Nelle precedenti uscite di questa rubrica ho scritto principalmente di aspetti difensivi, in questo episodio di Wrench and Numbers, invece, l’idea è di analizzare il contributo offensivo di un giocatore che con l’assenza di James ha ricevuto i galloni di Primary Ball Handler: Dennis Schröder.

L’infortunio alla caviglia di LeBron è stato un turning point della stagione dei Los Angeles Lakers: con il Re fuori per diverse settimane, per forza di cose Schröder ha dovuto prendersi più responsabilità con risultati per lo meno altalenanti. Dando un’occhiata a statistiche neanche troppo avanzate, è chiaro che l’utilizzo di Dennis sia cambiato ed abbia impattato sull’intero flow offensivo della squadra, come è ovvio che fosse.

In particolare si nota l’aumento dei turnover di squadra da 15 a 17.9 a partita, con un PACE sostanzialmente identico ed un Assist to Turnover Ratio calato da 1.64 ad 1.31. I numeri individuali di Dennis The Menace non sono migliori di quelli di squadra: il numero 17 gialloviola è passato da uno Usage Percentage di 22.4 a 25, con le palle perse schizzate a 3.6 per partita contro le 2.5 pre-infortunio di LBJ.

Le statistiche citate, se non altrimenti specificato, sono tratte da Synergy Sports™ (SS), Cleaning The Glass (CTG), NBA Advanced Stats (NBA) e Basketball Reference (BR). Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA. Sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright. © NBA Media Ventures, LLC.

Sliding Doors

Quando Schröder è entrato nella NBA nella stagione 2013/14 era una poco conosciuta point guard dalla estrema velocità e con pochissimo controllo. A quei tempi Atlanta era guidata da Mike Budenholzer e si avviava a diventare una squadra da tante vittorie in regular season e diverse run ai playoff disastrose.

Con il passare degli anni Dennis è stato promosso a point guard titolare di quegli Hawks, che però nello stesso lasso di tempo sono diventati una franchigia da bottom 5 della Eastern Conference. La pessima situazione tecnica e lo Usage troppo elevato hanno messo in mostra negli ultimi due anni del tedesco nella Big Peach sinistre tendenze nella gestione del gioco, quasi come se non fosse riuscito a migliorare il proprio decision making rispetto all’anno da rookie.

Le poche vittorie regalano alla squadra della Georgia la possibilità di pescare al Draft 2018 una point guard sicuramente superiore per ceiling e risonanza mediatica: Trae Young. Con l’arrivo del prodotto di Oklahoma si è capito subito che non ci fosse più spazio per Dennis e allora il cadavere di Melo Anthony e una pick lo portano ad OKC.

In quello che pare essere un ridimensionamento, il nativo di Braunschweig si trova per la prima volta in un contesto tecnico in cui calza a pennello. Sesto uomo e responsabilità di creazione da condividere con Shai Gilgeous-Alexander e Chris Paul lo portano a disputare, probabilmente, la miglior stagione in carriera.

Hello darkness, my old friend

Il passaggio ad L.A. è per Schröder un ennesimo salto in avanti: squadra da titolo ed altra big mind con cui condividere il pallone, LeBron James. Questo però fino al 20 Marzo 2021.

Da quella data il tedesco si è trovato orfano dell’MVP delle scorse NBA Finals, oltre che di Anthony Davis. Tornato in un ruolo che probabilmente sente di poter rivestire, ma per il quale pare mancare di qualità di lettura e tecniche sufficienti per il livello di una squadra da titolo, Dennis non ha esattamente giocato un mese esaltante.

Spoiler Alert: si avvisano i lettori che i contenuti dei prossimi contributi multimediali potrebbero urtare la sensibilità degli amanti del basket.

Wow.

Decision Making

Osservando le prestazioni di Schröder a partire dall’infortunio di LeBron, una problematica evidente è quella di non riuscire a prendere le decisioni giuste al momento giusto.

Spesso quando si parla dell’evoluzione di un ball handler si fa riferimento al fatto che con l’esperienza e la crescita delle conoscenze di compagni ed avversari in qualche modo il gioco “rallenti”. L’impressione è che per Dennis questo passaggio sia ancora lontano e spesso prenda decisioni, quando gestisce per troppo tempo il gioco, che poi finiscono per mettere in difficoltà i compagni e in molti casi generano la perdita del possesso.

