Da leggere ascoltando Harder, Better, Faster, Stronger (2001) dei Daft Punk.
Dopo Gara 1 c’erano molti dubbi sullo stato di forma fisico e mentale dei Los Angeles Lakers. I seeding games erano stati decisamente preoccupanti e l’inizio dei playoff aveva confermato un trend orribile in attacco che ha permesso a Lillard e soci di mettere il naso avanti.
Prima di Gara 2 avevamo puntato il dito contro Frank Vogel e la mancanza di aggiustamenti difensivi che sono stati il suo marchio di fabbrica in particolare ai tempi di Indiana.
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Survival Instinct
Nella preview della post season e della serie contro i Portland Trail Blazers, il nome di Avery Bradley era venuto fuori spesso in associazione con quelli di Lillard e Westbrook. La capacità dell’ex Celtics di fermare la palla presto ed in generale di portare pressione a tutto campo in modo da non permettere a questo tipo di star di avere troppo tempo per attaccare a difesa schierata sarebbe stata fondamentale contro Dame in questa serie.
Frank ha capito che a prescindere dall’esecutore non si può permettere a al numero 0 di avere vita così facile per troppi secondi, alzare KCP e Green specie nei primi due quarti, ha impedito ai Blazers di entrare in quel loop di handoff e PnR che liberano una porzione di campo per gli isolamenti di Lillard e CJ McCollum.
Questa scelta, oltre a limitare il dynamic duo rossonero, ha impedito a Jusuf Nurkic di ricevere la palla in uscita dal blitz sul pick-and-roll in una porzione di campo dove potesse creare gioco, non a caso lo usage del centro bosniaco è sceso dal 23.1% di G1 al 16.7% di G2.
Ice Cold Baby
Il problema Damian Lillard però non si risolve solo cercando di fermare la palla presto perché dato il range di tiro della stella dei Blazers un PnR difeso male a 9 metri dal ferro può essere fatale.
Vogel ha deciso di fare icing sul PnR tra Dame e chiunque altro. L’idea è di negare la possibilità all’attaccante di entrare nel gioco a due anticipando la direzione del blocco con il difensore sulla palla, che in questo modo manda il palleggiatore sull’aiuto.

Una volta negato l’ingresso nel pick-and-roll, si potrebbero manifestare molteplici situazioni. Quello che i Lakers stanno facendo più spesso è rincorrere il palleggiatore dopo aver negato l’ingresso nel blocco e contenere con il lungo fino a ristabilire l’equilibrio.

Il rischio di prendere qualche canestro dal bloccante, che ha un grosso vantaggio per andare al ferro, c’è ma Vogel ha scelto (giustamente, a mio modo di vedere) di non concedere a Lillard quello spot che lo accende e che rende la vita ai team avversari impossibile.
Welcome Back, AD!
Dopo Gara 1, Anthony Davis ha dichiarato di non essere per niente contento della sua partita, non lo era nessuno in realtà. Nella partita inaugurale della serie, The Brow ha prodotto per lo più dalla lunetta e in una serie di situazioni statiche, in cui è costretto a fare a sportellate per ottenere un buono spot per concludere.
In Gara 2 Davis è passato per un’altra strada, quella che probabilmente più gli si addice. È stato dinamico, aggressivo e non si è accontentato di aspettare la palla in post.
Successivamente Davis segnerà un altro tip in ed un canestro in contropiede da rimorchio, insomma il prossimo che vuole Davis in post dominante… gli mandiamo i carabinieri con il lanciafiamme (cit.).
Hey Bron, It’s Time!
La Gara 2 in ciabatte di LeBron James è stata sicuramente dettata dall’andamento generale e da un AD talmente superiore al resto da permettere al quattro volte MVP una serata di riposo.
Per una questione di ritmo e anche di messaggio alla Lega, mi aspetto da James una Gara 3 di quelle che possano permettere ai gialloviola di mettere realmente la freccia in questo primo turno.
Per saperne di più:
- Gara 2: super Davis pareggia la serie
- Wake Up Dear Frank
- Gara 1: Gialloviola brutti e sconfitti. Lillard e McCollum decisivi.
- Big Time, Dame Time.
- Series Preview: le chiavi della sfida tra LeBron e Lillard
Ingegnere, partenopeo disperso tra le Alpi svizzere, world traveler. Ho cominciato con Clyde Drexler per finire ai Lakers. Everything in its right place, no?