Bentornati a High Five, la rubrica di LakeShow Italia che analizza cinque situazioni di gioco dei Los Angeles Lakers attraverso l’ausilio delle clip video* e delle statistiche avanzate. Questa edizione di High Five sarà dedicata esclusivamente al primo turno dei playoff tra i gialloviola ed i Portland Trail Blazers.

* Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA e sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright © NBA Media Ventures, LLC.

Anthony “Swish” Davis

Anthony Davis ha ritrovato il suo jumper. Potremmo sintetizzare così la seconda parte di stagione dell’ex giocatore dei Pelicans. Dopo un inizio di regular season complicato, da gennaio in poi AD ha trovato fiducia e continuità nel suo tiro. Dal 1° gennaio fino all’interruzione arrivata nel mese di marzo, Davis ha messo a segno 32 triple su 79 tentativi (40.5%).
La pausa forzata aveva poi raffreddato The Brow e tutti gli altri giocatori dei Lakers che sono stati protagonisti di prestazioni disastrose al tiro, culminate con il comico 5/32 da tre in Gara 1 contro i Blazers.

Da lì in poi, però, è cambiato qualcosa sia per i Lakers che per AD. Nelle ultime quattro partite la squadra di Vogel ha tirato con il 38% da tre e improvvisamente Davis sembra non poter più sbagliare. Nella serie contro Rip City il numero 3 gialloviola ha dominato in entrambe le metà campo e si è addirittura esibito in un vero e proprio clinic al tiro.

Posizione dei piedi perfetta e movimento fluido sia nella fase di caricamento che nel momento del rilascio.

Davis sta vivendo con ogni probabilità uno dei migliori stretch della sua carriera in termini di efficienza del suo jump shoot. Dopo aver chiuso Gara 1 contro Portland con un eloquente 0/5 da tre e 8/24 dal campo, il prodotto di Kentucky ha iniziato a mangiare in testa a chiunque, sia dalla lunga che dalla media distanza. Negli ultimi quattro match AD ha tirato con il 53.8% da tre e addirittura con il 68% dal midrange. Quest’ultimo dato è particolarmente significativo perché colloca Davis al primissimo posto ai playoff per percentuale dalla media.

Spesso il numero 3 gialloviola tende ad accontentarsi del suo jumper dalla linea del tiro libero, specie quando riceve palla in isolamento o al gomito. Ci sono, però, alcune situazioni in cui il midrange è semplicemente il tiro migliore che puoi prendere. Uno degli aggiustamenti più efficaci effettuati dall’attacco dei Lakers contro Portland è stato quello di sfruttare la difesa in drop coverage dei Blazers punendola con il tiro di Davis dalla media.

Scelte semplici ma efficaci di Caruso quando gioca il pick and roll con Davis.

Questa situazione ha di fatto spezzato in due il terzo atto della serie. Davis, infatti, ha segnato ben tre canestri consecutivi in maniera identica: pick and roll con Caruso, pocket pass della guardia gialloviola e jumper di Davis che banchetta contro una difesa a dir poco pigra di Nurkic e Lillard.

Lakers vs Portland.

La soluzione appena descritta diventa ancora più pericolosa se il portatore di palla è LeBron. Questa variante del two man game tra le due star gialloviola probabilmente verrà utilizzata nei finali di gara delle prossime serie di playoff, quando gli avversari dei Lakers cercheranno in tutti i modi di negare il ferro a James e Davis.

The Danny Green situation

Se Anthony Davis è riuscito a ritrovare il suo jumper, non si può dire lo stesso di Danny Green. Quando il due volte campione NBA ha firmato in estate un biennale da 30 milioni di dollari, tanti tifosi Lakers si aspettavano da lui una produzione costante ed efficiente. Ma il 45% da tre della passata stagione si è rivelato ben presto irripetibile e le difficoltà avute da DG nella bolla hanno fatto storcere il naso a parecchi.

Nelle 12 partite giocate ad Orlando, Green ha tirato con un misero 29% dalla lunga distanza, dimostrando di essere fuori ritmo e soprattutto fuori condizione. I suoi errori sono spesso corti e il suo body language lascia trasparire tutta la sua frustrazione.

Non è così frequente vedere un tiratore di questo livello fare un air-ball quando si trova totalmente libero in angolo.

Stupisce in senso negativo la scarsa prolificità della guardia gialloviola proprio nelle situazioni che dovrebbero esaltarlo come le corner three. Nella serie contro Portland, ad esempio, Green ha tirato 13 volte dall’angolo destro del campo mettendo a segno solo 4 conclusioni (30.8% contro il 36% stagionale). Come spesso accade ai tiratori che incappano in un periodo di slump , le difficoltà al tiro stanno condizionando tutte le scelte di Green nella metà campo offensiva. Alcune volte, infatti, lo abbiamo visto esitare o rinunciare a conclusioni aperte per mettere palla a terra, con risultati prevedibilmente disastrosi per l’attacco dei Lakers.

