Battendo nelle Western Conference Finals i Denver Nuggets in cinque gare, dopo dieci anni di assenza i Los Angeles Lakers tornano alle NBA Finals. A contendere l’anello ai gialloviola saranno i Miami Heat.
- Una sfida inedita, ma di grande fascino (Giovanni Rossi)
- La stagione degli Heat (Filippo Pugnalini)
- The Other Side (Lorenzo Neri)
- Dal Ritmo allo Spazio (Nello Fiengo)
- I temi tattici e gli accoppiamenti (Francesco Andrianopoli)
- I numeri della serie (Giuseppe Critelli)
- Star Power vs Heat Culture (Luca Novo)
- Un lungo cammino insieme (Antonio Corsa)
- I pronostici di LakeShow Italia
Una sfida inedita, ma di grande fascino
by Giovanni Rossi
Estate 2010. Poche settimane dopo il back-to-back dei Lakers di Kobe Bryant e Pau Gasol, The Decision sconvolgeva gli equilibri della NBA. LeBron James decise di lasciare Cleveland per raggiungere Dwayne Wade in Florida insieme a Chris Bosh. Gli Heat divennero immediatamente i favoriti per la conquista del titolo, ma la tanto attesa sfida Kobe vs. LeBron non si disputó mai a causa della rapida caduta dei californiani.
Los Angeles e Miami, dunque, complice la giovane età della franchigia del Sunshine State si affrontano per la prima volta nella post-season.
Nella regular season il bilancio complessivo è favorevole ai Lakers (37 vittorie in 64 sfide) ed è ovviamente condizionato dai vari cicli vincenti delle due squadre. Gli angeleni hanno vinto le prime dieci gare disputate, imponendosi in quasi tutte le serie stagionali fino al 2010. Della gara del 4 Dicembre 2009, decisa dal buzzer-beater di Bryant contro Wade, ne abbiamo parlato nel quattordicesimo episodio dei Mamba Moments.

Dallo Showtime a South Beach
I punti di contatto tra le due squadre vanno aldilà del quattro volte MVP. Quello più evidente risponde al nome di Pat Riley, attuale President of Basketball Operations di Miami.
La carriera di Riley è legata a filo doppio con quella dei Lakers. Prima come giocatore, disputando quattro stagioni compresa quella del primo titolo della franchiga ad L.A. nel 1971/72. Poi come head coach, guidando Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar a sette finali con quattro titoli durante lo Showtime.
È proprio The Godfather l’artefice della trasformazione degli Heat da Cenerentola della lega in una delle organizzazioni più solide ed evolute. Dopo aver guidato al titolo Wade e Shaquille O’Neal (altro grande ex) nel 2006, ha ceduto il timone della panchia al pupillo Erik Spoelstra e dalla stanza dei bottoni ha costruito la squadra dei Big Three, portando in Florida altre quattro finali con due titoli NBA.
Una rivalità nuova, che poteva essere e non è mai stata, pronta a scrivere un’altra pagina nella grande storia della pallacanestro a stelle strisce.

La stagione degli Heat
by Filippo Pugnalini
Mediocrità, una parola che descrive perfettamente gli anni degli Heat post-LeBron, anni passati a lottare per l’ottavo posto, sempre sull’orlo dei playoff fino al momento in cui Jimmy Butler ha deciso di aggregarsi alla franchigia della Florida. La scelta del talento di Marquette ha creato un vero e proprio spartiacque con le ultime stagioni, anche se l’anello di congiunzione con la storia recente di Miami è il coaching staff, guidato magistralmente da Erik Spoelstra.
Nella prima parte di stagione, le idee di Spo hanno fatto la differenza, consentendo alla franchiga della Florida di partire con l’ottimo recordi di 11-3. Il coach è riuscito ad impiegare quasi tutti i membri del roster nella propria confort zone, permettendo loro di rendere al meglio.
