Dopo che la National Basketball Players Association ha annunciato di aver approvato il piano per la ripartenza della stagione NBA, la minoranza degli atleti che non condivide la scelta della NBPA ha fatto sentire la sua voce. Lo scorso 12 Giugno il gruppo, capeggiato da Kyrie Irving, nel corso di una conference call ha dibattuto sull’opportunità e le conseguenze del ritorno in campo in virtù di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, con le tante manifestazioni del movimento Black Lives Matter.
Shams Charania di The Athletic ha fornito dettagli importanti, rivelando la presenza al meeting di Durant, Paul, Mitchell, Anthony oltre che dei lacustri Howard e Bradley. Secondo l’insider, Avery Bradley – oltre ad aiutare Irving nell’organizzazione dell’incontro – avrebbe preso la parola per secondo, invitando i colleghi a prendere una posizione in maniera seria.
Play chess, not checkers.
Avery Bradley
Nelle ore seguenti, la CNN ha pubblicato un comunicato ufficiale di Dwight Howard, in cui il centro gialloviola sosteneva posizioni analoghe.
Concordo con Kyrie. Il basket o l’intrattenimento in generale non sono necessari in questo momento, sarebbero solo delle distrazioni.
Amerei vincere il mio primo titolo NBA, ma l’unità della mia gente sarebbe un successo ancora maggiore, ed è troppo bello per poterci rinunciare.
Dwight Howard
Le smentite dalla California, anzi no
L’importante ruolo avuto dalla guardia ex Celtics e lo statement rilasciato dal centro sono stati tradotti dai media come possibile prima incrinatura nel compatto spogliatoio dei Los Angeles Lakers. A buttare acqua sul fuoco sono stati due anonimi atleti gialloviola che, stando al report di Dave McMenamin di ESPN, hanno ridimensionato la vicenda.
Nello spogliatoio non ci sono divisioni.
Un giocatore rimasto anonimo dei Lakers
C’è ancora tempo per capire cosa fare, sia come Lega che come squadra.
Il secondo giocatore anonimo
Inizialmente, la franchigia californiana temeva che i due veterani potessero decidere di non prendere parte alla ripartenza, per solidarietà nei confronti dei manifestanti. A smentire l’eventualità è stato Charles Briscoe, l’agente di Howard, che ha precisato il tema del messaggio del suo assistito.
Lo statement riguardava le diseguaglianze sociali e il razzismo. Tutti stanno parlando della ripartenza e lui è d’accordo. Ha solo chiesto di non lasciarsi distrarre, dato che tutto sommato il basket è solo uno sport.
Charles Briscoe, agente di Dwight Howard
Tuttavia, nella notte italiana l’ex Superman – intervenendo a CNN Tonight – ha di fatto smentito le parole di Briscoe.
Voglio vincere un anello, tornare ai Lakers è stata la cosa migliore della mia vita, ma ho visto troppo dolore nella mia gente.
Stanno accadendo troppe cose e penso che, in questo momento, non possiamo essere distratti da altro.
Dwight Howard
“I love basketball, I just think our people need our attention right now.”
— CNN Tonight (@CNNTonight) June 16, 2020
NBA player Dwight Howard, who is first in the Western Conference with the Los Angeles Lakers, said he would be willing to sacrifice what could be his first NBA title in exchange for social reform. pic.twitter.com/Qd0BaHYgic
I timori di Green
Dell’argomento ha parlato un’altra voce importante dello spogliatoio dei Lakers, Danny Green. Il due volte Campione NBA ha partecipato alla riunione della NBPA in qualità di rappresentante lacustre e ha fatto il punto della situazione con Mark Medina di USA Today.
Per la guardia ex Spurs e Raptors, al momento si conosce solo l’80% di come sarà articolata la ripartenza nella bolla di Disney World e si attendono ulteriori dettagli per capire se risponderà alle attese dei giocatori. Per la maggior parte delle squadre la preoccupazione maggiore è la sistemazione negli hotel: spazi disponibili, quarantena per amici e familiari, modalità e frequenza dei test.
Mr. Deadshot ha parlato anche della presunta frattura presente nell’associazione.
Non ci sono stati cambiamenti. La maggior parte delle persone stanno discutendo di quello che succede nel mondo, non del basket. Possibili cambiamenti potrebbero derivare dalle azioni dei movimenti per i diritti sociali. Tranne questo, nulla è cambiato.
Danny Green

Green poi ha rivelato che avrebbe voluto partecipare alla call organizzata da Irving ma non lo ha potuto farlo per via di un’incomprensione sulla data. Inoltre, ha spiegato come ha interagito con i compagni e in che modo ha fatto da portavoce dei Lakers. Infine, si è detto fiducioso sull’evoluzione dell’intera vicenda.
Le modalità della ripresa sono sempre più concrete e vanno nella direzione giusta, potranno solo migliorare se le parti dialogheranno tra loro.
Mi hanno riferito che a Orlando è tutto apposto, nessun segnale contrario.
Danny Green
La provocazione di Beverley
Mentre tutti s’interrogano se le presunte divisioni rientreranno oppure no e se qualche star potrebbe rifiutarsi di partecipare alla ripartenza di Orlando, Patrick Beverley – in linea con il suo personaggio – non ha perso tempo per lanciare una stoccata nei confronti di LeBron James, sempre o quasi in prima linea sulle tematiche extra parquet.
Hoopers say what y’all want. If @KingJames said he hooping. We all hooping. Not Personal only BUSINESS🙏🏾🙏🏾🙏🏾 🙏🏾 #StayWoke ✊🏿✊🏿✊🏿
— Patrick Beverley (@patbev21) June 14, 2020
Sarà davvero così?
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