4 secondi allo scadere dei 24 e Green preferisce attaccare il closeout piuttosto che prendere una tripla aperta. Conseguenza: palla persa e due contro uno a favore dei Blazers.

In un contesto come quello della bolla, dove i giocatori sono lontani dalle proprie famiglie e non hanno alcuna distrazione che possa farli staccare mentalmente dal basket, le difficoltà psicologiche sono chiaramente amplificate. Recentemente Paul George ha confessato di avere sofferto di ansia durante il periodo ad Orlando. Problemi mentali che hanno reso ancora più difficile lo stretch di PG, da gara-2 a gara-4 della serie vs Dallas, durante il quale ha tirato con un pessimo 10/47 dal campo.

Anche Green sembra aver patito il periodo nella bolla e soprattutto pare aver sofferto le critiche ricevute dai social media.

Le dichiarazioni di Danny Green alla vigilia di gara-5 (trascrizione di Harrison Feigan di Silver screen and roll).

Nonostante le difficoltà, però, il contributo generale di Green rimane comunque positivo. Il suo apporto difensivo è stato solido anche nella serie contro Portland, dove ha svolto un ottimo lavoro su McCollum e Trent Jr. e ha dimostrato, ancora una volta, di saper leggere bene le situazioni lontano dalla palla. Non a caso DG ha avuto uno dei migliori on/off di squadra contro Portland (Net Rating +18 con lui in campo, 0 con lui in panchina).
Nei turni successivi, però, i Lakers dovranno sperare che le difficoltà psicologiche del loro 3&D possano svanire e in questo senso l’arrivo nella bolla dei familiari non può che essere una buona notizia.

Caruso: il Lillard stopper

Prima dell’inizio della serie contro i Blazers gli addetti ai lavori si chiedevano quale potesse essere la strategia difensiva dei Lakers contro il giocatore più in forma della lega: Damian Lillard. C’era molta curiosità nel vedere all’opera un back-court gialloviola privo di Avery Bradley, ovvero la guardia sulla carta più adatta a mettere la museruola al numero 0 dei Blazers. Alla fine i Lakers hanno alternato diversi difensori in single coverage contro Lillard ed il più efficace è stato senza dubbio Alex Caruso.

Uno dei dettami tattici di Vogel è stato quello di pressare a tutto campo Lillard, cercando così di consumare lentamente le sue energie e di farlo arrivare poco lucido nei finali di gara.

AC è stato per tutta la stagione l’X Factor difensivo dei Lakers. Ma la serie contro i Trail Blazers era per lui l’esordio assoluto ai playoff, quindi non era facile prevedere quale sarebbe stato il suo impatto con il palcoscenico più prestigioso, a maggior ragione se ad attenderlo c’era un animale competitivo come Lillard. E invece il contributo della guardia gialloviola è stato subito di altissimo livello.

Caruso cerca in tutti i modi di negare a Lillard lo spazio per scagliare il suo proverbiale pullup da tre.
Stessa dinamica quando Lillard attacca dal gomito.

Nel corso della regular season Lillard è stato uno degli scorer più efficienti della NBA in situazioni di isolamento collocandosi nell’87° percentile con 1.07 punti per possesso. Ai playoff, però, lo scenario è cambiato radicalmente. Nella serie contro i Lakers Lillard ha giocato in media 4 possessi a partita in iso tirando con un deludente 23%.
Questo dato lo colloca addirittura nel 7° percentile durante la post-season. Gran parte del merito va attribuito senza dubbio al lavoro svolto da Caruso che, quando ha dovuto fronteggiare Lillard in uno contro uno, ha mostrato una buona disciplina, grande concentrazione e soprattutto un eccellente movimento dei piedi.

Caruso recupera la posizione dopo il blocco e spinge Lillard verso l’aiuto dei lunghi gialloviola.

Ma Caruso si è rivelato un ottimo difensore anche contro il pick and roll Lillard/Nurkic, ovvero l’arma potenzialmente più pericolosa dell’attacco dei Blazers. Il numero 4 gialloviola è riuscito spesso a passare sopra i blocchi granitici del centro bosniaco rimanendo sempre attaccato a Dame Dolla ed indirizzando quest’ultimo verso l’aiuto dei lunghi. Lillard è stato così costretto, spesso e volentieri, a prendere dei floater e dei pullup ad alto coefficiente di difficoltà.

