A poche ore dal draft 2021, Rob Pelinka completa la prima mossa di mercato della off season dei Los Angeles Lakers: Russell Westbrook arriva in California dai Washington Wizards in cambio di Kentavious Caldwell-Pope, Kyle Kuzma, Montrezl Harrell e la prima scelta 2021. A margine dell’operazione ci sono anche 3 future seconde scelte in favore dei gialloviola. In un solo colpo il roster e l’idea di squadra concepita nella off season precedente sono spazzati via.

Brodie da sempre è un giocatore che divide le opinioni di addetti ai lavori e tifosi e la nuova partnership con James e Davis non fa eccezione. Ci sono ragioni valide sia per sognare una stagione trionfale come per temere un disastro epocale. Di sicuro sarà una annata da ricordare, in perfetto Hollywood style.

Le statistiche citate, se non altrimenti specificato, sono tratte da Synergy Sports™ (SS), Cleaning The Glass (CTG), NBA Advanced Stats (NBA) e Basketball Reference (BR). Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA. Sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright. © NBA Media Ventures, LLC.

He’s coming home

Il viaggio cestistico di Westbrook parte da Los Angeles. Nato a Long Beach il 12 Novembre 1988, gioca per la Leuzinger High School di Lawndale, a due passi da Inglewood. Non è tra i prospetti più in vista nella nazione, ma il suo talento emerge nell’anno da Senior. Arriva la chiamata di coach Howland a vestire la maglia dei Bruins di UCLA, dove prende il posto della vecchia conoscenza lacustre Jordan Farmar. Gioca due stagioni a Westwood ed insieme a Darren Collison e Kevin Love raggiunge in entrambi i casi la Final Four NCAA, pur senza laurearsi campione.

Nell’estate 2008 è tempo per il salto tra i professionisti. Scelto dai Seattle SuperSonics, non indosserà mai la maglia che fu di Gary Payton e Shawn Kemp, ma insieme a tutta la franchigia si trasferisce ad Oklahoma City.

Il resto è storia e per la precisione è la storia dei Thunder: primo quintetto rookie nel 2009, con Kevin Durant e James Harden raggiunge la finale NBA 2012 persa contro i Miami Heat e nel 2016/17 – unico superstite del giovane trio di stelle – arriva il titolo di MVP dopo la prima stagione in tripla doppia di media dai tempi di Oscar Robertson.

L’avventura con OKC termina nell’estate 2019 in seguito a un paio di deludenti eliminazioni al primo turno e soprattutto alla partenza di Paul George verso la seconda squadra di Los Angeles. Arriva la reunion con Harden nella Houston di Morey e D’Antoni, ma dopo una buona stagione regolare i Rockets implodono in seguito all’eliminazione subita per mano dei Lakers futuri campioni NBA. La trade con John Wall porta Brodie a Washington, ma quella ai Wizards è solo una breve parentesi prima del ritorno in California: ora lo attende la maglia gialloviola.

Mr. Tripla Doppia

A pochi mesi dal compleanno numero 33, Westbrook non è più l’incredibile atleta ammirato ai Thunder, ma la sua fisicità resta nell’élite del gioco e gli permette di archiviare la quarta stagione in tripla doppia di media (22.2 punti, 11.5 rimbalzi e 11.7 assist) in cinque anni.

L’avventura a Washington inizia tra molte difficoltà, sia personali causa i problemi alle ginocchia, che di squadra tra infortuni e protocollo Covid. La svolta per Russ arriva dopo l’All-Star break: il rendimento sale a 23.6-12.8-13.1 e trascina gli Wizards, i quali chiudono la stagione con il record di 17-6 e centrano l’ottavo posto nella Eastern Conference.

A tutto gas

I pregi e difetti di Russell sono noti da un decennio e i numeri relativi al 2020/21 confermano come ci si trovi di fronte ad un giocatore dotato di talento e cattiveria agonistica fuori dal comune anche per gli standard NBA, ma con lacune tecniche e di comprensione del gioco evidenti.

Lo usage rating di 35.7 (98%ile Nba) esemplifica come sia un giocatore che vuole la palla in mano e a lungo. Con la sfera il meglio lo da quando attacca il canestro e coinvolge i compagni. Nonostante il calo atletico, il 30% delle conclusioni (61%ile) avviene al ferro e in tale situazione l’efficienza è elevata (65%, pari al 84%ile). Il passaggio è forse l’aspetto più sottovalutato del suo gioco; i suoi assist non sono spettacolari, ma ha grande visione di gioco ed è in grado di servire con efficacia sia i compagni sul perimetro che in area, in particolar modo con dei pocket pass in seguito al pick-and-roll.

