Una decina di giorni prima del tragico incidente sulle colline di Calabasas in cui hanno perso la vita Kobe Bryant, sua figlia Gianna ed altre sette persone, Mark Medina – ex beat-writer dei Los Angeles Lakers – aveva incontrato per USA Today il Black Mamba.
Col senno di poi, quella lunga intervista rilasciata il 17 Gennaio, è di fatto diventata l’ultima intervista ufficiale rilasciata da Kobe prima della sua morte. Tanti i temi trattati, dal ritiro alle attività extra parquet, passando per la sua accademia ed il rapporto con la figlia.
Kobe, l’ex giocatore
Il figlio di Jellybean dopo aver conquistato cinque titoli NBA, un MVP, due MVP delle Finals e quattro MVP dell’All-Star Game in vent’anni in gialloviola, si era buttato a capofitto sulle attività lontane dal basket: con la trasposizione cinematografica della sua lettera Dear Basketball, si è aggiudicato l’Oscar 2018 come migliore cortometraggio d’animazione. Wow!
Sono traguardi importanti. Non me li aspettavo. Da ragazzino sogni di vincere il titolo e cose di questo genere. Essere in questo campo? Non ci avevo mai pensato, così come vincere un Oscar.
E quali erano le sue aspettative? Bryant ha ricordato quello che compagni di squadra, avversari e dirigenti gli hanno detto durante il Farewell Tour del 2015/16.
«Non so cosa farai quando ti ritirerai, ma attraverserai una sorta di depressione. Avrai una crisi d’identità.»
Queste erano le cose che mi hanno detto perché erano sinceramente preoccupati.
Kobe ha affrontato alla sua maniera il tanto tempo libero a disposizione.
Oltre alla partnership con Glen Keane e John Williams che lo ha portato a vincere l’Oscar, ha fondato i Granity Studios con le quali ha prodotto per ESPN il programma Detail (disponibile su ESPN+) e il podcast The Punies, dedicato ai ragazzi e alle famiglie.
Inoltre, dopo aver pubblicato il suo The Mamba Mentality: How I Play ha ispirato e supervisionato diversi libri fantasy per ragazzi: The Wizenard Series: Training Camp con Wesley King, Legacy and the Queen con Annie Matthew e Epoca: The Tree of Ecrof con Ivy Claire.
Opere che Bryant tiene in bella mostra nel suo studio insieme ad altre pubblicazioni del genere e al premio Oscar.
Kobe, lo storyteller
I primi passi da narratore, come lo stesso Kobe ha raccontato, sono avvenuti ai tempi della Lower Merion High School di Philadelphia, quando per un compito assegnatogli dalla sua insegnante dell’epoca, Jeanne Mastriano, fu costretto ad inventarsi una storia su due piedi.
Per farlo, trasse ispirazione dai continui rimproveri di sua madre sul cumulo di indumenti sporchi che nascondeva sotto il letto.
Tutti quegli indumenti accatastati sotto il letto hanno formato uno di quei mostri che rapiscono e spaventano i bambini, facendoli disperare. In classe sono iniziate ad arrivare lettere dei genitori che dicevano:
«Non so che storia abbiano sentito i miei figli, ma la loro stanza non è mai stata così pulita.»
E io pensavo «Questo si che è forte.»
La Mastriano elogiò il racconto di Bryant, suscitando l’interesse per la narrazione.
Era buona e quando insegnava scrittura e narrazione lo faceva con passione. Credeva fermamente che raccontare storie potesse cambiare il mondo. E mi ha aperto gli occhi su questa passione che non sapevo esistesse.
A partire dalle ultime travagliate stagioni in gialloviola, aveva iniziato a divorare i libri di Harry Potter, i film della Disney e la saga di Star Wars, cercando di recuperare quanto perduto nell’infanzia e nell’adolescenza. E le idee hanno cominciato a frullare nella testa di Kobe.
Ho un’idea per un intero universo centrato sugli sport, sulla fantasia e sulla magia. È come se le Olimpiadi e Harry Potter avessero un bambino.
