In copertina: Shay Murphy con Rob Pelinka, GM dei Los Angeles Lakers, e con indosso la canotta del suo idolo Kobe Bryant (Photo from heyshay14, Instagram).

La campionessa WNBA Shay Murphy, ora nel coaching staff dei Los Angeles Lakers, si è raccontata:

«Sono di L.A., sussurravo ‘Kobe’ tra me e me prima di ogni libero. I Lakers? Quest’anno possiamo raggiungere qualcosa di speciale.»

Lo spirito ed il sorriso di Shay Murphy, losangelina dalla nascita, sono contagiosi per chiunque. Il suo amore per la pallacanestro iniziò a maturare dopo la prematura morte del padre, riempendo un vuoto che sembrava incolmabile. Si ricorda bene il momento in cui si è innamorata dei Los Angeles Lakers, così come il giorno in cui il suo idolo Kobe Bryant l’ha vista giocare e lei, allo STAPLES Center, sbagliò un libero davanti ai suoi occhi.

Intervista di Carolina Teague a Shay Murphy, tradotta in italiano da Alessandro Di Marzo per LakeShow Italia su autorizzazione di Ashleigh Binder, founder di Sports As Told By A Girl

✨ Un sogno che si avvera

Oggi allena proprio per la squadra per cui ha sempre tifato. Appena arrivata è già entrata nella storia, dato che è la prima donna di sempre a far parte del coaching staff dei Lakers… ma Shay non vuole fermarsi qui. Vuole far sentire la sua voce in allenamento, facendo sì che i giocatori lascino da parte l’ego.

È questa la mentalità di una campionessa WNBA (titolo conquistato nel 2014 con le Phoenix Mercury), che a Sports Told by a Girl ha raccontato del suo lavoro in NBA, del suo legame con Kobe e della sua energia in una stanza di soli uomini.

Cosa significa allenare la tua squadra preferita?

«È la dimostrazione della mia fede cristiana. Sono grata delle piccole cose che mi ha dato Dio, e mia mamma mi ha sempre ripetuto che, in questo modo, anche quelle grandi sarebbero arrivate. Ero felice di far parte della squadra YMCA dei Lakers con Jordan Farmar. Feci schifo, ma andai perché, dopo la morte di mio padre, mi consigliarono di svolgere alcune attività dopo-scuola per liberare la mente.»

«Mia madre mi iscrisse a karate e, dopo tre settimane, notai che alcuni bambini vestivano una canotta che brillava di oro e di viola. Mi dissero che giocavano a basket, così pregai mia madre di farmi andare con loro. Aveva pagato 150$ per il karate qualche giorno prima, ma riuscii comunque a convincerla.»

Da campionessa WNBA, cosa credi che serva per vincere nello sport professionistico?

«Ho realizzato solo dopo il ritiro che si tratta del 90% di mentalità e del 10% di fisico. La mente deve crederci, non abbattersi quando giochi male o quando gli hater si palesano sui social, rimanendo la cosa più forte.»

«Anche la disciplina è fondamentale. Non uscivo molto, non partecipavo a feste al liceo o al college, e riuscivo a lasciare da parte tutto questo. Disciplina e costanza, valori insegnati anche dalla Mamba Mentality

«Continuerai a lavorare anche quando non ci sarà nessuno? Tirerai di notte anche senza tifosi? Bisogna continuare e lavorare bene, ad ogni costo.»

«In America o sei il migliore o non sei nessuno. Ma non tutti possono essere Batman, abbiamo bisogno di Robin e questo viene insegnato in Europa: come essere un buon compagno di squadra, come passare la palla ecc.»

«Qui è solo 1v1, essere il GOAT, il boss. Andiamo alla ricerca di qualche Robin!»

💔 Il ricordo del Black Mamba

Kobe Bryant ha avuto un grande impatto sulla tua vita, che ti ha spinto anche a farti un tatuaggio in suo onore. Come hai affrontato la sua scomparsa?

