Benvenuti alla seconda puntata di High Five, la rubrica di LakeShow Italia dove analizziamo 5 situazioni di gioco dei Los Angeles Lakers attraverso diverse clip video* e l’ausilio delle statistiche avanzate.
* Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA e sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright © NBA.com
LeBron James: il signore della transizione
LeBron James guida la lega con 10.8 assist per game, un numero che rappresenta di gran lunga anche il suo career high. Mai, infatti, nei suoi precedenti 16 anni nella NBA aveva distribuito più di 9 assist a partita.
Questi dati sono dovuti probabilmente all’assenza nel roster dei Lakers di un altro creatore di gioco, una strutturazione che costringe il nativo di Akron a gestire quasi tutti i possessi offensivi di L.A. La presenza poi di tre grandi lob catcher come Davis, McGee e Howard rende praticamente istantanea la connessione tra James e i lunghi gialloviola che, non a caso, hanno già chiuso ben 148 alley oop.
Ma dietro questi numeri c’è anche un altro elemento essenziale: la capacità di James di pescare i compagni in transizione.
A differenza dell’anno scorso quando i Lakers erano una delle squadre che correva di più in tutta la Lega, quest’anno Frank Vogel ha optato per uno stile di gioco meno frenetico e veloce. Questo però non ha impedito ai gialloviola di operare comunque in transizione e di farlo in maniera estremamente efficiente.
I Lakers sono, infatti, secondi per numero di fast break points (18.7) e terzi per efficienza in situazioni di transizione (1.17 punti per possesso).
La chiave di volta, anche in questo caso, è rappresentata da LeBron James. Nel corso della sua carriera l’ex giocatore di Cavs e Heat ha sempre dimostrato di avere un talento clamoroso per i passaggi a tutto campo, tant’è che molti lo hanno paragonato ai grandi quarterback della NFL.
Quest’anno, però, ha deciso di rendere il cosiddetto full court pass una soluzione sistematica per creare punti facili. Il giocatore che ne sta beneficiando di più è, neanche a dirlo, Anthony Davis.
La scelta di avere quasi sempre due lunghi in campo porta Davis a dover contestare i tiri dei quattro avversari sul perimetro o a contenere le azioni delle guardie dopo i cambi. Le braccia lunghe, l’agilità e la disciplina difensiva di AD lo rendono però un difensore estremamente versatile e in grado di disimpegnarsi alla grande anche fuori dall’area. Nelle due clip sopra si vede come The Brow riesca ad “oscurare” i tiri di McCollum e Olynyk provocando un loro errore.
È qui, però, che l’azione difensiva si trasforma in azione offensiva. Dopo aver contestato la conclusione degli avversari, Davis corre subito dall’altra parte del campo sapendo che LeBron lo cercherà immediatamente. Il fatto che AD difenda spesso e volentieri dei giocatori perimetrali fa sì che, in transizione, l’avversario più vicino sia una guardia. Si creano così dei mismatch enormi a favore dei Lakers. Non è un caso che Davis sia nel 93° percentile in situazioni di transizione dove produce 1.42 punti per possesso (EFG% 73.1%).
Il coefficiente di difficoltà di questi passaggi è ovviamente elevatissimo. Solo la visione e la tecnica di James possono consentire ai Lakers di eseguire queste giocate senza cadere in palle perse sanguinose e anzi rendendo la compagine allenata da Vogel una delle squadre più letali della lega quando può attaccare subito dopo un canestro subito o un rimbalzo catturato.
Too big too strong
Si è parlato molto della riluttanza di Davis a giocare tanti minuti come centro, specie in regular season. Questa situazione ha portato Vogel ad andare in controtendenza rispetto al resto della NBA e a schierare AD, per larghi tratti delle partite, insieme a McGee o Howard. Nonostante i tanti dubbi sull’affidabilità di questi due giocatori e sulla sostenibilità nella NBA moderna di un quintetto così “pesante”, i risultati sono stati fin qui decisamente positivi.
La coppia McGee/Davis ha un Net Rating di 9.5 e rappresenta un forte deterrente per chi vuole cercare punti facili al ferro. Nel corso della sua carriera JaVale McGee ha sempre cercato in maniera frequente e goffa la stoppata, una caratteristica che lo ha reso un protagonista fisso della celebre rubrica Shaqtin’a Fool. Quest’anno però sembra essere più disciplinato e meno incline alla giocata spettacolare. Lo dimostrano anche i numeri della sua difesa del ferro: il 50% concesso negli ultimi due metri di campo è infatti una percentuale simile, per intenderci, a quella del DPOY uscente Rudy Gobert.