Nel corso della sua ultima stagione da giocatore, Kobe aveva già tracciato le basi dell’universo narrativo di Wizenard, emanazione di sé stesso, raccogliendo idee e illustrazioni nella sua Granity-Bible che poi ha condiviso con gli autori chiamati a mettere nero su bianco le sue idee.
Avevo un’idea: sapevo come avrei voluto i protagonisti, come sarebbe iniziata e quando la serie sarebbe terminata.
Certo, avevo tante idee. Ma sapevo che loro avrebbero potuto trasporla mille volte meglio.
Quindi si è trattato di sedersi, condividere queste idee e cercare di farle uscire fuori.
Kobe aveva poi illustrato quali erano i piani futuri per i suoi prodotti: a fine Marzo l’uscita di The Wizenard Series: Season One, tre stagioni per 52 episodi complessivi di Detail, ad Agosto la terza stagione di The Punies e la sua trasposizione in una serie animata.
Ivy (Claire) e Wesley (King) hanno già accettato di scrivere i prossimi capitoli delle serie ‘Epoca’ e ‘Wizenard’. Inoltre voglio coinvolgere altri scrittori per ampliare l’universo narrativo.
Poi la nostra sfida sarà prendere i libri e farli diventare film, lungometraggi e serie. Alcune di queste saranno animate, alcune in live action. Quindi stiamo cercando ci capire come farlo, e averne la proprietà intellettuale è assolutamente essenziale.
È divertente cercare di capire il percorso da fare, ma anche estremamente frustrante. Le cose non vanno velocemente come vorresti. Ma va bene così.
Kobe, il coach
Oltre alla società che si occupa della pubblicazione dei libri – che da lavoro a 12 persone a tempo pieno – The Black Mamba ha fondato le due strutture della Mamba Sports Academy, all’interno della quale allenava la squadra di basket della sua GiGi, The Mambas ovviamente.
Presso la sede di Thousand Oaks, Bryant ha tenuto dei workout con diversi atleti NBA, tra cui Kawhi Leonard, Paul George, Kyrie Irving, Jamal Murray, De’Aaron Fox, Tobias Harris, Isaiah Thomas e Kentavious Caldwell-Pope. Ad inizio anno, lo stesso lavoro Kobe lo ha svolto con alcune cestiste della WNBA.
Dal punto di vista mentale, si tratta di imparare ad approcciare con lo spazio dove ti esibisci ad alti livelli praticamente ogni giorno. Da un punto di vista tattico invece, è importante gestire il comportamento difensivo e la disposizione in campo.
Quando inizi, capita che fanno passi e cose di questo tipo. Ma non lo fai notare. Se inizi a criticarli troppo, questo va a intaccare la loro autostima. Devi farlo piano piano. È stato bellissimo vederli crescere.
Potendo lavorare con i giovani dell’Academy, ha cambiato idea sull’essere allenatore, dato che Bryant aveva sempre dichiarato di non avere la necessaria pazienza per fare l’allenatore.
Fare l’allenatore a livello giovanile è molto importante e deve essere preso seriamente perché in quel momento stai aiutando lo sviluppo emotivo dei ragazzi.
Quindi bisogna essere comprensivi, non criticare troppo e capire che ci saranno sempre degli errori.
Pertanto, dedicava la maggior parte degli allenamenti all’insegnamento dei fondamentali: ball-handling, difesa e lettura dei comportamenti degli avversari. Per poi rimanere a guardare nel corso delle partite vere e proprie. Approccio simile a quello tenuto con i professionisti ospitati nelle sue strutture.
Non lo faccio per i fan, ma per quell’uno percento delle persone che effettivamente capiscono di cosa diavolo stiamo parlando. La cosa divertente è che facendo così, sembra che riusciamo a connetterci veramente con chiunque altro.
Ma non era assolutamente questa la mission.
