In copertina: Kobe Bryant sinks a three point shot in the last seconds of a double overtime game against the Los Angeles Lakers Portland Trail Blazers on April 14, 2004 at the Rose Garden Arena in Portland, Oregon. (Sam Forencich, NBAE Getty Images)

Raccontare le gesta sul parquet di Kobe Bryant – deceduto nel tragico incidente sulle colline di Calabasas con la figlia Gianna ed altre sette persone – non è semplice. Impossibile scegliere le giocate più belle, più importanti o più decisive. Con indosso la canotta gialloviola numero 8 prima e 24 poi, The Black Mamba ha conquistato cinque titoli NBA, due premi di MVP delle NBA Finals, uno della regular season, due medaglie d’oro olimpiche, 18 convocazioni all’All-Star Game (con quattro MVP della partita) e collezionato una serie di giocate, record e prestazioni che rimarranno per sempre nelle memorie degli appassionati

La crew di LakeShow Italia ha deciso di ripercorrere la carriera della leggenda dei Los Angeles Lakers attraverso ventiquattro Mamba Moments, per un countdown tra i momenti più significativi di una carriera come pochissime nella storia del basket.

14 Aprile 2004: Rose Garden, Portland

Stagione 2003/04. Nell’ultima gara della regular season i Los Angeles Lakers affrontano al Rose Garden i Portland Trail Blazers.

Una delle prestazioni iconiche della carriera di Kobe Bryant, che in una delle arene più calde della NBA non si è accontentò di essere decisivo in una sola occasione ma scese in campo nella versione potenziata rispetto a quella vista dodici mesi prima in Arizona.

Le prove generali

Sazi del three-peat, la stagione 2002/03 dei gialloviola non regalò tante soddisfazioni ai propri sostenitori, ad eccezione di un paio di streak[1] di Kobe che ad Aprile provò ad affilare in vista dei playoff: in due giorni prima siglò il canestro della vittoria a Memphis contro Shane Battier, poi tra le mura amiche concesse il bis contro Phoenix.

Nel comparare queste due gare mi piace pensare che i tiri segnati contro i Suns erano in qualche modo “facili”, in quanto avvenuti con almeno quattordici secondi sul cronometro. Nello specifico, il numero 8 segnò il jumper del pareggio a 14.2″ dalla fine dei tempi regolamentari e quello della vittoria con 28.6″ sul cronometro nell’overtime.

[1] (Spoiler Alert) di queste prestazioni, ne parleremo in altri Mamba Moments.

The Kobe Stopper

Nonostante da qualche giorno siano aritmeticamente fuori dai playoff – complici le cinque eliminazioni subite nei sette anni precedenti – a Portland la partita è sentita e fare uno sgarbo ai Lakers, che si giocano il titolo della Pacific Division e il secondo seed nella Western Conference, renderebbe meno amara la stagione.

Inoltre, i gialloviola erano stati battuti a campi invertiti appena otto giorni prima, con un Bryant pessimo (8 punti con 5/23 dal campo). D’altronde nei Trail Blazers giocava – secondo Shawn Kemp – il Kobe Stopper aka Ruben Patterson, insomma benzina sul fuoco.

La partita è una di quelle classiche viste nell’edizione lacustre in “rebuilding”, le prestazioni di Malone e Payton non erano all’altezza delle aspettative e i rumors sul rapporto tra Kobe e Shaq erano un evidente disturbo per Phil e tutti i componenti dei Lakers.

Una gara sofferta

Nel primo quarto i Lakers sembrano cinque elementi separati, Gary Payton in qualche occasione aumenta il PACE andando contro quello che era il modo di attaccare di quei Lakers legati alla TPO ed alla presenza in post di O’Neal. In questo contesto Bryant sembra un pesce fuor d’acqua e ad una prestazione difensiva scadente su Anderson aggiunge un brutto 2/6 dal campo, frutto per lo più di soluzioni in isolamento.

Nella seconda frazione la musica non cambia, male i Lakers e male il numero 8 che risulta anche meno aggressivo del solito, per lui 6 punti figli di due madornali errori della difesa avversaria e di un layup. Nonostante la cattiva prestazione, i Lakers rimangono in scia ed il primo tempo si chiude 60-55 per i Trail Blazers.

Nel terzo periodo i lacustri perdono Karl Malone e Devean George per il resto della gara, di conseguenza sono chiamati a giocare molti più minuti del solito Stanislav Medvedenko e Luke Walton. In questa situazione e con The Glove poco presente offensivamente, Portland decide di raddoppiare costantemente Kobe, in particolare nei minuti in cui Shaq riposa. Il piano sembra funzionare e a quattro minuti dalla fine i Trail Blazers sono sul +10.

In questo momento cambia qualcosa, Bryant comincia ad attaccare la difesa avversaria e negli ultimi quattro minuti segna 8 punti con 3/4 dal campo oltre a difendere con una intensità raddoppiata. Il Mamba Moment è vicino anche se i Lakers chiudono il quarto sotto di sette.

Il risveglio di Kobe

L’inizio dell’ultimo quarto è di quelli che hanno scritto il nome di Kobe a caratteri cubitali nella storia della NBA: due jumper dai sei metri nei primi due minuti e 6 dei primi otto punti dei Lakers che si portano sul -3. I padroni di casa non mollano un centimetro e provano a rispondere con un attacco equilibrato e un Derek Anderson on fire.

I Lakers mettono per la prima volta la testa avanti con un parziale di 15-9 chiuso da una tripla di Bryant a tre minuti dalla fine. Ancora Anderson con due jumper consecutivi riporta avanti i suoi, +3 a poco più di un minuto dal termine.

I 52″ successivi sono terribili per il prodotto della Lower Merion High School: 0/2 ai liberi e un tiro da tre sbagliato a 14″ dalla fine. Quell’errore avrebbe affossato chiunque, Kobe invece è già pronto per il prossimo possesso, legge lo scatto di Patterson mentre Randolph prende il rimbalzo del suo mattone e corre lungo il campo facendo fallo su Ruben per mandarlo in lunetta. 55% in stagione, pensate Kobe non lo sapesse? Lo 0/2 del numero 21 regala ai Lakers un’altra chance.

L’incredibile pareggio

Payton alla rimessa, Shaq blocca per Derek Fisher e Medvedenko per Bryant. Patterson insegue, Randolph fa body check e allontana Kobe dalla linea dei tre punti, la ricezione è pulita ma a circa nove metri dal canestro.

Patterson contrasta l’avversario. Solito primo palleggio con la mano sinistra, cambio di mano dietro schiena, finta di spin move, 5″ alla fine. Bryant fronteggia e si riporta la palla sulla mano sinistra, Ruben muove i piedi alla grande, pump fake, Patterson non salta. 3.9″ sul cronometro, palleggio fermo e Patterson incollato. Sembra finita.

Con la spalla sinistra Bryant spinge leggermente l’avversario cercando di vedere il ferro e lascia partire una preghiera che gli Dei del basket ascoltano, i Lakers pareggiano lasciando ai Trail Blazers un secondo sul cronometro in cui non riusciranno a tirare, overtime.

Il doppio overtime

Il primo tempo supplementare è una battaglia tra Zach Randolph e Shaquille O’Neal, 6 punti a testa e Kobe che prende un solo tiro a 0.2″ dalla fine, sbagliandolo. Sembra quasi che il Mamba si stia riposando.

Nel secondo overtime Portland cerca in ogni modo di buttare fuori Shaq, che inizia il supplementare con 5 falli a carico, e la missione riuscirà a 3:07 dalla fine con i Lakes avanti di due punti.

Bryant sa che il peso dell’attacco ora è su di lui e segna da tre punti per portare L.A. avanti 100 a 97. Damon Stoudamire risponde con una tripla per la squadra di casa. Nel possesso successivo i Trail Blazers triplicano Kobe, il Mamba legge in anticipo e trova Brian Cook al ferro per la bimane, 102-100 a 1:12 dalla fine.

Mighty Mouse è in trance agonistica, e segna ancora un long-two dai sei metri per il pareggio a 31.7″ dal termine. I Lakers attaccano male e Bryant sbaglia un jumper appena dentro l’area dei tre punti, a seguire poi una difesa dei Lakers da incubo lascia allo scatenato Stoudamire l’autostrada per un il layup che significa +2 Portland a 2.2″ dalla sirena e un fallo da spendere. Timeout per coach Phil Jackson.

The Black Mamba strikes again

Tutto il mondo sa chi dovrà prendere quel tiro e tutto il Rose Garden sa che non esiste metodo per distrarre il numero 8 gialloviola, rimessa da sinistra. Il primo tentativo è goffo, i Lakers quasi la perdono i Trail Blazers usano alla grande il fallo che hanno a disposizione lasciando ai lacustri un solo secondo per cercare la vittoria.

Payton con la palla, Kobe difeso da Darius Miles con la testa sotto al ferro. Kareem Rush corre a bloccare per Bryant, Patterson rallenta per cercare di leggere da che lato l’avversario proverà ad uscire.

Miles lascia andare Bryant convinto che Patterson possa seguirlo sui blocchi, ma lo stopper sbaglia completamente la lettura lasciando Theo Ratliff come uomo piu vicino a Kobe. Theo è uno stoppatore temibile (3.6 stoppate a partita in stagione) e deve tenere un solo secondo, Kobe dovrà fare catch and shoot.

Arresto con i piedi già puntati al ferro, a 0.7″ la palla è già fuori dalle mani di Bryant, Ratliff tocca la mano di Kobe ma non servirà commentare se fosse fallo o meno. Il Mamba si ripete e colpisce ancora, vincendo una partita fondamentale per quella stagione dei Lakers.

La fine di una dinastia

L’entusiasmante successo sembrava il preludio di una run ai playoff degno del talento a disposizione dei Lakers. Dopo i successi contro Houston Rockets (4-1 con 30+13 di Malone nella decisiva Gara 1), San Antonio Spurs (4-2, per Bryant 42+6+5 in Gara 4) e Minnesota Timberwolves (4-2) i gialloviola affrontarono nelle NBA Finals i Detroit Pistons nella serie che di fatto chiuse la dinastia dei tre anelli[2].

Ad evitare l’onta dello sweep, non poteva che essere Kobe Bryant: 33 punti, 4 rimbalzi, 7 assist e una tripla a bersaglio. Questa.

Los Angeles Lakers vs Detroit Pistons, Game 2 of the 2004 NBA Finals (© NBA Media Ventures, LLC.)

[2] Si veda il Mamba Moments #21: back-to-back Scoring Champ

La ricostruzione di quel momento, con tante foto dell’epoca e la voce del nostro Nello.


Mamba Moments


Remembering Kobe Bryant

Leggi L’ultimo Kobe: la famiglia, l’Oscar, i libri, l’Academy, l’ultima intervista prima della tragica scomparsa.

Ascolta Il mio miglior Nemico, l’episodio commemorativo di Lakers Speaker’s Corner dove la crew di LakeShow Italia ha deciso di celebrare il Black Mamba chiedendo ai tifosi italiani delle squadre NBA di raccontarci il loro Kobe attraverso ricordi, storie ed emozioni legate alle loro franchigie e al basket americano in generale.

Leggi Dear Kobe… We’ll miss you., l’intimo ricordo della redazione di LakeShow Italia al completo.

Ascolta Dear Kobe…, l’episodio di Lakers Speaker’s Corner registrato il giorno dopo la la tragedia che ha sconvolto il mondo gialloviola, L.A. e tutta la NBA.

Guarda Dear Kobe… Thank You, il video tributo di LakeShow Italia.

Ingegnere, partenopeo disperso tra le Alpi svizzere, world traveler. Ho cominciato con Clyde Drexler per finire ai Lakers. Everything in its right place, no?

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