Phoenix cambia e Schröder ha già deciso cosa fare: perdere il pallone.

Schröder si trova a dover affrontare uno dei migliori “cinque” per mobilità della lega: DeAndre Ayton. Mentre attacca l’area non si rende conto di come dal lato debole Phoenix abbia portato a protezione del pitturato già due giocatori e ferma il palleggio firmando la sua condanna a morte. Mikal Bridges è bravo a stare insieme ad Harrell e Devin Booker lascia sostanzialmente libero KCP in un angolo, il seguente passaggio è una sorta di preghiera perchè i Suns sono perfettamente posizionati per anticipare Trezz.

La sensazione è che letto lo switch avesse già deciso di dare la palla al compagno, senza considerare le condizioni di contorno. Una volta che il palleggio è stato fermato non c’è più nulla da fare per il 17 in maglia bianca e probabilmente è li che commette l’errore maggiore in termini di scelte.

Considerato il tempo rimanente sul cronometro, Schröder avrebbe dovuto creare separazione da Ayton indietreggiando in palleggio costringendo anche Jae Crowder e Booker a tornare piú vicini ai propri uomini, aprendo così il campo sia per l’attacco dal palleggio che per un’eventuale ricerca del mismatch dopo il cambio.

Velocità estrema senza controllo, risultati rivedibili.

Contro Sacramento, schierata in modalità super small, Harrison Barnes cambia sul pick-and-roll e cerca di arginare la penetrazione rapidissima del tedesco indietreggiando, provando innanzitutto a fare in modo che Dennis non veda il ferro.

I Kings riempiono l’area, Kuzma legge la direzione della testa di Schröder quando alza la palla e cerca di andare a riempire il dunker spot per dare a Dennis due soluzioni.

Si potrebbe obiettare che gli angoli vanno sempre tenuti pieni, ma nella situazione specifica è innaturale la scelta della point guard gialloviola, che ha un’uscita sicura verso Markieff Morris e invece decide di contorcersi e lanciare una palla, lenta, verso un angolo che non avrebbe dato alcun vantaggio a Kyle Kuzma anche fosse stato in quella posizione.

La scelta migliore sarebbe stata probabilmente far uscire la palla verso Kieff e fare una relocation nell’angolo forte. Ciò avrebbe permesso a Morris di scegliere se ribaltare per far arrivare via KCP la palla a Marc Gasol contro Buddy Hield. In alternativa avrebbe potuto servire Kuz, che continuando il taglio avrebbe occupato le tacche sul lato forte. Un’ulteriore possibilità sarebbe stata tornare dallo steso Schröder.

Scemo, scemo e più scemo.

In questa situazione contro i Philadelphia 76ers, Dennis è “supportato al meglio” dai due geni Montrezl Harrell e Kentavious Caldwell-Pope.

In uscita da un blocco con angolo pessimo di Trezz, Kenny si trova fronte a canestro con l’ex Clippers che dispone di un potenziale mismatch. Come però è evidente ai più, la concretizzazione del vantaggio in post del numero 15 lacustre non è poi così facile. Mike Scott anticipa con tutto il corpo il centro gialloviola, che indica al compagno di fargli arrivare la palla tramite Schröder: giusto!

Peccato che Harrell non faccia con il corpo il lavoro necessario per dare al compagno l’angolo di passaggio corretto, cosa che ovviamente il tedesco riuscirà a leggere, no? NO! Tentativo di lob pessimo, i Sixers recuperano agevolmente i pallone.

Nel caso specifico ci sono diversi errori di lettura dell’intero trio, ma che Schröder non capisca che quella palla non può essere data in quel modo è fuori da ogni logica. L’alternativa migliore sarebbe stata ribaltare ulteriormente, nella speranza che Trezz fosse riuscito a prendere e mantenere vantaggio attraversando l’area.

Execution

Oltre ai limiti di lettura del gioco, Dennis ha mostrato anche delle lacune di tipo tecnico che cominciano a diventare giorno per giorno più evidenti.