Le difficoltà avute da Lillard contro The Bald Mamba sono testimoniate anche dai numeri. Con Caruso in panchina il prodotto di Weber State, infatti, ha tirato con il 44.9%, mentre con Caruso in campo la FG% è sprofondata al 35.9%.
Un segnale sicuramente incoraggiante per le ambizioni da titolo dei Los Angeles Lakers.

I miglioramenti difensivi di Kyle Kuzma

Quando tre anni fa è entrato nella NBA, Kyle Kuzma era uno dei difensori peggiori della lega. Troppo leggero per i quattro avversari e troppo lento per i tre, KK rappresentava un vero e proprio buco nero difensivo.
La sua etica del lavoro e la voglia di competere ad alti livelli lo hanno portato, però, a compiere anno dopo anno dei piccoli miglioramenti che lo hanno reso oggi un giocatore difensivamente solido o quanto meno nella media NBA.

Il suo rendimento nella serie contro i Blazers non è stato scintillante, ma i progressi mostrati in termini di posizionamento del corpo e dei piedi, di letture e di effort nella metà campo difensiva sono sicuramente incoraggianti.

Piedi veloci e buona posizione delle braccia: in poche parole un tiro perfettamente contestato contro uno scorer puro come Lillard.
Anche contro McCollum scivola benissimo con i piedi e stoppa quasi agevolmente la guardia dei Blazers.

Una delle qualità più insospettabili di Kuzma è la capacità di tenere botta contro avversari più piccoli e sulla carta più veloci di lui. Nella serie contro Portland, ad esempio, lo abbiamo visto spesso e volentieri accoppiato con Melo, Lillard e McCollum, ovvero tre attaccanti di primissimo livello, specie in situazioni di uno contro uno. Kuzma non solo non ha patito il confronto, ma è stato addirittura uno dei migliori difensori in isolamento del primo turno di playoff. Secondo i numeri di NBA.com, infatti, si trova nel 93° percentile quando viene attaccato in iso, costringendo gli avversari ad un misero 28% di Effective Field Goal. E il campione non è assolutamente basso dal momento che si è trovato a difendere 2.4 isolamenti a partita.

Kuzma che ruota con i tempi giusti e protegge il ferro in posizione verticale? Sì, è tutto vero!

L’attitudine, dunque, è quella giusta. La speranza dei tifosi Lakers è che i miglioramenti difensivi vengano confermati anche in un eventuale secondo turno contro i Rockets e soprattutto in una possibile finale di Conference contro i Clippers.

The small ball watch

Gli ascoltatori del nostro podcast sanno che sono un fervente sostenitore della small ball, sopratutto quella in versione Lakers.
Per quanto Davis sia restio a giocare da 5, è impossibile negare che quello di centro sia il suo ruolo naturale nella NBA moderna. Per il momento Vogel sta utilizzando con il contagocce questa soluzione, andando small solo nei finali di ogni quarto. La strutturazione con il doppio lungo ha dato tanto ai Lakers durante la regular season ed è stata positiva anche al primo turno di playoff. McGee e Howard garantiscono protezione del ferro, stazza sotto canestro e rappresentano un bersaglio facile per gli alley-oop di LeBron.

Con il passare dei turni, però, vedremo probabilmente ridursi i minuti di uno tra McGee e Howard e crescere quelli degli esterni gialloviola. A beneficiarne potrebbe essere soprattutto l’attacco dei Lakers.
Nella serie contro i Blazers la squadra di Vogel ha giocato 38 minuti complessivi con LeBron e Davis in campo e Howard e McGee in panchina. In questi scampoli di match i Lakers hanno avuto un Off RTG di 117.8 e un Def RTG di 78.9, battendo i Blazers di 38.8 punti per cento possessi.

Quando i Lakers vanno small e giocano il pick and roll tra James e Davis si aprono vere e proprie praterie per AD.

Il campione non è particolarmente significativo, ma è evidente come un quintetto del genere migliori sensibilmente le spaziature dei gialloviola e permetta loro di utilizzare al meglio una delle armi più devastanti della lega: il pick and roll tra James e Davis.

L’area svuotata consente a LeBron di manipolare la difesa con maggiore facilità.

Vedremo se Vogel sta tenendo in caldo questa soluzione per i prossimi turni, soprattutto se gli avversari, come prevedibile, cercheranno di riempire ancora di più il pitturato per scommettere sulle percentuali dei tiratori dei Lakers.

Splendido ATO di Vogel.

La varietà dei set offensivi proposti da Vogel quando i Lakers vanno con il quintetto piccolo lascia intuire che il coaching staff gialloviola stia lavorando su questa strutturazione. Lo scopriremo a breve, probabilmente già nel prossimo turno…

Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.

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