The CaruShow, The Bald Eagle, The Bald Mamba, The Goat (copyright by LeBron) sono alcuni dei nickname con cui è conosciuto Alex Caruso, l’eroe di culto dell’annata 2019-20 dei Los Angeles Lakers.
Il prodotto di Texas A&M in tre stagioni e mezzo è passato da undraftated a idolo dello STAPLES Center. Il suo essere sempre stato un giocatore sottovalutato, l’aspetto fisico non propriamente da giocatore NBA e soprattutto uno stile di gioco che unisce coraggio, insospettabile atletismo e intelligenza hanno fatto innamorare i tifosi losangelini.
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Il ruolo nel roster
Caruso rappresenta una delle poche note positive del finale di stagione 2018-19 dei Lakers. Dopo aver firmato in estate il primo contratto NBA della carriera, biennale da 5.5 milioni complessivi, tra i tifosi gialloviola è stata subito grande l’attesa per capire se e quale ruolo potesse avere il ragazzo texano all’interno del rinnovato roster allenato da Frank Vogel.
La preseason di Alex è difficile, complici basse percentuali al tiro. Ma grazie al suo gioco intenso riesce comunque a imporsi tra i 10 giocatori che coach Vogel schiera stabilmente in rotazione durante tutta la stagione.
Il suo ruolo è principalmente quello di riserva di Avery Bradley, ovvero occuparsi del piccolo più pericoloso nella metà campo difensiva e agire come guardia off the ball in attacco. I compiti di ball handling, quindi, sono limitati rispetto al passato da point guard al college e agli esordi NBA con coach Luke Walton.
I numeri
In 18.8 minuti sul campo produce 5.2 punti con il 42% al tiro, il 36.2% da 3, il 78.5% ai tiri liberi. Gli assist sono 1.7 contro 0.8 palle perse. A questo si aggiungono 1.9 rimbalzi, 1 palla rubate e 0.3 stoppate.
I numeri tradizionali non sono di grande impatto, ma la scelta di Frank Vogel di dare spazio e fiducia al nativo di College Station è vincente come dimostrano le statistiche avanzate.
Il Net Rating di Caruso (10.3) è tra i gialloviola secondo solo a quello di LeBron James (10.9) e decisamente migliore rispetto a quello di squadra (7.2).
I numeri in attacco (Offensive Rating 111.0) sono lievemente inferiori al totale del team (113.4), ma ciò che rende il texano speciale per Vogel è l’apporto in termini di Defensive rating (100.8), il migliore tra i giocatori regolarmente impiegati dal coach e di gran lunga superiore rispetto al 106.3 di squadra.
La difesa
Le buone doti atletiche e i 195 centimetri permettono a Vogel di impiegare Caruso in difesa contro tutte le guardie avversarie e spesso contro la più pericolosa tra quelle presenti sul parquet.
Diversi numeri mostrano l’impatto del numero 4 sulla difesa gialloviola, in particolar modo quelli relativi alle hustle plays. Su 36 minuti è il leader dei Lakers nelle deflections con 4.2 e nei palloni recuperati con 2.1 a partita. E per entrambe le categorie è top 10 NBA.
Caruso è sempre piegato sulle gambe in posizione difensiva corretta ed è in grado di leggere con anticipo il gioco, due peculiarità che gli consentono di eccellere nelle cosiddette “giocate sporche”. A questo aggiunge mani rapide e istinto naturale per deviare i palloni avversari.
Il texano mostra inoltre coraggio e volontà di sacrificare il proprio corpo. Questi aspetti, uniti alla capacità di ruotare in modo preciso, sono ancora più evidenti se analizziamo il numero di palloni vaganti recuperati (1.3 su 36 minuti, dietro solo a Anthony Davis) e gli sfondamenti subiti (0.3 su 36 minuti, migliore del roster).
Rispetto ad Avery Bradley o a giocatori considerati élite nel ruolo come Marcus Smart o Patrick Beverley gli manca un minimo di velocità laterale negli scivolamenti e un po’ di forza fisica, quindi tende a subire avversari super esplosivi come Russell Westbrook.
L’apporto in marcatura è comunque di alto livello come dimostra la fiducia di Vogel. A inizio stagione, ad esempio, si mette in mostra nelle partite contro Phoenix Suns e New Orleans Pelicans, limitando al meglio due scorer di primissimo livello come Devin Booker e Jrue Holiday. A livello statistico contesta 7.8 tiri per 36 minuti, seconda miglior prestazione di squadra tra gli esterni dopo Danny Green.
È molto bravo a restare sempre di fronte all’avversario, a lottare sui blocchi e a portare il proprio uomo in situazioni di minor efficacia. E soprattutto indirizza le guardie avversarie dove vuole la difesa lacustre, ovvero verso gli aiuti e i tentacoli di rim protector del calibro di Davis, Howard e McGee.
L’attacco
Nonostante i trascorsi come point guard al college e in G-League, Caruso viene generalmente impiegato in attacco come off guard. Giocare in una contender è uno sport diverso rispetto alle ultime partite di una squadra da lotteria e i mesi di Ottobre e Novembre di questa stagione lo dimostrano.
