Oh no, what’s this?

A spiderweb, and I’m caught in the middle.

Da leggere ascoltando Trouble (2000) dei Coldplay.

Avanti nella serie per 2-0 e con i Miami Heat depotenziati dalle assenze di Bam Adebayo e Goran Dragic, in Gara 3 delle NBA Finals i Los Angeles Lakers regalano una delle peggiori prestazioni dei playoff ed escono sconfitti per 115-104.

* Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA e sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright. © NBA Media Ventures, LLC.

L’orgoglio degli Heat

by Luca Novo

I gialloviola hanno mostrato poca intensità per tutta la partita: in attacco hanno subito la strategia difensiva di coach Erik Spoelstra di chiudere l’area, mentre in difesa non sono mai riusciti a mettere pressione sul gioco degli Heat in modo da produrre degli stop consecutivi.

I numeri della gara

Il box score riporta dati che avrebbero fatto ben sperare i californiani: oltre al solito vantaggio a rimbalzo (43 a 37, con +8 in quelli offensivi), le due squadre hanno tirato con percentuali analoghe dall’arco (33.3% LAL, 35.3% Mia) ed i californiani sono riusciti ad andare di più in lunetta (29 liberi tentati contro 23). Due i i fattori che hanno mosso l’ago della bilancia verso la Florida: i maggiori palloni persi dai Lakers (19 a 12) e i punti nel pitturato subiti dagli Heat (34 a 52).

Per entrambi gli aspetti, ha inciso molto la scarsa attenzione ai dettagli e il non aver saputo giocare di squadra. In attacco i ragazzi di Frank Vogel sono stati superficiali regalando palloni agli avversari, mentre in difesa spesso è mancata la corretta comunicazione e si sono aperte praterie per canestri facili di Butler e compagni.

Molti errori dei gialloviola non sono giustificabili a livello di Finale NBA.

Star Power

La coppia James & Davis ha fatto le fortune dei Lakers non corso della stagione, ma nella notte di Domenica la stella più brillante è stata Jimmy Butler.

Il numero 22 di Miami ha praticamente messo insieme da solo i numeri prodotti dalla Golden Combi lacustre. Per Jimmy 40 punti, 11 rimbalzi, 13 assist, 2 rubate, 2 stoppate e 5 palle perse. La combo LeBron più Anthony ha chiuso con 40 punti, 15 rimbalzi, 11 assist, 2 rubate, 2 stoppate e ben 13 palle perse.

Jimmy Buckets ha dominato la partita ad un livello da Star assoluta. L’aspetto che più impressiona della sua gara è come il quarantello sia arrivato con soli 20 tiri e come sia riuscito ad arrivare al cuore della difesa lacustre: 12/15 nel pitturato a fronte di nessuna tripla tentata da oltre l’arco.

73 dei 115 punti degli Heat arrivano da canestro o assist di Butler.

Per una sera, né LeBron James né Anthony Davis sono stati i migliori in campo.

La partita di LeBron

by Luca Novo

La giornata del Prescelto era iniziata male: nel pomeriggio i suoi Dallas Cowboys sono stati sconfitti malamente dai Cleveland Browns e la sua insoddisfazione era emersa su Twitter. L’umore è di certo peggiorato in serata, con una prestazione individuale e di squadra che non lo ha certamente soddisfatto, come testimonia la corsa anticipata negli spogliatoi.

Early turnovers

La gara di LeBron James in termini assoluti non può di certo essere considerata un disastro: ha sfiorato la tripla doppia mettendo a segno 25 punti con discrete percentuali e per buona parte di gara ha tenuto i gialloviola in partita.

Se però i lacustri hanno approcciato male il terzo episodio della serie è anche per l’inizio di LeBron. Dopo i primi due ottimi minuti, ha fatto registrare ben 4 palle perse e 3 errori ai liberi, a dimostrazione di come non fosse sul pezzo e in controllo come al solito.

Tra i turnover spiccano in modo particolare due passaggi sbagliati che sono marchi di fabbrica della stagione, ovvero un lob mancato per AD e un taglio di Kuzma non servito nei tempi giusti.

I palloni persi da James nel 1Q sono il doppio di quelli complessivi delle prime due gare.

La difesa su Butler

Nei playoff 2020 il Re ha mostrato di saper vincere le partite anche nella propria metà campo. I pivotal moment delle serie contro Rockets e Nuggets lo hanno visto protagonista in prima persona: ha prima spezzato Houston con 4 stoppate nel terzo periodo di Gara 3 che hanno svoltato la partita, quindi ha di fatto chiuso la serie con Denver prendendo Murray in uno contro uno in Gara 4.

Al contrario, nel terzo atto delle Finals è stato più passivo del solito, reagendo lentamente al movimento senza palla degli Heat e non riuscendo a garantire il solito apporto in termini di lavoro in aiuto.

Non il LeBron formato Playoff 2020.

Nel finale di partita è stato accoppiato a Butler, la marcatura non ha però dato i risultati sperati. Dopo averlo sofferto all’inizio del quarto periodo, la strategia è stata quella di cambiare sui blocchi. James ha ceduto passivamente Jimmy al compagno di turno e il 22 degli Heat ha potuto fare il LeBron, ovvero scegliere l’accoppiamento preferito e da li creare per se e i compagni.