Eppure i fondamentali in Europa sono un ossessione!

Nelle due sequenze in analisi, oltre ad evidenti errori nella lettura del timing del pick-and-roll, per due volte Dennis passa la palla ad Harrell in maniera completamente errata. L’idea di schiacciare il pallone ci puó anche stare, ma solo se c’è il tempo e lo spazio necessario per far sì che la palla risalga nelle mani del lungo per permettergli di chiudere rapidamente al ferro.

Nel primo caso il passaggio non è il tipo corretto. Lo spazio in cui la palla dovrebbe teoricamente rimbalzare e raggiungere le mani di Trezz non è sufficiente; per sopperire a questa mancanza di spazio Schröder decide di dare forza nella speranza che la risalità dal parquet dopo il rimbalzo della palla sia quella necessaria. Risultato disastroso e palla persa.

Nella seconda situazione Harrell fa un lavoro molto intelligente rallentando la sua corsa quando vede che Mo Bamba sta “droppando” in maniera profonda. Ci sarebbe tutto il tempo e lo spazio per un passaggio battuto a terra, ma come successo in precedenza l’esecuzione è pessima e finisce sui piedi del rollante gialloviola.

Ennesima palla persa, ennesima errore tecnico.

Nella disastrosa performance dei Lakers contro i New York Knicks, l’ex Thunder ha collezionato una serie di palle perse mirabolanti. Le due sopra mostrate evidenziano chiare deficienze in termini di ball handling; nella prima il cambio dietro schiena è sbagliato non solo per esecuzione, ma anche perché avrebbe facilitato l’aiuto a metà campo degli avversari, considerata la presenza della linea laterale. Nel secondo caso Schröder perde completamente il controllo del corpo nel tentativo di eseguire un ultimo rimbalzo del pallone più forte, che gli consentisse in seguito di passare la palla direttamente dal palleggio.

Alle volte le dimensioni contano

Oltre ad i limiti tecnici c’è da considerare anche la struttura fisica non esattamente da colosso della point guard tedesca.

Conoscere i propri limiti è troppo importante, Dennis pare non averlo capito.

Nelle tre situazioni in esame Schröder commette sicuramente degli errori in termini di timing e lettura, ma il limite fisico è probabilmente la problematica numero uno. In tutte e tre le circostanze l’avvicinamento di difensori più grossi gli chiude completamente la linea di visione per gli scarichi, portando a palle perse banali.

La scelta di Frank ed il futuro di Dennis

Ad inizio anno mi ero detto scettico della scelta di Frank Vogel di schierare Schröder in quintetto; pensavo che l’idea di fargli guidare una second unit da corsa con Harrell e Kuzma sarebbe stata la più giusta.

Ma c’è un motivo per il quale Vogel allena in NBA e io no. Frank ha intuito come per Dennis fosse fondamentale la presenza di un secondo ball handler e che probabilmente la migliore versione del tedesco si potesse ottenere mettendolo accando al piú dominante dei ball handler a roster, per l’appunto LBJ.

A mio avviso Schröder ha giocato una stagione più che sufficiente, la sua presenza difensiva ed il suo effort complessivo è sicuramente una delle note positive, ma volendo valutare quanto possa in generale dare a questa franchigia, analizzare la situazione attuale è doveroso e gli va dato il giusto peso in tutte le decisioni future.

Ad oggi lo stretch senza il nativo di Akron ha riportato Dennis ai tempi delle palle perse assurde e delle molte decisioni sbagliate. Questo ha fatto storcere il naso a molti, me compreso, considerando che l’ex Wurzburg ha rifiutato a cavallo della deadline un’estensione probabilmente in linea con il suo valore, con l’obiettivo di portare a casa qualche milione in più. A questo punto la domanda, come avrebbe detto qualcuno, nasce spontanea: possono i Lakers investire parte del proprio futuro in un giocatore che mostra tutte queste lacune quando gli viene chiesto di salire di colpi e guidare la squadra? Ai posteri…

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Ingegnere, partenopeo disperso tra le Alpi svizzere, world traveler. Ho cominciato con Clyde Drexler per finire ai Lakers. Everything in its right place, no?

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