Uno dei punti di forza di Miami è l’efficacia della circolazione di palla efficace, grazie anche a un Butler particolarmente altruista (6.3 APG, career-high) ed un Bam Adebayo in grande spolvero (4.2 APG, career-high anche per lui). Nel corso degli anni, il lungo ex Kentucky si è distinto per l’etica di lavoro, aggiugendo ogni stagione una skill fino a diventare una vero e proprio point center grazie alla sua abilità nel servire i taglianti, sia da oltre l’arco (solitamente dalla punta), sia spalle a canestro.
All’esaltante partenza (24-9) è seguita una fase di stallo e da Gennaio in poi il record è stato di poco superiore al 50% (17-15). Per dare uno scossa alla sua squadra, allora, alla trade deadline Pat Riley ha imbastito una trade con Wolves e Grizzlies grazie alla quale ha acquisito Andre Iguodala e Jae Crowder, con il secondo rivelatosi poi fondamentale nella bolla.
Il cammino verso le Finals
Nel primo turno, Butler affrontava l’arcirivale T.J. Warren, reduce da un filotto di incredibili prestazioni ad Orlando. Nonostante le premesse di una serie equilibrata, la sfida non è mai stata in discussione. Heat sempre in controllo con eloquente sweep inflitto agli Indiana Pacers.
Nelle semifinali di conference il pronostico era nettamente sfavorevole a Miami, poiché di fronte ci sono i Milwuakee Bucks dell’MVP Giannis Antetokoumpo. Dopo il primo atto dominato dalla squadra di Jimmy Buckets (40) e Goran Dragic (27), il secondo viene deciso da un libero a tempo ormai scaduto. La serie sembrava prendere la direzione di Miami dopo il +15 di Gara 3, prima della reazione in Gara 4 della squadra del Wisconsin. Senza il greco – infortunato – i Bucks hanno mostrato tutti i propri limiti e alla fine sono stati eliminati in cinque gare.
Nelle Eastern Conference Finals è arrivata infine la sfida contro i Boston Celtics: da una parte il talento di Jaylen Brown, Jayson Tatum e Kemba Walker, dall’altra l’organizzazione e il carattere di Adebayo e compagni. Tutte le partite si sono giocate sul filo del rasoio e sono state caratterizzate dai continui aggiustamenti di Spo e Brad Stevens. Le gare si sono risolte spesso nel finale, dove la differenza l’ha fatta la maggiore lucidità degli Heat. Da sottolineare nella serie le prestazioni di Tyler Herro (37 punti in Gara 4) e Bam Bam (32 punti, 14 rimbalzi e 5 assist nella decisiva Gara 6).
I precedenti stagionali
by Giovanni Rossi
I californiani hanno vinto entrambi le partite disputate quest’anno. Nella gara di Novembre, nonostante una prestazione non brillante in attacco, i Lakers conquistarono li settimo successo consecutivo grazie alla difesa, concedendo a Miami solo 34 punti nel secondo tempo. Dopo aver lasciato la scena a Davis per tre quarti di gara, LeBron si è poi acceso nel finale segnando 12 dei 14 punti del parziale decisivo.
Nella sfida in Florida di Dicembre, L.A. vinse conquistando il tredicesimo successo consecutivo lontano dello STAPLES Center. Decisivi ancora una volta The Brow (33+10) e LeBron (28+9+12).

The Other Side
by Lorenzo Neri
Dal Ritmo allo Spazio
by Nello Fiengo
Osservando gli Heat della bolla non si può non vedere quanto la duttilità difensiva sia stata una delle armi principali usate dal team di Spo per raggiungere le Finals.
In ottica Lakers, oltre alla staffetta Butler-Iguodala-Crowder su Lebron, l’altro elemento preoccupante è l’abilità degli Heat di giocare difese miste tendenti alla zona che hanno, sopratutto in RS, creato non pochi problemi ai lacustri.
In termini difensivi non sarà il tempo ad essere il parametro più interessante da osservare, ma probabilmente come i Lakers copriranno la palla e lo spazio, in particolare come riusciranno a ridurre lo spazio per Dragic e per il maratoneta Duncan Robinson.
Uptempo
Quando si parla di zona, il primo pensiero di molti va agli spazi da occupare, al ball movement ed in generale a come attaccare la difesa una volta schierata.
