In copertina: Pau Gasol Luis Gene, AFP via Getty Images)

A metà Novembre è uscita la docuserie in quattro parti “Pau Gasol: L’Importante è il viaggio”, in cui Gasol offre un punto di vista inedito sulla sua incredibile carriera. Pau tratta diversi temi, dalla tragica morte di Bryant all’impatto di coach Jackson sulla sua carriera, passando in rassegna le sfide più impegnative della sua carriera.

Poco prima del lancio su Amazon Prime, il cestista catalano ha rilasciato a riguardo una bella e profonda intervista. Direttamente da Lakers Nation e qui in italiano su LakeShow Italia, ecco le parole rilasciate da The Meal Ticket.

Intervista in tre parti a Pau Gasol, tradotta in italiano da Alessandro Di Marzo per LakeShow Italia su autorizzazione di Ryan Ward, reporter/editor di Lakers Nation.

💡 La genesi del viaggio

Nella serie Pau Gasol racconta il viaggio che lo ha condotto verso la fine della carriera. Decisione arrivata dopo un’ultima, grande, cavalcata con il suo Barcelona, squadra con la quale ha esordito nella pallacanestro professionistica nel 1998.

«Diversi fattori mi hanno portato a decidere di registrare il documentario. Innanzitutto, il mio corpo stava dando chiari segnali di stress e fatica; restava ancora qualche energia, ma l’effetto di una lunga carriera si stava facendo sentire.»

«Mi sono posto molte domande: come occuparsi di questo? Cosa ne sarà? Ho deciso che avrei affrontato il percorso con la famiglia e con il mio team medico. È stata comunque una situazione difficile, anche perché la fine della mia carriera cestistica si stava avvicinando.»

Il due volte campione NBA con i Los Angeles Lakers ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinto a registrare la serie, alimentate dalla volontà di offrire uno sguardo diverso sul percorso che l’ha consacrato come uno dei migliori giocatori europei di sempre.

«La motivazione e la voglia di condividere il mio viaggio con il mondo mi hanno aiutato. Qui ho voluto mostrare anche il mio lato umano, cosa difficile da fare durante la carriera sportiva, anche se credo che, fortunatamente, la mia reputazione si sia mantenuta alta; ho sempre cercato di essere genuino ed autentico nelle interviste che ho rilasciato.»

«Anche il Gasol padre è stato raccontato, non solo quello alle prese con i problemi fisici a fine carriera. Ho poi dato spazio anche i temi delle insicurezze per la pandemia e delle difficoltà impreviste.»

Un viaggio, insomma, che merita di essere ripercorso.

«Posso dire che la docuserie fa un buon lavoro nel ripercorrere la mia carriera, grazie al contributo di alcuni miei ex compagni, allenatori, avversari, familiari ed amici.»

💭 Lo splendido rapporto con Phil Jackson

Nel corso del documentario, c’è spazio anche per tante celebrità del mondo della palla a spicchi: Kevin Garnett, Lamar Odom, Derek Fisher, Doc Rivers e naturalmente il fratello Marc. Ma a rubare la scena è stata l’apparizione di coach Phil Jackson, che ha intrattenuto una profonda conversazione con lo spagnolo.

L’apparizione speciale del Maestro Zen è piaciuta molto a Pau, che ha parlato di quanto sia stato importante il rapporto che hanno costruito.

«Quando stai affrontando un periodo difficile, pieno di incertezze, ti fai delle domande e i dubbi salgono in superficie. Bisogna chiedere aiuto alle persone che si ama, o a quelle più sagge di te. “Cosa faresti se fossi in me? Come ti sembra questo?”»

«Phil è stato abbastanza gentile e generoso da permettermi di catturare tutto questo nella serie. È stato un uomo fondamentale per la mia carriera, lo ammiro da sempre e lo rispetto perché ha avuto un impatto su di me anche oltre la pallacanestro, cosa che pochi altri allenatori possono dire di aver fatto.»

In particolare, l’allenatore undici volte campione NBA ha introdotto Gasol in un mondo ancora oggi presente nella sua vita e nelle attività della sua fondazione che combatte l’obesità infantile: la pratica della meditazione.

«Ora medito sempre, è una parte importante della mia vita e di ciò che facciamo con la Gasol Foundation, attraverso la quale ci occupiamo anche di salute mentale e di benessere emotivo. Fortunatamente, oggi si parla sempre di più di questi temi.»

Jackson ha lasciato il segno su molti giocatori che ha allenato, da Kobe Bryant a Micheal Jordan, passando per Dennis Rodman e, appunto, Gasol. Un rapporto che prosegue anche una volta conclusosi il rapporto allenatore/giocatore.

«Confrontarmi con Phil è sempre stato importante, anche perché alcune esperienze le ha vissute in prima persona. Anche lui ha subito un infortunio che aveva messo fine alla sua carriera. Avendolo affrontato – attraversando la transizione da dentro a fuori dal campo, con il trasferimento da una città all’altra con la sua famiglia – gli consente di darti consigli veri e preziosi.»

💜💛 Pau Gasol, Kobe Bryant e i Lakers

L’apice della carriera a stelle strisce del catalano è arrivato nel biennio 2009/2010, quando al fianco di Kobe Bryant ha conquistato due titoli NBA venendo selezionato per l’All-Star Game e inserito negli All-NBA Team in entrambe le stagioni.

«Giocare con i Lakers è una sensazione speciale. Poterlo fare al fianco di Kobe è stata un’esperienza unica, di cui sarò sempre grato.»

Come desiderato dal grande Jerry Buss, i Lakers non sono solo un’organizzazione sportiva ma una vera e propria “famiglia”.

«Sarò sempre grato con il resto dei ragazzi: Derek Fisher, Lamar Odom, Andrew Bynum, Sasha Vujacic, Jordan Farmar Luke Walton ecc. Tutti i miei compagni erano consapevoli che giocavamo in un ambiente speciale, essere stato parte dell’organizzazione è stato un onore.»

Una realtà capace di creare legami duraturi e profondi. Come quello tra Pau e Vanessa Bryant.

Sono pochi i tifosi NBA (e in generale degli sport americani) a viaggiare tanto come quelli gialloviola. Gasol chiude l’intervista ricordando come all’inizio della sua carriera fosse un aspetto poco gradito.

«In ogni arena ci sono più fan dei Lakers che della squadra di casa. Quando ero a Memphis odiavo questa cosa, ma da Laker ho cambiato idea. Pensavo che non fosse corretto, ma poi ho cominciato ad apprezzare i tifosi ed il loro senso di appartenenza.»

«È una franchigia storica da decenni che mi ha permesso di vincere i miei due titoli NBA… non avevo nemmeno mai sognato tutto questo.»

Insomma, poter ascoltare Pau Gasol in questo modo è sempre un piacere. Nell’attesa della cerimonia del ritiro della maglia – annunciata da Jeanie Buss – godiamoci dunque il nuovo capitolo della vita di Pau sulla sua docuserie, che nonostante i pochi episodi ha saputo cogliere in profondità l’animo del più grande cestista che la terra spagnola ci abbia regalato.


Guarda le migliori 10 giocate della carriera di Pau Gasol:

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Vent’anni, torinese, appassionato di sport dalla nascita e di pallacanestro NBA da qualche anno dopo. Nel tempo libero studio Economia Aziendale.

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