La stagione NBA va divisa in quattro quarti, da venti partite ciascuno.

Pat Riley

Il rendimento dei Los Angeles Lakers nel primo quarto della stagione 2019/20 è stato indubbiamente al disopra delle più rosee aspettative. Pur pronosticata dagli analisti come contender, la scarsa profondità di un roster injury prone lasciava presagire per la squadra angelena mesi di fatica ed adattamento in regular season.

Il compito affidato a coach Vogel non era certo tra i più semplici, dovendo gestire superstar del calibro di James e Davis ed un roster, così come l’intero staff, profondamente rinnovato. Dall’ex coach di Pacers ci si aspettava una difesa efficace ed un attacco retto dalle due star, ed è quanto – a grandi linee – si è visto sul campo.

Bilancio delle prime venti gare:

  • Record: 17-3
  • Home: 9-2
  • Road: 8-1
  • Last Ten Games: 9-1
  • Vs. Conference: 12-2

Difesa

I gialloviola hanno fatto della difesa il primo attacco, usando un sistema quasi considerato antiquato ma in grado di dare ancora risultati: il drop coverage. Ovviamente il sistema approntato da Frank Vogel ricorda quello imbastito ad inizio decennio con gli Indiana Pacers con i alcuni correttivi, dovuti soprattutto alla presenza di Anthony Davis.

Il talento ex Pelicans ha permesso al coaching staff lacustre di schierare un lungo versatile in grado di cambiare su più tipologie di giocatore, non andare in difficoltà praticamente con nessuno. Nelle ultime partite di questa fase di stagione il rendimento della difesa è inevitabilmente calato, anche a causa dell’infortunio di Avery Bradley.

Tale circostanza ha permesso ai californiani di gestire i possessi in cui difendere veramente – come accaduto nelle ultime quattro/cinque partite – con il risultato di una difesa a malapena sufficiente per buona parte della gara e che nei momenti chiave della partita prova a cambiare intensità per vincere la sfida.

Attacco

Com’era ipotizzabile fin dalla nomina di Vogel, se la difesa era quasi una certezza, l’attacco sarebbe stato tutto da costruire. Nelle prime uscite i Lakers sono sembrati molto meccanici nel loro flusso offensivo, spesso costretti ad affidarsi ad un’invenzione di LeBron James, miglior assist-man della Lega con 10,9 passaggi smarcanti a partita.

L’idea di Vogel in un primo momento sembrava essere quella che il gioco dovesse passare dal post per poi far nascere qualcos’altro. Nelle prime partite si sono visti tantissimi isolamenti con pochissimi movimenti dal lato debole, rendendo statico e prevedibile l’attacco.

Nelle ultime dieci partite invece, complice anche il rientro di Rajon Rondo, la squadra ha speso meno energie in difesa per spostare il focus sulla fase offensiva, che è sembrata progredire. Pian piano Vogel ha cercato di inserire nell’attacco nuove opzioni, tra le quali il pick-and-pop con Davis come bloccante. Idea rivelatasi subito vincente contro i Thunder e i Grizzlies, costretti a fronteggiare questa situazione nuova rispetto alle uscite precedenti.

Ci sono state anche partite dove la difesa avversaria ha concesso qualche decimo di secondo in più per ragionare, permettendo ai gialloviola di guadagnare un vantaggio, ciò è stato ben visibile contro la zona di Miami dove gli uomini di Spoelstra spesso non metteva abbastanza pressione a Davis, in grado così di creare per se e per i compagni. 

Rotazioni

Per la prima parte delle sfide in esame, il quintetto di partenza schierato dall’ex coach dei Magic è stato sempre – ad eccezione delle gare contro Bulls e Warriors – quello composto da Bradley, Danny Green, LBJ, AD e JaVale McGee. I risultati ottenuti non sono stati quelli sperati, poiché i lacustri spesso hanno dovute inseguire e piazzare parziali decisivi tra terzo ed ultimo quarto.

Le rotazioni sono state via via modificate con gli aggiustamenti richiesti dal rientro nei ranghi di Kyle Kuzma e Rondo, oltre al successivo stop di Bradley a causa di una frattura alla fibula. Il ritorno in campo di Kuz non è stato di certo dei migliori, il nativo del Michigan nelle primissime uscite ha faticato ha trovare ritmo in attacco e costanza in difesa, il lavoro della scorsa estate con Chris Matthews aka Lethal Shooter sembrava addirittura averlo peggiorato.

Tuttavia, dopo quasi tre mesi di inattività per ritrovare il ritmo NBA era prevedibile qualche match di assestamento, tanto è vero che contro Suns e Warriors sembrava essere tornato il vero Kyle. Purtroppo gli indizi che facevano sperare in un suo recupero si sono rese vane quando nel recente road trip si è preso pochissime responsabilità offensive, diventando quasi un peso per l’attacco.

Per Rondo il discorso è complesso. Non è facile gestirlo nella fase difensiva dove mostra sempre tutti i suoi limiti, mentre in quella offensiva risulta ai limiti dell’anarchico, monopolizzando la gestione della palla ed eccedendo nell’over-dribbling.

Tirando le somme, i Lakers in questo quarto di stagione sono sembrati una squadra con una idea di gioco, cosa che non si vedeva da anni ad L.A., forse la miglior notizia che potesse arrivare da coaching staff e roster. Ogni giocatore sembra aver sposato il suo ruolo e si impegna al meglio per un fine superiore rispetto a quello personale, inoltre la squadra di Vogel ha fatto uno step mentale non indifferente nelle partite punto a punto, dove spesso ne è uscita vittoriosa.

