Il 27 gennaio del 2015 i Los Angeles Lakers di Byron Scott ospitano allo Staples i Washington Wizards dei rampanti John Wall e Bradley Beal. Quel roster gialloviola è sicuramente uno dei più mediocri della storia losangelina. E quel giorno i Lakers, privi degli infortunati di lungo corso Kobe Bryant e Julius Randle, si presentano alla sfida contro Washington con il seguente ed eloquente quintetto: Jordan Clarkson, Wayne Ellington, Ryan Kelly, Jordan Hill, Robert Sacre.
Facile immaginare l’esito dell’incontro, con gli scapestrati in maglia gialloviola che soccombono sotto i colpi di Wall e Beal, nonostante il season high di un Wayne Ellington da 28 punti, 3 rimbalzi, 3 assist e 3 rubate.
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Ritorno al Futuro
La stagione della guardia tiratrice da UNC fu una delle pochissime note liete dell’annata dei Lakers. Arrivato a Los Angeles dopo una parentesi negativa a Dallas e dopo anni anonimi tra Minnesota, Memphis e Cleveland, Ellington iniziò a mostrare a L.A. alcuni lampi interessanti. Ma la sua consacrazione definitiva arrivò di lì a poco nelle due stagioni e mezza trascorse a Miami (dal 2016 al 2018), dove di fatto svolgeva i compiti offensivi che oggi sono di Duncan Robinson e in passato furono di Ray Allen.
È a South Beach che Wayne ha iniziato ad aumentare in maniera esponenziale il numero di triple tentate a partita (da 3.5 a oltre 7), mettendo in mostra un motore instancabile lontano dalla palla e una notevole capacità di leggere le situazioni di gioco offensive. Due caratteristiche fondamentali per giocare con continuità in un sistema esigente come quello di Spoelstra.
Dopo essere stato ceduto alla deadline, però, Ellington non è più riuscito a replicare quel rendimento fino a quando l’anno scorso, nei Detroit Pistons di Dwane Casey, ha ritrovato la sua dimensione di tiratore prolifico, concludendo la stagione con un ottimo 42% dalla lunga distanza e battendo anche il record di franchigia per triple segnate in cinque partite consecutive (27).
Oggi i Lakers riabbracciano un giocatore diverso rispetto a quello lasciato sei anni fa: Wayne Ellington è adesso un autentico specialista da tre, particolarmente abile a concludere in uscita dai blocchi e a rimorchio in transizione. In poche parole uno dei migliori tiratori disponibili sul mercato.
Move and Shoot
Gli ultimi dieci anni di NBA ci hanno regalato poche certezze, ma anche qualche equazione sicura: se metti insieme LeBron James e dei tiratori affidabili ci sono ottime possibilità di creare un attacco élite. I Lakers del Prescelto hanno però sempre avuto tiratori modesti o al massimo efficienti in una sola situazione di gioco: il tiro piedi per terra.
Wayne Ellington si prende senza dubbio tante conclusioni cosiddette spot up (33% dei suoi possessi), ma a differenza dei vari Danny Green, Wesley Matthews o Kentavious Caldwell-Pope è un tiratore molto più dinamico. Il prodotto di UNC non sta mai fermo lontano dalla palla, dove spesso si esibisce in una serie di blocchi, accelerazioni, decelerazioni, cambi di direzione, finte e controfinte che mandano in confusione le difese permettendogli di creare un tiro aperto per sé o per i compagni.
Nell’ultima stagione ai Pistons, Dwane Casey ha preso il playbook di Spoelstra e ha riproposto alcuni giochi degli Heat per sfruttare al meglio le caratteristiche di Ellington. Detroit iniziava spesso i quarti dispari con una play call per liberare al tiro la guardia da UNC, magari in uscita da due blocchi verticali.
Proprio la sua dimensione di tiratore in uscita dei blocchi è a mio avviso quella più interessante. L’anno scorso Ellington ha chiuso la stagione nel 76%ile nelle situazioni off screen. L’ex giocatore dei Pistons è leggermente sottodimensionato per il ruolo di shooting guard, ma possiede un’ottima accelerazione sul primo passo. Una qualità che, unita alla capacità di sfruttare al meglio gli angoli dei blocchi e ad una meccanica di tiro molto fluida, gli consente di essere un tiratore dinamico tra i più pericolosi della lega.
A differenza della maggior parte degli specialisti moderni, Ellington non è molto efficiente quando può tirare dagli angoli. Nella passata stagione, infatti, ha mandato a bersaglio le corner three con un mediocre 32%. Laddove invece è semplicemente letale è nelle triple above the break: 45% e addirittura 96%ile in tutta la NBA.