Caruso fatica quando deve creare gioco e perde diversi palloni. Sotto pressione non sempre rende fluida la circolazione del pallone e quando attacca il canestro subisce la velocità e la fisicità delle difese NBA. A questo si aggiunge la difficoltà nel tiro da 3 punti, solo il 27% nel periodo.
Un dato significativo lo si ricava dal tracking che prende in considerazione le entrate verso canestro nei primi due mesi. La percentuale al tiro è del 37%, ma soprattutto le palle perse corrispondono al 15.7%, un numero che lo colloca tra le 5 peggiori guardie NBA.
Fortunatamente il texano riesce a migliorare con il passare delle partite. Innanzitutto cresce la sua fiducia al tiro: da Dicembre in avanti, infatti, la percentuale da 3 punti è pari al 42.1%, portando il totale per la stagione a 36.2%. Anche i palloni persi sono in diminuzione. Da 1.9 per 36 minuti in Ottobre e Novembre a 1.5 nei mesi successivi.
L’IQ cestistico del prodotto di Texas A&M è comunque di altissimo livello e gli permette di contribuire in modo significativo nella metà campo offensiva e soprattutto di risultare efficace nei quintetti con James (NetRtg del duo 22.5, il migliore del roster tra le coppie con almeno 200 minuti giocati).
LeBron, con la sua immensa abilità di passatore, premia spesso i tagli a canestro del numero 4 che grazie al suo notevole atletismo è in grado di attaccare il ferro sulle rotazioni difensive causate dalla presenza del prescelto.
Testimone della sua abilità nel concludere al ferro è anche la percentuale al tiro nella restricted area, pari al 65.8% e migliore tra gli esterni lacustri.
Un altro aspetto, infine, in cui il texano è particolarmente prezioso è l’abilità da bloccante grazie alla sua ottima capacità di posizionare il corpo e leggere il gioco. Gli screen assist sono 0.8 per 36 minuti, secondo migliore tra gli esterni dopo Green.
La sua efficacia come bloccante permette inoltre a James nei finali di partita di usare il numero 4 per cercare un match up favorevole per attaccare la difesa avversaria.
La crescita e il futuro
Uno dei punti deboli del roster dei Los Angeles Lakers è il ruolo di playmaker secondario, sia nei momenti in cui LeBron riposa in panchina, sia insieme al 23 per aiutarlo contro difese di alto livello. Rajon Rondo ha doti di ball handling e passaggio adeguate, ma sono evidenti i suoi problemi in difesa, al tiro e nel rendere fluida la circolazione del pallone.
È lecito domandarsi se Alex Caruso possa rappresentare un upgrade nel ruolo rispetto al numero 9, soprattutto considerando il contributo che fornisce nella propria metà campo.
In seguito alla partita di Natale, coach Vogel ha assegnato al numero 4 alcuni compiti da ball handler principale in un quintetto “difensivo” senza Rondo e James, di solito nel secondo quarto. Le risposte fornite da queste lineup sono incoraggianti, soprattutto dal punto di vista del Plus/Minus; spicca in particolare l’ultima partita pre All-Star Game giocata a Denver, in cui Caruso è protagonista e i Lakers, guidati da lui, piazzano un parziale di 13-2.
Per essere considerato pronto per un ruolo più ampio sono però necessari dei miglioramenti. Un dato importante per valutare un ball handler è la produzione nelle situazioni di pick-and-roll. Attualmente il prodotto di Texas A&M genera 0.66 punti per possesso con il 31.4% al tiro e il 18.6% di palloni persi, dati che lo collocano nel 22mo percentile NBA.
Lo spazio che Caruso saprà conquistarsi nei prossimi Playoff e in un’ottica più ampia negli anni futuri ai Los Angeles Lakers dipende dalla crescita nei fondamentali che caratterizzano un buon giocatore di pick-and-roll.
Aumentare le percentuali al tiro in pull up (attualmente 18.5% da tre e 33.3% da tre), evitare palloni persi nel traffico e migliorare le letture nei passaggi sono gli aspetti che possono permettere al nativo di College Station di salire di livello.
Un Alex Caruso in grado di arrivare a gestire l’attacco nei minuti di riposo di LeBron James e capace di fornire aiuto al Prescelto come ball handler secondario nei finali di gara contro le difese da playoff, può rappresentare un importante salto di qualità per i Los Angeles Lakers nella corsa al titolo NBA.
Per saperne di più:
- Alex Caruso, tutti gli articoli dedicati a The Bald Mamba.
- High Five: il pick-and-roll tra James e Davis, la sfrontatezza di Caruso
- 2019/20 Lakers Roster Grades, la sezione che racchiude tutti gli approfondimenti sui membri del roster dei Lakers.
- Game Recap, la sezione che racchiude tutti i recap – scritti, audio, key takeaways, gli MVP – delle gare disputate.
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Torinese, consumatore seriale di eventi sportivi. Grazie a Magic Johnson nasce la passione per la pallacanestro, i Lakers e la costa Ovest degli Stati Uniti. Esperienza NBA trentennale dal divano di casa. Phil Jackson è la guida spirituale di riferimento.