Butler sfrutta gli switch a suo vantaggio.

Le difficoltà nell’ultimo quarto

Il finale di partita non è stato complesso solo nella propria metà campo difensiva, ma anche e soprattutto in quella offensiva. Il quattro volte MVP è apparso un po’ appannato nelle scelte e nell’esecuzione. Dopo aver tenuto i suoi in partita nella fase centrale, è presumibile che LeBron abbia pagato lo sforzo extra di dover giocare più minuti del solito senza Davis.

I problemi sono arrivati a nove minuti dal termine, con i Lakers avanti 91-89. Da quel momento il 23 gialloviola ha perso 4 palloni, segnato 2 soli punti (con 0/3 dall’arco) senza servire assist. Un paio di infrazioni di passi e gli errori dall’arco testimoniamo come presumibilmente le gambe non avessero più la forza necessaria.

Infrazioni di passi e tiri corti testimoniano presumibile stanchezza.

Inoltre, da leader e principale creatore della squadra, non è riuscito a innescare nel quarto periodo AD. Dopo il pessimo inizio di partita, The Brow aveva disputato un buon terzo quarto, ma nel finale non è più riuscito a incidere. Ci sono molti demeriti del #3, ma di certo LeBron non è riuscito a coinvolgere la principale arma dell’attacco gialloviola.

In transizione, LeBron sciupa la possibilità di servire AD vicino al ferro.

La partita invisibile di Antohny Davis

by Giuseppe Critelli

Dopo aver elogiato Anthony Davis per avere effettuato un ulteriore step nel suo gioco durante questa post season, oggi ci troviamo a commentare probabilmente la peggiore partita della carriera di AD ai playoff.

Si potrebbero dire tante cose sulla sua prestazione in Gara 3, ma ci sono due dati più di tutti balzano gli occhi: i soli 9 tiri tentati in trentadue minuti, per uno usage del 19% (il più basso in carriera nella post season). Una mole di gioco risibile per una star del suo livello. E non è un caso che questa passività di The Brow sia sfociata in una cocente sconfitta dei Lakers.

Nel corso della regular season solo in tre occasioni Davis si è preso meno di nove tiri e in tutti e tre i casi la squadra gialloviola è tornata a casa con una sconfitta (la trasferta a Boston e le partite giocate nella bolla contro Raptors e Rockets). Sembra ormai evidente che Spoelstra abbia capito che, se vuole avere un chance contro i Lakers, deve togliere la palla dalle mani di AD, costringendo quest’ultimo a prendere scelte complesse in poco tempo.

Fuori dal match

Gli effetti degli aggiustamenti di Spo si sono visti già nel primo quarto, quando Davis ha perso una serie di palloni banali che hanno subito fatto capire che AD non fosse totalmente focalizzato sul match. Miami non si è limitata solo a raddoppiare in maniera puntuale l’ex giocatore di NOLA, provocando diverse palle perse, ma è stata brava anche a negare facili entry pass per Davis.

Da questo punto di vista è stato fondamentale per gli Heat avere una prima linea della zona composta da giocatori esperti, intelligenti e dalle braccia lunghe.

Una serie di perse una più imbarazzante dell’altra.

Spoelstra è riuscito quindi nel suo intento: togliere Davis dalla partita ed eventualmente farsi battere dal solo LeBron. Quando The Brow è coinvolto e domina fisicamente, infatti, i Lakers sono praticamente inarrestabili come hanno dimostrato in questi play-off.

Il piano gara dell’allenatore degli Heat è stato però facilitato da un Anthony Davis che ha subito la partita, invece di aggredirla. E un’ulteriore prova della passività di AD viene dalla metà campo difensiva.

Lost in the paint

Una delle chiavi della vittoria degli Heat in Gara 3 è stata la produzione nel pitturato. Il computo di 51 a 33 nei points in the paint a favore di Miami è forse il dato più emblematico di tutta la partita: i Lakers che sono abituati a proteggere alla grande il ferro e a segnare canestri facili dentro l’area sono stati battuti dagli Heat proprio sul loro stesso terreno.

La partita negativa di Davis è una delle cause di questo dominio di Miami nel pitturato.

Raramente si è visto Davis commettere così tante infrazioni in attacco.

AD ha prima commesso una serie di falli superficiali che lo fanno costretto a giocare pochi minuti nel primo tempo e poi non è riuscito a svolgere quelle funzioni di help defender e rim protector che quest’anno sono stati la chiave della strepitosa difesa gialloviola. Davis si è fatto invece portare fuori dall’area da Olynyk e Crowder lasciando di fatto vita facile alle penetrazioni di Butler che con 26 punti nel pitturato ha disintegrato i Lakers.

Series Coverage

La Preview delle NBA Finals:

Game Recap:

Analisi Post Gara:

Il podcast con l’analisi di Gara 3:

Ascolta la preview delle NBA Finals tra Los Angeles Lakers e Miami Heat in compagnia di un gradito ospite: David Breschi aka Ciombe de l’UltimoUomo, #BasketballMinds e Ball Dont’ Lie.

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