La presenza in campo di un altro lungo che protegge sempre l’area consente, inoltre, a Davis di essere a tutti gli effetti il playmaker difensivo della squadra: è lui che guida i movimenti della difesa e che sceglie, in base allo sviluppo dell’azione, quando aiutare e quando invece sporcare le linee di passaggio.
Ma la vera sorpresa di questa stagione dei Lakers è senza dubbio Dwight Howard. Anche se non ha più l’esplosività degli anni d’oro, l’ex giocatore dei Magic è ancora un buonissimo rim protector e soprattutto una macchina di rimbalzi offensivi e putbacks.
Howard è infatti nella top-5 della Nba per percentuale di rimbalzi offensivi catturati (13.1%) e di canestri con fallo subito dopo aver raccolto un rimbalzo in attacco (9.3%). Grazie a DH i Lakers riescono sovente a dominare i propri avversari dal punto di vista fisico, sopperendo in questo modo alle brutte serate al tiro e ad un attacco che fatica a creare punti facili quando non c’è LeBron in campo.
Il 74% al ferro rappresenta al meglio la rinascita di Howard in questa stagione. Il suo dominio fisico è una delle chiavi del quintetto “pesante” di questi Lakers, una strutturazione che ha funzionato benissimo in questa prima metà di regular season. È difficile credere che la scelta di giocare con il doppio lungo possa essere sostenibile anche ai playoff. Per adesso, però, i Lakers si godono il rendimento del proprio frontcourt, consapevoli di poter utilizzare questa arma tattica in post season in base agli accoppiamenti proposti dal tabellone.

KCP Clutch Three
Dopo la passata stagione estremamente negativa in pochi avrebbero scommesso su Kentavious Caldwell-Pope. E invece l’ex giocatore dei Pistons ha dimostrato di essere uno dei role player più affidabili di questi Lakers. C’è un fondamentale nello specifico che ha reso KCP una risorsa essenziale per la squadra gialloviola: il tiro da 3.
Al momento Caldwell-Pope è senza dubbio il miglior tiratore dei Lakers dall’alto del suo 41.5% da tre e di un eccellente 45% dagli angoli. Avere un giocatore preciso da dietro l’arco è fondamentale per dare a LeBron James ed Anthony Davis lo spazio per attaccare il ferro, soprattutto nei minuti finali delle partite punto a punto.
E non è un caso che KCP sia il giocatore dei Lakers, al di fuori di LeBron e AD, ad avere giocato più minuti nel cosiddetto crunch time. La squadra di Vogel deve circondare James con tiratori affidabili sugli scarichi, rendendo così ancora più letale l’arma tattica potenzialmente migliore dei losangelini: il pick-and-roll tra James e Davis
KCP ha risposto presente realizzando una serie di canestri pesanti nei secondi conclusivi di partite in bilico (50% da tre in the clutch).
Il tiro preso e segnato dall’angolo dopo il raddoppio su LeBron sarà una situazione che vedremo decine di volte ai playoff, soprattutto nei finali di gara, quando gli avversari dei Lakers scommetteranno sulle percentuali dei role player gialloviola. Se KCP e il resto del supporting cast riusciranno a mettere con continuità questo tipo di conclusioni in post-season allora le chance di vittoria finale dei Lakers aumenteranno sensibilmente.
AD: quello che non abbiamo ancora visto
Ancora oggi, quando vedo giocare Anthony Davis, ci sono almeno due/tre azioni a partita che mi lasciano pensare ad un giocatore dal potenzialmente inespresso nonostante sia di fatto un top-5 player nella lega o giù di lì.
Raramente quest’anno abbiamo visto AD guidare il pick-and-roll come portatore di palla (FREQ 2.7%). Eppure molti erano convinti, ad inizio stagione, che Vogel avrebbe sfruttato maggiormente le capacità di Davis di attaccare dal palleggio per sgravare un po’ LeBron dai compiti di creazione.
Del resto, come sappiamo, l’ex giocatore di NOLA nasce come guardia e le sue skills da point guard sono evidenti soprattutto quando deve mettere palla a terra ed attaccare avversari che sono più lenti di lui.
Una delle poche partite in cui Davis ha mostrato tutto o quasi il suo arsenale offensivo è stata quella contro i Milwaukee Bucks, quando AD giocò l’intero secondo tempo provando a trascinare i Lakers verso una rimonta insperata dopo un primo tempo negativo.