Per quanto i Lakers abbiano mostrato dei miglioramenti nella situazione specifica, a mio modo di vedere il primo pensiero di LeBron e soci deve non essere come scardinare gli Heat già schierati. L’obiettivo principale dei gialloviola deve essere quello di confermare il trend di migliore squadra della NBA per produzione in transizione, specialmente primaria.
Ad oggi i gialloviola guidano la lega ai PO con 23.3 punti per partita in situazioni di transizione con il 18.5% di frequenza di esecuzione: è di fondamentale importanza in ottica Finals e, considerando anche quanto visto degli Heat contro i Celtics, cercare di rimanere su questi numeri per impedire ai ragazzi di Spoelstra di poter giocare troppo comodamente la loro difesa tattica.
Oltre ad esserci un evidente vantaggio tecnico nel tenere alto il ritmo, c’è anche un dato numerico su Miami che forse è l’unico non all’altezza dell’incredibile stagione disputata dagli uomini di South beach: la loro difesa in transizione è mediocre e stanno subendo ai PO 19 punti a partita, numero che valida l’idea che probabilmente il coaching staff metterà in campo per le Finals.
Spazi stretti
Negli Heat della bolla e dei PO c’è un giocatore che, secondo me, è stato il loro X Factor offensivo: Goran Dragic.
Lo sloveno, oltre ad essere diventato il top scorer con 20.9 punti a partita, è anche quello che detta il PACE dell’attacco di Spoelstra e che cerca di sfiancare la difesa avversaria fin dall’inizio dell’azione, prima che poi si inneschi il complesso meccanismo di blocchi ed handoff su cui passeggiano Robinson ed Tyler Herro.
Nei turni precedenti, per diversi motivi, in alcuni casi i Lakers hanno dovuto fermare prima possibile la palla o addirittura impedire ad uno specifico giocatore di ricevere agevolmente dalla rimessa dal fondo, con Dragic la strategia dovrà essere simile. Impedire al dragone di arrivare in corsa contro la difesa semi-schierata sarà fondamentale per non concedere punti facili, non rischiare di avere gli interni presi in controtempo e carichi di falli troppo presto.
Alex Caruso e Danny Green saranno probabilmente i due indiziati a svolgere questo compito, in quanto KCP probabilmente dovrà farsi carico di un altro lavoro aerobicamente difficilissimo che è quello di stare dietro alle corse sui blocchi di Ducan Robinson.
I temi tattici e gli accoppiamenti
by Francesco Andrianopoli
I numeri della serie
by Giuseppe Critelli
Quali possono essere le situazioni di gioco, le varianti tattiche e i giocatori chiave della serie tra Lakers e Heat? Proviamo a scoprirlo con l’aiuto delle statistiche delle due squadre.
King in the paint
“Touch the paint”. È questo il mantra dell’attacco dei Lakers: entrare sempre e comunque dentro l’area, cercando di sfruttare il dominio fisico imposto da James e Davis, e da lì scegliere la soluzione offensiva più efficiente, che sia una conclusione al ferro o uno scarico negli angoli.
La strategia difensiva degli avversari dei Lakers, compresa quella dei Denver Nuggets sconfitti nel turno precedente, è sempre stata incentrata sul riempimento dell’area, con l’obiettivo di impedire a LBJ e AD di banchettare nei pressi del canestro.
Ma è più facile a dirsi che a farsi. La squadra gialloviola è, infatti, per distacco la migliore dei playoff per punti segnati nel pitturato con 49.6. Il merito è sicuramente della costante pressione verso il ferro messa da LeBron James ed Anthony Davis. Il Prescelto sta vivendo una post season semplicemente spaziale in termini di efficienza vicino a canestro. LBJ è infatti terzo nella lega per points in the paint (13.7) e il suo 63% da due rappresenta il suo personale career high ai playoff. Il tutto alla veneranda età di 35 anni a 9 mesi.
AD, dal canto suo, ha costruito il suo successo nei primi turni di playoff grazie al jumper dal mid range; ma questo non gli ha impedito di essere particolarmente produttivo e dominante anche sotto canestro, soprattutto a rimbalzo offensivo. Non a caso al momento Davis guida la NBA per second chance points (4.7) e si trova nel 92 percentile in situazioni di putback (1.44 punti per possesso).