Per la terza volta è il miglior assist man della stagione con 11.7 a partita.

Westbrook è inoltre uno dei migliori rimbalzisti nella storia del gioco nella posizione di guardia e la scorsa stagione ne è una conferma (98%ile per rimbalzi offensivi e 100%ile per difensivi). Da questo fondamentale nasce la sua abilità di lanciare la squadra in transizione. Con lui in campo la frequenza dei contropiedi degli Wizards sale del 2.2% (91%ile) e i punti per possesso migliorano di 1.8 (89%ile); dati di tale eccellenza sono uno costante anche ai tempi di Rockets e Thunder.

Rimbalzo e transizione: pochi giocatori possono essere così elettrizzanti.

Le note dolenti

La critica sottolinea il pessimo 30.5% dall’arco in carriera, testimone delle lacune tecniche al tiro, dato anacronistico in una lega dove le triple hanno sempre maggiore importanza. Il reale problema del suo gioco offensivo non si limita alle percentuali, ma risiede nel decision making. Lo stile di gioco sempre aggressivo e sempre al massimo lo porta a compiere pessime scelte. Ne conseguono conclusioni a bassa efficienza e palloni persi banali, aspetto in cui è il peggiore della lega con 4.8 turnover a sera.

Nella scorsa stagione il 27% dei tiri presi sono long two (98%ile) convertiti con un mediocre 39% (39%ile), dato che influisce in modo pesante sulla sua efficacia.
Long two senza muovere la difesa e palloni persi, il lato oscuro del suo gioco.

La difesa è l’altro aspetto critico di Russ. I mezzi atletici sono notevoli, ma questo vantaggio lo ha portato negli anni ad essere un difensore pigro e spesso distratto.

Warning alert: non mostrare nelle scuole basket.

Le clip soprariportate sintetizzano i difetti della sua difesa. Nella prima azione è troppo alto sulle gambe e passivo nella difesa point of attack su Brogdon, di conseguenza viene battuto al ferro. Il secondo estratto mostra come tende a distrarsi lontano dal pallone: perde il semplice taglio orizzontale di Kieff Morris, non esattamente uno scorer di alto livello. Infine, nell’ultima clip, con Sabonis in post pare riposarsi in attesa del rimbalzo; complice la pessima difesa di squadra Brogdon è perso sul perimetro e il lituano lo pesca per una comoda conclusione dall’arco.

Quale fit ai Lakers

La curiosità su come un giocatore dagli alti e bassi così evidenti possa integrarsi nella squadra di LeBron James è alta. Westbrook prende il posto di point guard titolare lasciato (insieme a 84 milioni di dollari) da Dennis Schröder. È presumibile Vogel conceda a Russ un minutaggio simile al tedesco, ovvero tra i 30 e i 34 minuti a gara, e lo impieghi in una rotazione analoga.

Brodie dovrebbe trovarsi in tre contesti tattici diversi all’interno della singola partita: lo starting five in apertura dei quarti dispari insieme alle star e con il doppio lungo, quindi è presumibile si ritrovi a guidare la squadra insieme a Davis nei minuti di riposo di James ed infine la closing lineup angelena dovrebbe riproporre la strutturazione con AD da 5.

Big Three

Il successo dello scambio orchestrato da Pelinka passa in primo luogo dalla chimica che il futuro #0 gialloviola troverà con James e Davis. I detrattori della trade evidenziano come nessuna delle tre stelle abbia il tiro come punto di forza e come Westbrook sia un giocatore poco propenso a giocare lontano dalla palla, aspetti che lasciano immaginare le difese avversarie passare sotto i blocchi e intasare l’area.

Ma è bene sottolineare come la capacità dei Big Three lacustri di attaccare il ferro è forse senza precedenti nella storia recente del gioco, se i tre protagonisti sapranno trovare chimica, rinunciare ad alcuni possessi e uscire dalla loro comfort zone l’attacco gialloviola può essere esplosivo.

Il principale beneficiario dell’arrivo di Brodie nella città degli angeli può essere Anthony Davis. Russ è in grado di servire alla perfezione un rim runner come The Brow nelle situazioni di transizione. Anche a difesa schierata, nonostante la gravity sia limitata, riesce a trovare il lungo in spazi stretti e con i tempi giusti, sia da pick-and-roll che nel dunker spot. Se AD si convince ad attaccare senza palla, può essere un’arma inarrestabile.

Russ non ha mai giocato in carriera con un lungo come AD e può ulteriormente esaltarne il talento.

Ma cosa farà Russell Westbrook nei momenti della partita in cui l’attacco è guidato da LeBron?

