Il tema del ritorno è il leitmotiv del mercato estivo dei Los Angeles Lakers.

Russell Westbrook è di nuovo in California e per giunta nella città dove è nato. Rajon Rondo e Dwight Howard indossano il gialloviola dopo una sola stagione di lontananza per rivivere le emozioni della bolla di Orlando. Mentre Kent Bazemore, Wayne Ellington e Trevor Ariza sono veterani rientrati ad anni di distanza dalla prima esperienza lacustre.

E infine c’è DeAndre Jordan, l’ultima firma tra i nuovi volti riportati nella Città degli Angeli da Rob Pelinka; il centro che nel ritorno a Los Angeles cambia sponda, arrivando ad indossare la maglia dei Lakers dopo dieci anni di carriera trascorsi ai Clippers.

Le statistiche citate, se non altrimenti specificato, sono tratte da Synergy Sports™ (SS), Cleaning The Glass (CTG), NBA Advanced Stats (NBA) e Basketball Reference (BR). Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA. Sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright. © NBA Media Ventures, LLC.

L’avventura a Brooklyn

Nato il 21 Luglio 1988 a Houston, resta nello stato natale e frequenta la Texas A&M University. Dopo un solo anno di college lascia gli Aggies per entrare nella NBA, venendo scelto dagli LA Clippers al secondo giro con la 35ma chiamata.

Insieme a Chris Paul e Blake Griffin è protagonista dell’era Lob City; per quanto i ragazzi guidati da Doc Rivers non riescano ad andare oltre al secondo turno dei Playoff, si toglie molte soddisfazioni a livello individuale. DeAndre Jordan è inserito tre volte negli All-NBA Team e vince per due volte la classifica dei rimbalzisti. Nel 2018 ritorna in Texas ai Mavericks, ma dopo pochi mesi l’operazione Porzingis lo porta ai New York Knicks.

L’estate successiva si unisce agli amici Kevin Durant e Kyrie Irving ai Brooklyn Nets. Dopo un primo anno interlocutorio, con il ritorno di KD e la trade per James Harden i Nets sono una contender a tutti gli effetti. Ma DAJ non è più il freak atletico dei tempi d’oro e non si adatta al gioco di Steve Nash, non a caso il coach canadese lo esclude totalmente dalle rotazioni dei Playoff.

Le cifre sono più che discrete: 7.5 punti, 7.5 rimbalzi, 1.1 stoppate in 21.9 minuti a partita e con il 76.3% al tiro dal campo. Il problema è che si tratta di numeri buoni per il fantasy basketball, ma cosiddette empty calories per vincere le partite.

Un dato rappresenta al meglio la stagione di Jordan ai Nets: è l’unico tra i giocatori con un minutaggio significativo ad avere Net Rating negativo (-1.9). In particolare, in attacco è penalizzato dal fatto che l’attacco bianconero è al suo meglio quando può schierare 5 giocatori pericolosi dall’arco.

Ma i problemi più gravi arrivano nella propria metà campo, dove i newyorchesi preferiscono avere giocatori in grado di cambiare su ogni blocco. Strategia difensiva che il lungo texano non può svolgere a causa della poca mobilità laterale quando portato lontano dal pitturato. Inoltre, anche quando protetto da Nash con schieramenti più tradizionali, Jordan è risultato spesso passivo e tutta la difesa di squadra ha faticato a trovare compattezza in un diverso spartito.

Nella prima clip è isolato contro Booker e non può nulla contro la guardia dei Suns. Nell’azione successiva Jordan e tutta la difesa dei Nets sono disconnessi e per Antetkoumpo è facilissimo trovare la via del canestro dopo il gioco a due con Holiday.

In questo contesto tecnico non sorprende la decisione del GM Sean Marks di scambiarlo ai Pistons nella trade che porta Sekou Doumbouya a Brooklyn.

Javale McGee 2.0

Dopo il buyout con Detroit, la firma con i Lakers arriva il 9 Settembre. Nelle intenzioni di Pelinka e coach Frank Vogel c’è l’idea di riproporre la formula vincente della stagione del titolo 2020; ovvero affiancare ad Anthony Davis due lunghi in grado di dare verticalità in entrambe le metà campo. Howard riprende il suo posto, mentre DeAndre Jordan sostituisce Javale McGee.

