La free agency NBA è vicina e se il compito dei Los Angeles Lakers si preannunciava complesso con in mente il roster che aveva terminato la scorsa stagione, la trade Westbrook ha ulteriormente complicato i piani.
La scarsa fisicità difensiva sugli esterni, la mancanza di tiratori affidabili e di una fonte secondaria di gioco da affiancare a LeBron erano i need che ante-Westbrook avevamo identificato noi di LakeShow e molti degli analisti NBA.
L’acquisizione del prodotto di UCLAcopre in qualche modo la necessità di shot creation, ma con l’uscita di Kentavious Caldwell-Pope e probabilmente di Dennis Schröder la difesa point of attack dei Lakers dovrà essere completamente ricostruita.
Al netto del fatto che non sappiamo quale sia il piano di Rob Pelink, tiro e difesa sembrano i gap primari da colmare considerato quanto visto lo scorso anno.
La domanda quindi, è ovvia: What’s next Rob? Proviamo a rispondere noi.
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Shoot the Runner
di Giuseppe Critelli
Chi ha avuto la sfortuna di ascoltare il sottoscritto in Lakers Speaker’s Corner e in altri lidi, ha dovuto sopportare i miei rant sulla penuria di tiratori affidabili in casa gialloviola. Negli ultimissimi anni la filosofia dei Lakers è stata quella di costruire una squadra estremamente grossa e lunga, anche a costo di sacrificare qualcosa in termini di spacing e di shooting. Una scelta che si è rivelata senza dubbio vincente.
Nella run che li ha portati a trionfare nella bolla, la squadra di Frank Vogel ha alzato il Larry O’Brien Trophy nonostante abbia tirato con un mediocre 35% nelle conclusioni da dietro l’arco, sopperendo a questa debolezza strutturale del roster con una produzione costante ed efficiente nel pitturato.
Quest’anno invece l’incapacità di mandare a bersaglio i tiri aperti generati dall’attacco è stata uno dei motivi che li ha portati all’uscita prematura contro i Phoenix Suns.
Nella serie contro la squadra dell’Arizona, infatti, i Lakers hanno tirato le triple aperte con un pessimo 27.4%, facilitando così il compito ai Suns che, con il passare delle partite, hanno potuto riempire sempre più l’area invitando al tiro in maniera plateale i role player californiani. Se escludiamo LeBron James e Marc Gasol, tutti i giocatori losangelini hanno tirato con percentuali inferiori al 35% nella serie, con il picco negativo di Kyle Kuzma che si è esibito in un terrificante 4/23 (17.4%) dalla lunga distanza.
Alla luce della venuta di Russel, di questi numeri agghiaccianti e in generale di una stagione ampiamente negativa dal punto di vista balistico, penso che uno dei need più grandi dei Lakers in vista della prossima annata sia quindi proprio lo shooting. Al di là delle percentuali in sé, la gravity generata da tiratori affidabili e rispettati (leggasi Danny Green o KCP nell’annata del titolo) libererebbe l’area alle incursioni di James, Davis e Westbrook, aumentando in maniera esponenziale la pericolosità del pick and roll tra le star gialloviola, soprattutto quando AD gioca da 5.
Ecco allora due profili perfetti per Vogel che potrebbero essere prendibili con le poche risorse a disposizione.
Bullock & Ellington
Il cavallo di ritorno Reggie Bullock sarebbe il mio nome per la MLE.
Premettendo che le probabilità che Bullock non prenda una full MLE sono basse, il profilo è esattamente quello che serve: quasi 2 metri, il 40% da tre su circa 6 tentativi per gara e difensore più che onesto.
Le stagioni ad LA di Bullock, sia con i Lakers che con i Clippers, non sono state esattamente esaltanti, ma il giocatore visto in maglia Knicks farebbe comodissimo anche per la difesa competente mostrata sia sul pick and roll che quando ha dovuto inseguire gli avversari sui blocchi. Dando un occhio invece ai playtipe offensivi, la scorsa stagione Bullock ha generato 1.13 PPP in situazioni spotup e 1.51 PPP in transizione. Quest’ultimo numero è particolarmente interessante considerato l’arrivo di Russell Westbrook. Russ infatti ama particolarmente scatenare i suoi cavalli in campo aperto e servire i tiratori a rimorchio.
Il giocatore che propongo, invece, con un contratto al minimo salariale è il mio cavallo di battaglia Wayne Ellington.
La guardia di Detroit viene da una stagione al tiro decisamente interessante: 6 tentativi da dietro l’arco convertiti con il 42% che lo renderebbe di gran lunga il miglior tiratore a roster in termini statistici.