In primo luogo c’è da notare come i pessimi numeri al tiro nascano soprattutto dalle situazioni di pull up, mentre nella passata stagione in catch and shot registra il 35.6%, dato non esaltante ma in linea con i Lakers di Vogel (36.9% di squadra in entrambe le annate) e con il predecessore Schröder (36.3%).

Inoltre, il passato di Russ dimostra come sia in grado di avere meno il pallone in mano per adattarsi a un compagno come Harden. Questo aspetto è evidente paragonando i numeri relativi ai tocchi per partita (76.8 ai Rockets e 95.3 ai Wizards) e ai secondi di possesso per tocco (4.49 contro 5.33). L’anno a Houston, nonostante un minor numero di assist, è in grado di sfruttare la gravity generata dal Barba e registra i career high in termini di percentuale dal campo (47.2%) e in frequenza di tiri al ferro (49%).

Mike D’Antoni ha fatto anche cose buone (semicit.)

In modo analogo la chiave per massimizzare i minuti con il Re è il movimento. Dal lato debole, tagliare con i tempi corretti può permettergli di ricevere un assist al ferro oppure di poter riattaccare la difesa da una situazione vantaggiosa. Altrettanto importante è non fermarsi dopo aver passato il pallone, le attenzioni che generano le due stelle lacustri possono aprire spazi invitanti per un atleta come l’ex UCLA. Inoltre Russ è un rimbalzista offensivo di altissimo livello, probabilmente senza eguali nel ruolo: in carriera, nei ranking di Cleaning the Glass è sempre stato 96%ile o meglio nel fondamentale.

Brodie ha il talento per essere una minaccia partendo off the ball.

Allo stesso tempo anche LeBron può avvantaggiarsi della presenza del nativo di Long Beach. Oltre ad avere un minore carico offensivo, se accetta di giocare alcuni possessi come bloccante nel pick-and-roll o lontano dal pallone è totalmente devastante per le difese avversarie. In situazione di taglio il Prescelto produce 1.55 punti per possesso (91%ile).

LeBron innescato in movimento è inarrestabile.

La parola d’ordine in molte delle dichiarazioni estive dei protagonisti è “sacrifice”. Se a questa faranno seguire i fatti l’attacco gialloviola renderà felici i tifosi.

Vogel Defense

Se il sacrificio è importante quando i Lakers hanno il pallone, diventa fondamentale quando lo hanno gli avversari, a maggior ragione in un roster indebolito dalle partenze di ottimi difensori perimetrali come Caruso e KCP.

I motivi per essere ottimisti ci sono. Le minori responsabilità offensive e un minutaggio lievemente inferiore possono permettere a Westbrook di avere maggiore energia per la metà campo difensiva, mentre la cultura di squadra e un allenatore come Frank Vogel dovrebbero innalzare la sua soglia di attenzione.

Nonostante i difetti evidenziati, Russ è in grado di accumulare un alto numero di palloni rubati (1.4 pari al 45%ile) e stoppate (0.5 pari al 61%ile) grazie ad atletismo e istinto. Coach Frank può utilizzare tali doti all’interno di una difesa aggressiva e orientata al recupero palla per partire in transizione, anche a costo di concedere qualche canestro facile.

Anche nella propria metà campo Russell è in grado di dare spettacolo.

Rispetto al predecessore Schröder, Westbrook garantisce maggiore fisicità e versatilità a Vogel, in particolar modo nei quintetti con Davis da 5. Oltre alla già citata abilità a rimbalzo, i suoi centimetri gli permettono di switchare anche su avversari più grossi. Nel 2020/21 Russ difende il 60.3% del tempo sulle guardie avversarie e il 35.1% sulle ali, mentre i numeri di Dennis sono 75.5% sulle guardie e 19.9% sulle ali. In questo contesto l’ex UCLA, se riesce a restare attento e disciplinato, ha anche i mezzi per dare verticalità a centro area e agire in aiuto, concetti molto cari al coach gialloviola.

La fisicità di Russ è fuori dal comune per una point guard e ben si sposa con il concetto di bully ball caro a Vogel.

Innegabilmente ci sono molti “SE” lungo la strada di Russell Westbrook e dei Lakers. Le possibilità di smentire gli scettici e coronare una carriera a cui manca un solo tassello per essere davvero speciale ci sono tutte. La Legacy del figlio di Long Beach passa dalla prossima stagione in maglia gialloviola. Noi ci resta che fare il tifo per lui.

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Torinese, consumatore seriale di eventi sportivi. Grazie a Magic Johnson nasce la passione per la pallacanestro, i Lakers e la costa Ovest degli Stati Uniti. Esperienza NBA trentennale dal divano di casa. Phil Jackson è la guida spirituale di riferimento.

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