In attacco l’incognita è relativa al fit con le tre stelle, in quanto la presenza del centro texano può comportare spaziature non ottimali per la presenza di troppi non tiratori. Se saranno superati tali problemi, nonostante il declino atletico, Jordan è ancora un pericolo per le difese avversarie nei pressi del ferro, soprattutto come lob treath dal pick-and-roll o come presenza nel dunker spot. Non a caso nella passata stagione ha convertito l’80% delle conclusioni al ferro, dato che lo colloca nel 96%ile NBA.

La presenza di passatori come Westbrook, James e Rondo senza dubbio agevolerà il suo gioco e sarà in grado di renderlo pericoloso.

Un altro aspetto in cui il suo contributo può essere utile è come bloccante. Nella passata stagione registra 3.4 screen assist a partita, dato superiore a ogni Laker nell’era Vogel. Oltre al pick-and-roll, sono preziosi i suoi blocchi di contenimento per liberare il tiratore in movimento e gli screen successivi all’handoff.

Il blocco di contenimento su Di Vincenzo è decisivo per favorire il pull up di Harris, un tipo di azione che pare disegnata su misura per le caratteristiche di Wayne Ellington.

I numeri a rimbalzo sono in calo rispetto ai tempi migliori, ma ad oggi è ancora più che positivo il suo contributo, 77%ile in difesa e 73%ile in attacco, dati confermati dagli on/off di squadra, +2.3 in difesa e +0.8 in attacco.

E la difesa?

Il grosso punto di domanda riguarda il contributo che DeAndre può dare a Vogel in difesa. Le selezioni passate nei migliori quintetti difensivi della stagione sono arrivate più grazie all’atletismo che non alla tecnica e l’avanzare dell’età espone limiti nei fondamentali e nelle letture.

Il coach dei Lakers ritiene molto importante il concetto di verticalità per proteggere il ferro. Le sue dimensioni e la sua fisicità potenzialmente possono dare un contributo alla causa ma è bene non illudersi troppo.

Se ben posizionato o attaccato da fermo le sue dimensioni sono in grado di impensierire l’attacco avversario.

Jordan è un difensore spesso carente nelle letture e pigro, inoltre il lavoro di piedi non è sempre adeguato. Nel video successivo sono evidenziate azioni che senza dubbio preoccupano il coaching staff gialloviola.

Momenti di pallacanestro che ci auguriamo di non vedere nella stagione dei Lakers 2021/22.

Nella prima clip è totalmente disinteressato a Holiday, che ha un’autostrada verso il canestro. In tali situazioni Vogel richiede al lungo di essere una presenza in area e di essere un riferimento per il difensore primario. Nella seconda azione l’aiuto nelle intenzioni arriva, ma è in ritardo e mal posizionato in quanto troppo schiacciato sotto il canestro: il risultato è un canestro facile per Giannis. Infine, nell’ultima clip mostra i limiti nella transizione difensiva non accoppiandosi a nessun avversario consentendo ai Jazz di servire libero in angolo per una tripla comoda.

Il successo o meno dell’avventura di DeAndre Jordan in gialloviola passerà per gran parte dal lavoro di Frank Vogel, ovvero se riuscirà a sfruttare le doti di minaccia aerea in attacco senza congestionare il gioco e se in difesa troverà il modo di beneficiare della fisicità del texano semplificando compiti e letture.

Il ruolo in squadra è presumibile sia simile a quello che fu di McGee, ovvero da fake starter che gioca due stint da 6/8 minuti all’inizio dei quarti dispari. Ai playoff, o qualora Anthony Davis invece decidesse di giocare stabilmente da centro, è invece probabile uscirà dalle rotazioni per esser chiamato in causa solo in caso di emergenza.

L’augurio per DeAndre Jordan è che possa nuovamente vedere un banner innalzato allo STAPLES Center, ben sapendo che ai Lakers non si celebra la vittoria della Pacific Division, ma solo la conquista del Larry O’Brian Trophy.

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Torinese, consumatore seriale di eventi sportivi. Grazie a Magic Johnson nasce la passione per la pallacanestro, i Lakers e la costa Ovest degli Stati Uniti. Esperienza NBA trentennale dal divano di casa. Phil Jackson è la guida spirituale di riferimento.

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