I Lakers dovranno sicuramente tenere in considerazione questa sua caratteristica. Avere, infatti, un tiratore così pericoloso quando si muove in allontanamento dal canestro, porterà vantaggi innegabili ai lunghi gialloviola che avranno più spazio per attaccare il pitturato. La guardia da UNC, infatti, non è solo abile a concludere in uscita dai blocchi, ma è brava anche a leggere i movimenti delle difese e a servire i compagni subito dopo la ricezione.
Che ruolo e quanti minuti ai Lakers
Verosimilmente ai Lakers si giocherà un posto nelle rotazioni con Malik Monk, ma vista la sua esperienza e le sue abilità balistiche è probabile che Vogel decida di inserirlo stabilmente nei dieci/undici che scenderanno in campo ogni sera, magari facendolo addirittura partire in quintetto. I gialloviola avranno bisogno di spacing, specie quando ci saranno contemporaneamente in campo Westbrook, James e Davis, ed Ellington è sicuramente in grado di fornirlo.
Qualora dovesse essere inserito nello starting five insieme a Gasol, il coaching staff potrebbe decidere di coinvolgerlo in diverse situazioni di handoff. L’anno scorso aveva sviluppato una grande intesa con Plumlee e Griffin ed è facile pensare possa avvenire lo stesso anche con Gasol e Davis. Il catalano va a nozze con giocatori intelligenti che leggono il suo stesso spartito, mentre il passaggio consegnato di AD per Ellington potrebbe essere una delle tanto agognate soluzioni per far ricevere in maniera dinamica il numero 3 angeleno.
La presenza di Ellington non sarà però positiva solo nell’attacco a metà campo. Una delle skills migliori dell’ex giocatore dei Pistons, infatti, è la capacità di farsi trovare pronto negli angoli in transizione e colpire le difese nei primissimi secondi dell’azione, situazione nella quale ha generato ben 1.6 punti per possesso (99%ile). I Lakers, come ha dichiarato Vogel, saranno una squadra che proverà a correre, soprattutto quando Westbrook catturerà i rimbalzi difensivi. Probabilmente vedremo l’ex giocatore degli Wizards attivare i cavalli in contropiede e servire spesso e volentieri Ellington per una tripla in angolo.
Volendo, invece, ipotizzare uno scenario in cui il nativo di Wynnewood parte dalla panchina, mi piacerebbe vederlo nella second unit guidata da James. Come accennato in precedenza Ellington è un buonissimo bloccante e sa quando “slippare” un blocco per far perdere le tracce di sé al difensore. Per questo sarebbe interessante vederlo giocare il pick and roll con LeBron, una soluzione che il Prescelto ama particolarmente perché gli consente di forzare un mismatch e da lì manipolare la difesa a suo piacimento. Con le partenze di Caruso, KCP e Schröder, Ellington è probabilmente uno dei giocatori migliori per riproporre in maniera efficace il pick and roll tra James e una guardia.
In generale Wayne Ellington è sicuramente un profilo che mancava a questi Lakers. Già oggi possiamo considerarlo come il miglior tiratore avuto dai gialloviola da quando LeBron James ha scelto di prendere casa stabilmente a Los Angeles. Parliamo, però, di un giocatore con diversi limiti che potrebbero condizionare il suo impiego in regular season e soprattutto ai playoff. Il suo impatto in attacco rischia di essere troppo condizionato dalle sue percentuali e non è da escludere che la stagione a Detroit possa essere stata l’ultimo sussulto della carriera. Nelle precedenti esperienze, infatti, sia ai Knicks che sempre ai Pistons, era sembrato in declino, soprattutto dal punto di vista fisico.
La carta d’identità va adesso per i 34 anni, i Lakers dovranno allora centellinare i suoi minuti e sperare abbia ancora qualche cartuccia da sparare. Difensivamente, poi, sarà sempre e comunque un minus. Non ha i mezzi atletici per poter stare con i pari ruolo e in uno scenario altamente competitivo come quello della post season verrebbe costantemente puntato per esporre le sue lacune in termini di stazza ed esplosività.
Se però i Lakers troveranno l’ultima versione di Ellington, quella ammirata a Detroit l’anno scorso, potranno beneficiare di un complemento offensivo perfetto per le loro stelle e di quel tiratore intelligente e dinamico che non hanno mai avuto nelle passate stagioni. E ricordiamolo sempre: You can never have enough shooting.
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Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.