Se vogliono vincere le Finals, dunque, i Lakers dovranno imporre il proprio dominio fisico sugli Heat, cercando ad esempio di vincere la battaglia a rimbalzo (i gialloviola sono la miglior squadra della lega a rimbalzo offensivo) e di continuare a produrre in maniera efficiente nel pitturato. Miami ha in Bam Adebayo uno dei migliori rim protector della NBA, ma nelle ultime partite della serie contro Boston gli Heat hanno mostrato qualche crepa nella difesa del ferro, con i Celtics che sono stati bravi a creare facili linee di penetrazione portando Adebayo fuori dall’area. I Lakers dovranno allora attaccare con intelligenza e pazienza sfruttando quelle che sono le loro migliori caratteristiche e le eventuali lacune della compagine di Spoelstra.
Don’t foul
L’attacco di Miami è costruito attorno ad una serie meravigliosa di passaggi consegnati, tagli e blocchi che rendono le soluzioni offensive degli Heat estremamente difficili da difendere. Non sono ammessi rilassamenti: pena un layup o una tripla aperta per tiratori letali come Duncan Robinson.
Ma c’è un’altra caratteristica dei giocatori di Spoelstra che potrebbe mettere in difficoltà i Lakers: la capacità di subire falli e andare in lunetta. Gli Heat sono, infatti, la seconda squadra dei playoff per tiri liberi tentati a partita (27.6) e hanno in Jimmy Butler un’autentica macchina da guerra quando si tratta di assorbire i contatti e procurarsi dei fischi. In questi playoff l’ex giocatore dei Sixers è andato in lunetta più di nove volte a partita (solo quattro giocatori hanno fatto meglio di lui fin qui) ed è risultato particolarmente abile a segnare un canestro con fallo in situazioni di isolamento (4.8% di andone).
I Lakers, dunque, non possono permettersi di essere poco disciplinati come hanno fatto più volte in questi play-off: i 26 liberi concessi a partita ai propri avversari è uno dei dati peggiori tra le squadre giunte nella post season e rappresenta un campanello d’allarme per Vogel in vista di questa sfida. L’imperativo categorico, dunque, sarà evitare falli stupidi, specie nei minuti clutch, quando Butler e compagnia sono abilissimi ad attaccare il ferro e a conquistare viaggi in lunetta grazie alla propria fisicità e alla propria malizia.
Star Power vs Heat Culture
by Luca Novo
La Finale NBA 2020 vedrà lo sconto tra due diverse filosofie nel costruire una squadra. Da una parte lo Star Power della coppia James-Davis, dall’altra il collettivo dei Miami Heat.
In questi playoff i Lakers hanno trovato sul loro cammino stelle di prima grandezza del firmamento Nba, nel primo turno l’MVP della bolla Damian Lillard, quindi il miglior marcatore della stagione James Harden, e infine il duo più caldo dei primi turni dei playoff, ovvero Jamal Murray e Nikola Jokic con il loro pick and roll.
L’atto conclusivo della stagione vedrà però un avversario differente. Per quanto Jimmy Butler sia un All-NBA e Bam Adebayo valga un simile livello, il pericolo numero uno è il sistema organizzato da coach Spoelstra.
Confronto di stili
LeBron James e Anthony Davis sono i leader della squadra in ogni categoria statistica. Entrambi segnano oltre 26 punti a partita, nessun altro Laker arriva a 11 e solo Kuzma tocca la doppia cifra di media. Per Miami invece il miglior marcatore non è una delle star ma Goran Dragic (20.9) e ben sei giocatori sono sopra gli 11 punti a gara. Da sottolineare come tra le partecipanti al secondo turno dei plaoyff questi dati rappresentino degli estremi.
Un discorso simile vale anche per lo Usage Rating. Dopo James (30.3) e Davis (28.3) nessun lacustre arriva al 20%. Al contrario sono cinque gli Heat a superare quota 20 e tra questi non figurano Duncan Robinson e Tyler Herro, ovvero i principali terminali dei temibili hand off disegnati da Spo.