In quel match Davis segnò 36 punti andando in lunetta ben 17 volte e soprattutto dimostrando di possedere alcune soluzioni offensive mai viste prima di allora in questa stagione.
Quando Davis decide di “aggredire” la partita sfruttando la sua enorme lunghezza delle braccia e soprattutto un’agilità impareggiabile per gli altri lunghi, allora i Lakers riescono ad assumere un’altra dimensione nella metà campo offensiva.
Fin qui, però, non è stato in grado di mostrare con continuità la sua capacità di imporsi sulle partite e sugli avversari, soprattutto quando LeBron James non è in campo. Con AD in campo e James in panchina, infatti, i Lakers hanno un Net Rating di -6.2, segno evidente di come Davis faccia ancora fatica a prendere in mano la squadra, specie in attacco.
L’ex giocatore dei Pelicans ha evidenziato una selezione di tiro sospetta. Troppo spesso, infatti, si accontenta del jumper dal mid-range senza muovere la difesa e con ancora tanti secondi sul cronometro. Una soluzione, quest’ultima, inefficiente nella nba moderna e che diventa addirittura sanguinosa per l’attacco dei Lakers se Davis tira solo con il 36% dalla media distanza come ha fatto in questa prima metà di stagione.
Uno dei problemi più grandi di Davis è poi la lettura delle situazioni offensive e dei raddoppi degli avversari. Nella clip sopra non solo sbaglia in maniera evidente la misura del passaggio, ma l’errore sta anche nella scelta di scaricare il pallone con pochi secondi rimasti sul cronometro.
Dopo i Sixers i Lakers sono la squadra che gioca il maggior numero di possessi in post up e Davis è, da questo punto di vista, la principale fonte di gioco dei gialloviola (il 23% dei possessi offensivi di AD arriva da situazioni di post up). Diverse squadre hanno deciso di raddoppiare AD quando riceve la palla in post e non sempre lui ha saputo leggere i raddoppi valutando al meglio i movimenti di compagni e avversari.
Probabilmente Davis ha bisogno di un lavoro intensivo in sala video con Vogel e gli altri membri del coaching staff, ma anche con James e Rondo, due giocatori che conoscono benissimo il gioco e le sue dinamiche. Ai playoff le possibilità di avanzare della squadra gialloviola passeranno anche dalla crescita della propria stella sia in termini di aggressività che di lettura dell’attacco.
Il problema dei rimbalzi difensivi
Uno degli elementi ricorrenti nelle sconfitte patite dai Lakers in questa prima metà di stagione è stata l’incapacità di fare un normale tagliafuori e catturare il rimbalzo difensivo.
Questa problematica è particolarmente evidente nei minuti senza Howard e quando la squadra gialloviola adotta il quintetto con Davis da 5 e Kuzma da 4, una strutturazione che con ogni probabilità vedremo spesso ai playoff. Quando Kuzma è in campo, infatti, la percentuale di rimbalzi difensivi catturati sprofonda dal 73.5% (top-10 nella nba) al 71.6%, un dato che collocherebbe la squadra allenata da Vogel nelle ultime cinque posizioni della Lega.
Il prodotto di Utah non è mai stato un grande rimbalzista e spesso e volentieri lo vediamo scappare in transizione alla ricerca di punti facili prima ancora che la squadra sia riuscita a raccogliere il rimbalzo.
Ma il problema dei rimbalzi difensivi non riguarda solo Kuzma. A differenza della passata stagione, quando i Lakers potevano contare su guardie molto abili in questo fondamentale (su tutti Lonzo Ball e Josh Hart), quest’anno la squadra gialloviola è abbastanza sottodimensionata nel reparto guardie. Tante, troppe volte abbiamo visto KCP, Green e Caruso venire sovrastati a rimbalzo, specie in momenti chiave delle partite.
È possibile che ai playoff, quando aumenterà l’intensità generale, i Lakers riusciranno a porre rimedio a questo aspetto negativo. Probabilmente vedremo Davis e James più impegnati nei taglia fuori e nella lotta fisica a rimbalzo per sopperire alle carenze strutturali delle point guard losangeline.
Rimane comunque una situazione da monitorare soprattutto se, come è possibile, i Lakers giocheranno tanti minuti con il loro quintetto small.
Per saperne di più:
- High Five: il pick-and-roll tra James e Davis, la sfrontatezza di Caruso
- 2019/20 Lakers Roster Grades, la sezione che racchiude tutti gli approfondimenti sui membri del roster dei Lakers.
- Game Recap, la sezione che racchiude tutti i recap – scritti, audio, key takeaways, gli MVP – delle gare disputate.
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Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.