a schierare Davis sotto canestro per più tempo di quanto previsto.
Anche perché la soluzione adottata per tamponare la falla – il clamoroso ritorno di Dwhight Howard – al momento è circondata da tanti interrogativi. Ed Anthony non ha mai negato il desiderio di non voler giocare a tempo pieno sotto canestro.
«È vero, l’ho detto. Ma la stagione è lunga, occorre essere intelligenti. Il mio fisico risentirebbe se lottassi sotto canestro tutte le sere. Quindi penso che avere JaVale McGee, DeMarcus – prima che si facesse male – e adesso Dwight sia utile per togliermi un po’ di pressione e permettermi di giocare tutte le 82 partite ed essere ancora fresco ai playoff. Ovviamente, se dovesse essercene bisogno sono disposto a farlo: sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di vincere.»

Ma nonostante i tanti nodi da sciogliere, per la prima volta nella sua carriera NBA si trova nella posizione di competere per un traguardo importante. E lo potrà fare per una delle franchigie più importanti della Lega.
«Sono pronto. In fin dei conti si tratta di basket e Dio mi ha dato l’abilità di giocare ad alto livello. Ovviamente è molto diverso. Il mercato, i media, l’atmosfera… Tutto è differente. Quando calchi il parquet, come faccio da ventitré anni, si tratta di basket. Sono emozionato dalla sfida e dall’opportunità, non vedo l’ora di iniziare.»
Davis, dunque, condivide la stessa linea di pensiero di Vogel, James e degli altri nuovi innesti lacustri. Aumenta quindi l’hype per l’inizio della stagione, per valutare in che misura alle parole seguiranno i fatti.
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