«Tornai a Los Angeles e restai a casa per una settimana intera. Fu durissima, quando mio padre mancò ero troppo piccola per realizzare che non sarebbe più tornato indietro. Ma con la morte di Kobe vissi anche questo, furono due lutti in uno.»

«Mia mamma mi diceva di tirare i liberi come lui e non come Shaq, dunque sussurravo “Kobe” tra me e me prima di ogni tiro, quando venne allo Staples Center era con Gianna, e mi chiesi se fosse stato meglio ripetere il suo nome o guardarlo direttamente prima di tirare. Scelsi la seconda opzione e sbagliai il primo libero, ma ripetendo la parola magica per il secondo segnai!»

«La sua perdita fece male, soprattutto se associata a quella di Gianna, che evidentemente non poteva restare sulla terra senza suo padre. Mi successe lo stesso da piccola, dovettero fermarmi su un balcone perché volevo morire assieme a mio papà.»

Hai mai parlato alla famiglia Bryant?

«No, sono stata alla cerimonia allo STAPLES ma non ci ho parlato. Non vedo l’ora di incontrare Vanessa in futuro, e so che Natalia frequenta USC, la mia stessa Università. Voglio complimentarmi con Vanessa per la sua forza, e con le sue amiche per averla supportata.»

«Con mia mamma alcuni fecero lo stesso, assicurandomi cibo e regali di Natale. È come un legame fraterno, con un’energia unica.»

🏆 L’approdo ai Lakers, la crescita della WNBA

Pensi che per i Los Angeles Lakers vincere sia obbligatorio in questa stagione?

«L’energia è incredibile, LeBron James guida la squadra e tutti lo seguono. Penso che possiamo raggiungere qualcosa di speciale. Quando ho vinto il titolo con Phoenix avevamo il miglior record, 29-5, si trattava tutto di chimica di squadra. Controllando l’ego avremo una bella chance.»

«Stiamo già lavorando duro, se resteremo altruisti giocheremo bene, male, a volte alcuni non giocheranno, ma da professionista bisogna saper gestire tutto questo tenendo sempre a mente lo scopo finale.»

Un’altra allenatrice NBA è Becky Hammon, vice agli Spurs. Lei ha detto che, da donna, bisogna capire gli uomini a roster.

«Sì, ci sono molte differenze. L’NBA è di un altro livello, come fisicità, denaro e ritmo. Sono stata fortunata perché coach Frank Vogel mi conosce dal 2011, quando entrambi eravamo in Indiana. È bello avere subito una reputazione positiva.»

«Kurt Rambis ha detto che sono uno dei migliori tiratori della squadra! Sapere che conosca il mio gioco è bello, ma i veri valori non si possono insegnare, e sono quelli che mi hanno permesso di restare 13 anni in WNBA.»

«Divertirsi è la cosa principale, ed è questo che devo insegnare anche io ai ragazzi.»

Come dare torno a Rambis? La Murphy non ha perso il tocco. (Video from heyshay14, Instagram).

Cosa ne pensi della crescita della WNBA?

«Mi aggrada molto che abbiano firmato un importante contratto con ESPN, ora viene il nostro momento. Dopo tanti anni, sono curiosa di vedere cosa succederà in futuro, e sono felice che il mio nome sia parte della storia di questa Lega.»

Qual è il miglior consiglio che ti senti di dare alle donne che vogliono lavorare in ambito sportivo?

«Crederci per raggiungere ogni cosa, ed essere grati per le piccole cose in attesa che anche quelle grandi arrivino. Quando lavori in palestra, quando sei in auto tornando a casa, sii felice di lavorare, sii felice di avere un’auto. Le grandi cose arriveranno.»

Leggi anche:

Vent’anni, torinese, appassionato di sport dalla nascita e di pallacanestro NBA da qualche anno dopo. Nel tempo libero studio Economia Aziendale.

Our Podcast
Most Recent
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: