In copertina: Kobe Bryant, Los Angeles Lakers vs Phoenix Suns at the STAPLES Center on April 30, 2006 (Photo by John W. McDonough, Sports Illustrated via Getty Images)

Raccontare le gesta sul parquet di Kobe Bryant – deceduto nel tragico incidente sulle colline di Calabasas con la figlia Gianna ed altre sette persone – non è semplice. Impossibile scegliere le giocate più belle, più importanti o più decisive. Con indosso la canotta gialloviola numero 8 prima e 24 poi, The Black Mamba ha conquistato cinque titoli NBA, due premi di MVP delle NBA Finals, uno della regular season, due medaglie d’oro olimpiche, 18 convocazioni all’All-Star Game (con quattro MVP della partita) e collezionato una serie di giocate, record e prestazioni che rimarranno per sempre nelle memorie degli appassionati

La crew di LakeShow Italia ha deciso di ripercorrere la carriera della leggenda dei Los Angeles Lakers attraverso ventiquattro Mamba Moments, per un countdown tra i momenti più significativi di una carriera come pochissime nella storia del basket.

Nove secondi di gloria

La leggenda di Kobe Bryant è alimentata da successi esaltanti, sconfitte brucianti e tanti, tantissimi canestri vincenti. Ma quella sera lì, quel 30 Aprile 2006, il Black Mamba ha toccato uno dei punti più alti della sua carriera.

Sono bastati 9 secondi per consegnare due immagini iconiche alla sua storia personale, ma anche quella dei Los Angeles Lakers e di tutta la NBA. Sono bastati 9 secondi per sentirsi onnipotente, almeno per una notte. Sono bastati 9 secondi per realizzare due buzzer beater nella stessa partita e battere i Phoenix Suns del due volte MVP Steve Nash.

Los Angeles Lakers vs Phoenix Suns (© NBA Media Ventures, LLC.)

Los Angeles Lakers vs Phoenix Suns (via BasketballOldSchool YouTube Channel)

Le due squadre

Il 30 Aprile 2006 si gioca Gara 4 della serie tra Lakers e Suns, partita valida per il primo turno di playoff della Western Conference. La squadra gialloviola, testa di serie numero sette del tabellone, era riuscita fin lì a sorprendere una Phoenix priva dell’infortunato Amar’e Stoudemire (out dopo pochi match di regular season), ma comunque seconda forza ad Ovest e miglior attacco della NBA.

26 Aprile 2006, Gara 2: Lamar Odom recupera un pallone e Kobe Bryant. Sotto il ferro dei Suns c’è il solo Steve Nash. Una delle schiacciate più famose del Black Mamba (Lakers.com © NBA Media Ventures, LLC.)

Quell’edizione dei Suns aveva deciso di estremizzare ancora di più i concetti di small ball e di seven second or less implementati da coach Mike D’Antoni. La squadra dell’Arizona giocava, infatti, con Boris Diaw come centro nominale ed era prima nella Lega per triple tentate e per pace. Erano di fatto una compagine costruita su misura per Nash e da quest’ultimo guidata in maniera sinfonica e magistrale.

I Lakers invece erano Kobe Bryant, Odom e poco altro. Basti pensare che il terzo e il quarto giocatore della squadra per minuti giocati erano rispettivamente Parker e Brown. Grazie, però, ad una strepitosa annata realizzativa di Bryant, che viaggiò a 35 punti di media a partita[1], i Lakers riuscirono a strappare un biglietto per i playoff e addirittura ad arrivare a gara-4 contro i Suns con il fattore campo dalla propria parte.

[1] Si veda il Mamba Moments #21: back-to-back Scoring Champion

30 Aprile 2006: la partita

Il livello tecnico della partita non è esaltante. Kobe, dopo aver iniziato il match con un 4/4 dal campo, è costretto a lasciare il parquet per problemi di falli, giocando complessivamente solo 9 minuti nel primo tempo.
Privi della propria stella, i Lakers riescono comunque a tenere botta, grazie soprattutto ad una solida difesa del pick-and-roll (i Suns segnano solo 41 punti in 24 minuti) e a un Lamar Odom, chirurgico nel metà campo offensiva.

Nel secondo tempo la squadra di casa prova a mettere in partita Bryant, facendolo attaccare in situazioni di pick-and-roll o dal post medio. La strategia difensiva dei Suns, però, è chiarissima: raddoppiare costantemente Kobe e costringere i lunghi gialloviola, soprattutto Kwame Brown, a fare delle scelte con la palla, in uscita dal raddoppio.

A metà del quarto periodo i Lakers sono sotto di 8, con uno Shawn Marion da 20 punti e 11 rimbalzi che guida la squadra dell’Arizona. Qui si accende ancora una volta Lamarvelous Odom che sfrutta i mismatch in post contro Diaw e serve Devean George e Parker che con due triple riportano i Lakers a contatto.

I Suns provano però ad uccidere la partita con un canestro da 3 di Tim Thomas: +4 Phoenix a 40 secondi dal termine. Il finale sembra scritto, ma decide di intervenire il più inaspettato dei co-protagonisti: Smush Parker. Il prodotto di Southern Idaho, infatti, prima realizza la tripla del -2 e poi, a 6 secondi dalla fine, ruba un pallone incredibile dalle mani di Nash e lancia la transizione più improbabile ed esaltante della storia gialloviola.

L’estasi

Parker scarica la palla a George che serve immediatamente Bryant. Kobe si avvicina a grande velocità verso il pitturato, dove ad aspettarlo c’è Raja Bell che già più volte, in quella partita, aveva costretto il Black Mamba a commettere una serie di falli di sfondamento. Questa volta, però, Bryant lo salta con l’agilità di una gazzella e il controllo del corpo di un saltatore con l’asta. L’angolo di tiro è difficilissimo. Kobe si avvicina pericolosamente verso la linea di fondo, ma riesce comunque a pennellare un floater che impatta la gara sul 90 pari e manda tutti all’overtime.

Los Angeles Lakers vs Phoenix Suns (© NBA Media Ventures, LLC.)

Lo STAPLES Center è un condensato di gioia, passione e adorazione verso la propria stella. Ma il pubblico non sa che uno dei finali più assurdi della storia dei playoff doveva ancora vivere la sua seconda e più rocambolesca parte.

I Suns controllano il ritmo e il punteggio anche dell’overtime. Del resto, tutto questo rientra nell’ordine naturale delle cose: sono la squadra più forte. Una tripla dal palleggio di Nash porta Phoenix avanti di 3 a 15 secondi dalla fine. L’MVP sembra avere rimesso in chiaro le cose, se non fosse che l’altro MVP aveva deciso che quella sarebbe stata la sua serata.

Due punti veloci di Kobe per il -1 Lakers che, in maniera inaspettata, conquistano una palla a due costringendo Nash al secondo turnover sanguinoso della sua serata. Questa volta il co-protagonista è Luke Walton. Il figlio del grande Bill vince la palla a due e consegna la sfera nelle mani del destino che oggi ha un nome e un cognome: Kobe Bryant. Il prodotto della Lower Marion High School raccoglie il pallone sulla linea di metà campo e sembra già sapere quale movimento dovrà fare e, probabilmente, sa già anche quale sarà l’esito.

Uno, due, tre, quattro, cinque palleggi.  Arresto, tiro cadendo indietro e la palla attraversa la retina. Il suono della sirena fatica a dispiegare i suoi decibel, perché quel posto si è trasformato in un profano e assordante luogo di culto. I Lakers hanno vinto, sono 3-1 nella serie contro i Suns.

L’esultanza di Bryant è moderata: mostra il pugno, stringe i denti. Sembra volerci dire che, tutto sommato, non è stato particolarmente difficile. Attorno a lui, invece, si scatena la danza delle Baccanti, tra urla, salti e abbracci. Per una sera Kobe Bryant è stato l’estasi di tutta quella gente. Non sarà l’ultima sera.

Giuseppe Critelli

I Lakers arrivarono ad un passo dall’upset in Gara 6, quando persero dopo un overtime nonostante 50 punti di Bryant. Nella decisiva Gara 7 in Arizona, i padroni di casa vinsero senza troppi problemi. Ma di questo ne abbiamo già parlato… in un altro momento[2].

[2] Si veda il Mamba Moments #21: back-to-back Scoring Champion

La ricostruzione di quel momento con tante foto e video dell’epoca, la voce del nostro Giuseppe e la musica dei The Smashing Pumpkins. Buona visione!


Mamba Moments


Remembering Kobe Bryant

Leggi L’ultimo Kobe: la famiglia, l’Oscar, i libri, l’Academy, l’ultima intervista prima della tragica scomparsa.

Ascolta Il mio miglior Nemico, l’episodio commemorativo di Lakers Speaker’s Corner dove la crew di LakeShow Italia ha deciso di celebrare il Black Mamba chiedendo ai tifosi italiani delle squadre NBA di raccontarci il loro Kobe attraverso ricordi, storie ed emozioni legate alle loro franchigie e al basket americano in generale.

Leggi Dear Kobe… We’ll miss you., l’intimo ricordo della redazione di LakeShow Italia al completo.

Ascolta Dear Kobe…, l’episodio di Lakers Speaker’s Corner registrato il giorno dopo la la tragedia che ha sconvolto il mondo gialloviola, L.A. e tutta la NBA.

Guarda Dear Kobe… Thank You, il video tributo di LakeShow Italia.

Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.

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