Anche i minutaggi e le rotazioni mostrano il diverso approccio nella gestione dei roster. Vogel cerca di ruotare 10 uomini il più possibile all’interno di una serie, ma con le due stelle oltre i 35 minuti per gara e nessun altro oltre i 28 di Caldwell-Pope. Spoelstra invece ruota a sette/otto uomini, con sei di questi oltre i 27 minuti partita, più il jolly Iguodala che sfiora i 20.
I role player gialloviola
Durante tutta la stagione molti analisti si sono chiesti chi fosse il terzo miglior giocatore angeleno dietro il #23 e il #3. I playoff hanno detto che la risposta è il gruppo, in quanto Caldwell-Pope, Kuzma, Caruso, Green, Rondo, Morris fino ad arrivare all’Howard di Gara 5 contro i Nuggets, a turno si sono rivelati il terzo violino lacustre.
Contro una squadra profonda come gli Heat, il pericolo è che per quanto i gialloviola schierino i migliori due giocatori in campo, i cinque avversari siano di livello superiore rispetto agli altri tre Lakers. In questo contesto sarà importante per i role player dei Lakers salire ulteriormente di livello ed essere affidabili all’interno della serie. E l’uomo chiave potrebbe essere il bistrattato Danny Green, atteso nel momento più importante a dimostrare di non avere due anelli in bacheca per caso.
Un lungo cammino insieme
by Antonio Corsa
I Pronostici di LakeShow Italia
Andrea Vecchiato
Lakers in sei.
Le prime due gare saranno la chiave della serie. Fondamentale quindi sarà farsi trovare pronti, sia le star che i role player, perché l’intensità degli Heat sui 48 minuti è altissima ed eventuali cali di tensione potrebbero costare caro.
Antonio Corsa
Lakers in cinque.
Ha portato bene nei turni precedenti, pronostico che vince non si cambia.
Davide Schiaffino
Lakers in sei.
Avversario peggiore possibile per i Lakers. Miami ha tre giocatori da alternare su LeBron e l’unico lungo che per caratteristiche fisiche potrebbe dare fastidio a Davis.
Sarà fondamentale fermare il loro attacco per poter vincere la serie senza arrivare a Gara 7.
Francesco Anelli
Lakers in sette.
La serie rischia di andare per le lunghe, ma immagino LeBron James uscire su una gamba sola piuttosto che perdere questo titolo.

Filippo Pugnalini
Lakers in sei.
Una serie che verrà giocata sui dettagli, i Lakers hanno LeBron e Davis che dovranno alzare ulteriormente il loro livello, in particolare l’ex Pelicans che dovrà effettuare letture giuste (ma soprattutto rapide) contro la zona di Miami.
Giuseppe Critelli
Lakers in sette.
Gli Heat hanno le armi tattiche e fisiche per rendere la vita difficile a James e Davis. Ma alla lunga lo star power gialloviola dovrebbe dare un’impronta decisiva alla serie, anche perché potrebbe essere l’ultima opportunità per LeBron di vincere un anello e presumibilmente farà di tutto per non lasciarsela sfuggire.
Luca Novo
Lakers in sei.
Serie difficile, ma penso che i ragazzi di Vogel abbiano le carte in regola per regalarci il 17mo titolo. Per quanto Butler e Adebayo siano grandi giocatori, lo star power della coppia Davis-James credo farà la differenza. Mi aspetto molto da Danny Green e Kcp.
Nello Fiengo
Lakers in sei.
La capacità dei Lakers di generare punti in transizione farà la differenza nella serie, se i gialloviola riusciranno a non dare il tempo a Miami di schierare le varie difese che possono usare ed essere efficaci nelle prime due gare come hanno mostrato durante i playoff per Miami sarà difficile vincerne più di due.
Per saperne di più, ascolta la preview delle NBA Finals tra Los Angeles Lakers e Miami Heat in compagnia di un gradito ospite: David Breschi aka Ciombe de l’UltimoUomo, #BasketballMinds e Ball Dont’ Lie.
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