A differenza di Bullock, Wayne è un difensore negativo. Nei momenti giusti del match, però, può aprire il campo grazie ad una velocità sopra la media quando deve uscire dai blocchi e ad un buon arsenale di finte, sia con la palla che senza, che gli consentono di liberarsi del proprio difensore.
What’s next Rob? Defense.
di Nello Fiengo
Più velocità e meno fisicità, copertura orizzontale del campo e close out aggressivi: cosi i Lakers avevano pensato di cambiare la loro difesa nella seconda stagione di Frank Vogel alla guida dei giallioviola.
Il meccanismo difensivo vincente della stagione 2019/20 è stato sacrificato sull’altare del ringiovanimento della rosa e delle opportunità di mercato; con il senno di poi si può contestare al GM gialloviola di non aver costruito un roster che potesse aiutare Vogel a riproporre uno juggernaut difensivo come si era visto nella stagione del titolo.
Tenendo per un momento in pausa l’acquisizione di Brodie, i Lakers lo scorso anno hanno dimostrato di sentire la mancanza di Danny Green in diverse aree del campo, ma principalmente per la sua capacità di giocare una “terza linea” difensiva efficace nei quintetti piccoli con Lebron e Davis.
Per una difesa di aiuto in qualche modo carente nella scorsa stagione, abbiamo visto però una difesa point of attack decisamente più aggressiva e che ha, in qualche modo, tenuto in piedi la baracca quando AD non era disponibile. Schröder, KCP e Caruso hanno fatto un ottimo lavoro in termini di pressione e indirizzamento del pallone per portarlo dove Vogel ritenesse fosse meno pericoloso.
L’effetto collaterale primario della trade Westbrook per i Lakers è quello di aver creato un buco enorme in termini di difesa POA, che dovrà essere ricostruira probabilmente anche chiedendo a Caruso di difendere più a tutto campo rispetto al passato.
Porter Jr. & Bazemore
Volendo giocare a fare qualche nome in vista della free agency il mio primo “pick” è Otto Porter Jr.
L’ex Georgetown viene da tre stagioni tribolate tra infortuni e trade in contesti non esattamente vincenti, ma per istinti e caratteristiche fisiche potrebbe far comodissimo ai Lakers. Tralasciando gli aspetti offensivi Porter può garantire ai Lakers un difensore capace di stare con le big guard stile Kawhi in single coverage, ma anche letture e la struttura per essere efficace nell’aiutare al ferro, in particolare nelle situazioni “scramble” in cui Green era stato un valore aggiunto nella bolla.
Cercando di mediare i dati riportati da Sinergy, e considerando che nelle ultime due stagioni OPJ ha giocato rispettivamente 14 e 28 partite, i numeri descrivono un giocatore maggiormente efficace nella difesa on the ball in particolare nelle situazioni di P&R ed handoff; meno bene invece in isolation e spot-up ed un andamento ondivago in aiuto, dove la mano di Vogel dovrebbe sentirsi e molto.
Al momento il mercato di Porter Jr. non è chiaro, il potenziale fit con un team che va per il titolo è perfetto ma la tenuta fisica è un punto di domanda rilevante e ma proprio questo “dubbio” potrebbe essere il più grande alleato dei Lakers e portare l’ex giocatore degli Wizards ad accettare la mini MLE gialloviola.
Il secondo nome che provo a mettere sul tavolo è Kent Bazemore.
Già in passato ai Lakers e non esattamente uno specialista per il POA, ma Baze è un difensore sul livello di KCP in situazioni di pick and roll e secondo Synergy addirittura migliore dell’ex Pistons nelle situazioni spotup ed handoff. Insomma, un’aggiunta che potrebbe funzionare per coprire il buco a metà campo ma che comunque non colmerebbe il need della difesa a tutto campo.
Ovviamente non sappiamo se il minimo possa bastare per acquisire Kent. Non è esattamente un nome “sexy”, ma più di una contender con problemi di cap potrebbe pensarci come 8/9 spot.
Nelle due stagioni da deus ex machina dei Lakers, Pelinka ha prima costruito un roster vincente e aderente al coaching staff e poi uno talentuoso ma meno adatto alle idee di campo di Vogel; nella terza stagione con dei constraints rilevanti, l’ex agente di Kobe è chiamato a costruire un roster intero sostanzialmente con soli minimi. Il rischio di farsi attrarre da “grandi vecchi” e sottovalutare la necessità di “young legs” per affrontare la lunga regular season NBA è dietro l’angolo. Fare una collezione di figurine sarebbe la scelta sbagliata caro Rob, anche se lo star power è ancora un elemento importante, la scorsa stagione insegna che una certa solidità fisica è altamente rilevante per una run playoff profonda e che possa portare all’anello.