Kobe, #GirlDad
A causa di tutti questi impegni e della volontà di trascorrere più tempo possibile in compagnia della sua famiglia, Kobe raramente ha dedicato del tempo alla visione di partite NBA. Le cose sono cambiate quando Gianna ha iniziato a vedere l’NBA League Pass quasi tutti i giorni.
I due sono andati insieme allo STAPLES Center in due occasioni, per vedere non solo LeBron James e Anthony Davis ma sopratutto gli idoli di GiGi Trae Young e Luka Doncic.
Ha apprezzato molto la velocità del gioco e l’aggressività messa in campo, ma soprattutto le è piaciuto molto guardarlo. Una cosa per lei è vederlo in TV, un’altra cosa è stare seduta a bordo campo ad osservare quanto velocemente gli atleti devono leggere quello che succede in campo.
Voglio dire che questo è stato l’aspetto che lo ha colpito di più.
«È questa la velocità del gioco?»
Bryant sapeva che il suo approccio all’allenamento doveva trascendere dai soli temi tecnici e tattici.
C’è un aspetto che è più importante del gioco stesso, ovvero il riuscire a comprendere che la fiducia in se stesse di queste giovani donne aumenta enormemente con la pratica di uno sport. Devi avere consapevolezza di questa cosa.
Kobe, The Family Man
Dall’entusiasmo con cui parlava dei suoi progetti, era evidente come la transizione dalla vita da giocatore a quella fuori dal campo era stata meno traumatica di quando gli era stato prospettato. Anzi.
È stato fantastico, davvero. Sai, ho avuto la possibilità di passare tanto tempo con la mia famiglia e di avere il controllo quasi assoluto della mia agenda, quindi ho la possibilità di vederli molto.
Tempo da dedicare alla famiglia e al suo universo creativo.
Tanto tempo da trascorrere con la famiglia, mentre dal punto di vista lavorativo la sfida più grande sarà quella di trovare degli scrittori che vorranno entrare a far parte del mondo che stiamo costruendo.
Devo cercare di delineare meglio quello che ho in mente, affinché possano capire cosa stiamo cercando di realizzare.
Un tragico destino però ci ha privato della possibilità di vedere come e quanto tutti i progetti di Kobe Bryant sarebbero proseguiti e se la piccola GiGi avrebbe coronato il sogno di giocare a UConn prima e in WNBA poi.
Rimarrà per sempre nella memoria di tutti la magnetica Legacy di uno degli sportivi più grande di tutti i tempi, uomo determinato, marito e padre amorevole che ha affrontato tutte le sfide della sua vita facendo leva sulla sua Mamba Mentality.
Che ha ispirato, ispira e ispirerà per sempre.
Devi fare quello che ami. Io adoro raccontare storie. Amo ispirare i ragazzi o fornirgli tutti gli strumenti che potranno essergli d’aiuto.
Kobe Bryant
Mamba Moments
La crew di LakeShow Italia ha deciso di ripercorrere la carriera della leggenda dei Los Angeles Lakers attraverso ventiquattro Mamba Moments, per un countdown tra i momenti più significativi di una carriera come pochissime nella storia del basket.
Remembering Kobe Bryant
Ascolta Il mio miglior Nemico, l’episodio commemorativo di Lakers Speaker’s Corner dove la crew di LakeShow Italia ha deciso di celebrare il Black Mamba chiedendo ai tifosi italiani delle squadre NBA di raccontarci il loro Kobe attraverso ricordi, storie ed emozioni legate alle loro franchigie e al basket americano in generale.
Leggi Dear Kobe… We’ll miss you., l’intimo ricordo della redazione di LakeShow Italia al completo.
Ascolta Dear Kobe…, l’episodio di Lakers Speaker’s Corner registrato il giorno dopo la la tragedia che ha sconvolto il mondo gialloviola, L.A. e tutta la NBA.
Guarda Dear Kobe… Thank You, il video tributo di LakeShow Italia.
NBA & Lakers on the couch, minors & post on the court. 1987, Showtime!