Statistiche

Al momento, i Lakers hanno un Offensive Rating di 110.9 (#6) e un Defensive di 103.3 (#5), per un Net Rating di 7.6 (#4). Inoltre, rispetto alla scorsa stagione sono sensibilmente migliorati dalla lunetta, passando dal 69% al 74.7%. Un dato sicuramente da migliorare è quello dei rimbalzi, dove al momento sono diciassettesimi nella Lega, anche se per percentuale di rimbalzi catturati salgono al nono posto.

Pagelle

NB: i voti* sono stati calcolati sulla base delle pagelle post partite pubblicate in collaborazione con LakeShow Italia. Al nome dell’atleta è abbinato il collegamento alla relativa analisi della sezione Roster Grades.

* 1 = Insufficiente, 2 = Mediocre, 3 = Sufficiente, 4 = Buono, 5 = Ottimo.

LeBron James: 4.0

Un uomo solo al comando, o quasi. LeBron si è preso tante volte l’attacco sulle spalle, soprattutto nelle partite punto a punto. L’intesa con Davis deve ancora migliorare ma la volontà sembra esserci. Quello che stupisce più di ogni cosa è l’abnegazione difensiva che ha messo nella prima parte di stagione, un James così concentrato in difesa non si vedeva da anni.

Anthony Davis: 4.0

Difesa perfetta. Ad oggi è il candidato numero uno al DPOY. L’attacco è ancora work in progress, probabilmente non sta attaccando il ferro come dovrebbe e questo lo costringe a lavorare molto col fisico. Nelle ultime partite grazie al pick-and-pop ha potuto tirare di più e meglio dalla lunga distanza.

Dwight Howard: 3.8

La sorpresa di questo inizio stagione. Arrivato tra i dubbi e lo scetticismo di tutti, si è messo a disposizione dei compagni, ha cominciato a fare tagliafuori a rimbalzo, portare blocchi granitici e non dare per scontato nemmeno un pallone. Da ribadire, la sorpresa più piacevole di questa NBA: ha scommesso su se stesso e ha vinto per adesso.

Avery Bradley: 3.5

«È stato bello finché è durato.» cit. Battute a parte, Avery si è guadagnato fino all’infortunio tanti elogi ed apprezzamenti. Partito sempre in quintetto è lo stabilizzatore ideale al fianco di James.

Kentavious Caldwell-Pope: 3.0

L’inizio stagione di KCP si può dividere in due parti: pre e post infortunio di Bradley. A inizio stagione metteva intensità, prendeva i tiri giusti e provava a difendere nel modo corretto, ma nulla è andato per il verso giusto, riuscendo a sbagliare anche easy layup. Dopo l’infortunio di Bradley e la seguente promozione in quintetto, per lui si è aperta una nuova stagione e soprattutto quello che prima non entrava, adesso tocca a malapena la retina. Cosa fa la fiducia.

Alex Caruso: 3.0

Mr. Intangibles. Giocatore di rotazione fondamentale nella squadra di LeBron e Davis. Alex porta intensità, difesa e ball-handling. Non gli si possono chiedere numeri importanti, ma se continua su questa strada a Aprile potrebbe giocare molti finali di partita.

Danny Green: 2.9

Danny sta giocando a fasi alterne, ma quando c’è bisogno risponde – quasi – sempre presente (chi ha detto Dallas?) La difesa è una piacevole costante, mentre in attacco è troppo ondivago, con le triple che spesso non entrano. Fin’ora la squadra è riuscita a superare le sue serate-no, fondamentale che nel prosieguo di stagione diventi più costante.

Kyle Kuzma: 2.5

Alterno, ma non come Green, è capace di accendersi per un solo quarto e guardare i restanti. Nonostante dei piccoli miglioramenti, la difesa resta un miraggio, mentre in attacco dopo un inizio difficile al tiro da 3 le sue percentuali si sono assestate al 44%. Quello che manca è proprio la continuità, che gli permetterebbe di fare il salto di qualità tanto atteso. Al momento però, la sua stagione è al di sotto della sufficienza.

Troy Daniels: 2.3

Specialista del tiro da tre, per questo Pelinka lo ha scelto e questo sta portando. Oltre a diversi DNP, quando ha visto il campo spesso le triple sono arrivate.

JaVale McGee: 2.2

Anche per l’ex Warriors la prima parte di stagione può essere divisa in due parti da dieci gare: all’inizio pessimo sia in attacco che in difesa, in seguito è tornano utile, quantomeno in attacco.

Rajon Rondo: 2.1

Il solito e vecchio Rondo, non cambierà mai. Dal suo rientro l’Offensive Rating è migliorato, così come è peggiorato notevolmente il Defensive Rating. Coincidenze? Alle prossime partite l’ardua – e scontata? – sentenza.

Quinn Cook: 2.0

Prestazioni alterne per l’ex Warriors, difficile giudicarlo ad oggi. In difesa molte volte eccede concedendo qualche fallo inutile. In attacco ha mostrato solo qualche sprazzo di talento, ma l’incostanza di utilizzo e lo scarso minutaggio non lo hanno aiutato.

Jared Dudley: NG

Pochissime partite giocate per poterlo valutare.

Per saperne di più:

  • 2019/20 Lakers Roster Grades, la sezione che racchiude tutti gli approfondimenti sui membri del roster dei Lakers.
  • Game Recap, la sezione che racchiude tutti i recap – scritti, audio, key takeaways, gli MVP – delle gare disputate.

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