In copertina: Chris Paul and Kobe Bryant during the 2011 NBA Playoffs (Mark J. Terrill, AP Photo)

Estate 2011. Dopo lo storico successo contro i Boston Celtics nelle NBA Finals 2010, i Los Angeles Lakers erano stati eliminati con un clamoroso sweep dai futuri campioni, i Dallas Mavericks. Il front office dei californiani era intenzionato a giocarsi il tutto per tutto per cercare l’immediato riscatto.

L’8 dicembre, dopo l’ennesimo lockout, la regular season stava finalmente per ripartire. L’associazione giocatori (NBPA) e i proprietari avevano trovato l’accordo per il nuovo contratto collettivo (CBA), che avrebbe dovuto regolare i loro rapporti per i dieci anni successivi. Contemporaneamente, un’altra trattativa che aveva catturato l’interesse di media ed addetti ai lavori, veniva confermata: Chris Paul sarebbe diventato un giocatore dei Lakers in uno scambio a tre che includeva Hornets e Rockets.

Sembrava cosa fatta, ma così non era: David Stern, che all’epoca oltre al ruolo di Commissioner ricopriva anche quello di proprietario ad-interim della franchigia della Louisiana, fermò tutto

Ad oltre dieci anni di distanza, proviamo a ricostruire la vicenda attraverso le dichiarazioni dei protagonisti raccolte negli ultimi anni, secondo quanto riportato da Andrew Greif del Los Angeles Times.

🤝 Un “affare fatto”

Già dal 2010 si rincorrevano voci riguardo una possibile insoddisfazione di Paul a New Orleans e la prospettiva del trasferimento di un giocatore così importante da una franchigia commissionata suscitava non poche perplessità. Lo stesso Phil Jackson aveva commentato come una decisione del genere avrebbe, con tutta probabilità, comportato un conflitto di interessi.

Lo scambio che inizialmente sembrava definitivo era così impostato: CP3 ai Lakers; Lamar Odom, Luis Scola, Kevin Martin, Goran Dragic ed una prima scelta agli Hornets, Pau Gasol ai Rockets.

Jarrett Jack, arrivato nel 2010 a New Orleans ed amico d’infanzia di Paul, ricorda così quel periodo:

«Conosco Chris fin da quando eravamo bambini, si era offerto di ospitarmi fino a che non avessi trovato una sistemazione a New Orleans.»

«Lui e sua moglie stavano preparando gli scatoloni, sembrava un affare fatto.»

Uno dei pezzi pregiati messi sul tavolo dai Lakers era Lamar Odom, fresco vincitore del Sixth Man of the Year Award.

«Ci rimasi male. Avevo appena vinto il premio di Sesto Uomo dell’Anno e pensavo di aver finalmente trovato il mio ruolo. Non pensavo mi avrebbero scambiato.»

«Nessuna mancanza di rispetto verso New Orleans o all’organizzazione, ma non sono mai voluto andare lì. Semplicemente non era un progetto di cui volevo fare parte.»

Un ruolo chiave nell’operazione lo ebbe anche l’ex allenatore e GM Stu Jackson, all’epoca Executive Vice President of Basketball Operations della NBA.

«Era una situazione difficile, come proprietari ad-interim della franchigia avevamo sia il compito di costruire una squadra competitiva che di renderla un prodotto invitante sul mercato.»

«Visto il mio passato come General Manager, Stern mi chiese cosa ne pensassi della trade e gli risposi che secondo me non era la più adatta. La squadra sarebbe stata buona ma non abbastanza da vincere il titolo e si sarebbe trovata in una situazione di mediocrità che l’avrebbe resa meno attraente anche agli occhi di un potenziale acquirente.»

😨 Le Reazioni

Intervenendo nel 2020 al podcast Knuckleheads di The Players’ Tribune, il diretto interessato ricordò quei giorni.

«Ero al telefono con il mio agente, ci stavamo preparando per partire e mi disse di aspettare. Quando mi richiamò balbettava.»

«Ero furente. Furente.»

Chris Paul

Ancora Jarrett Jack:

«Il telefono era in vivavoce ed ascoltai tutta la conversazione. Il GM degli Hornets stava comunicando a Chris che la trade era stata annullata e che sarebbe rimasto a New Orleans.»

L’allora General Manager dei Lakers, Mitch Kupchak, si limitò a poche considerazioni:

«Facemmo il massimo per esprimere il nostro disappunto.»

Stu Jackson:

«Stern disse che il motivo per il quale non aveva approvato la trade era prettamente tecnico, ma questo non era del tutto vero. In realtà stava anche considerando come la cosa avrebbe inciso in vista di una potenziale vendita.»

Willie Green, amico di Paul e guardia degli Hornets nella stagione 2010/11:

«La situazione era surreale, Chris veniva agli allenamenti ma li svolgeva individualmente. Era la prima volta che un giocatore veniva scambiato, la trade veniva annullata e ritornava ad allenarsi con la vecchia squadra.»

L’ex Commissioner della NBA David Sternintervistato da Chris Ballard di Sports Illustrated nel 2018 – è tornato sulla questione:

«All’epoca probabilmente non spiegai la situazione nel migliore dei modi. Dell Demps (GM degli Hornets) voleva che gli approvassimo la trade, ma gli dissi “Diavolo, no!”. Ma lui aveva detto a Daryl Morey (GM dei Rockets) e a Mitch Kupchak che aveva l’autorità per completare lo scambio, ma non era così.»

«Siamo appena usciti da un lockout e mi chiedi di approvare una trade? Come proprietario ad-interim avevo il diritto di oppormi e lo feci. Non mi sembrava la scelta migliore per la squadra.»

David Stern

🔜 Le conseguenze e i nuovi acquirenti

Saltato il passaggio ai Lakers e forti delle voci che volevano CP3 desideroso di trasferirsi a Los Angeles, gli LA Clippers si inserirono nelle trattative. Il pacchetto iniziale era composto da Chris Kaman, Al-Farouq Aminu, Eric Bledsoe ed una scelta non protetta per il Draft del 2012.

Dopo l’iniziale rifiuto, l’inserimento nello scambio di Eric Gordon al posto di Bledsoe convinse gli Hornets. Il 14 Dicembre 2011 Chris Paul passò ufficialmente ai Clippers.

“Del senno di poi son piene le fosse”, ma rileggere le motivazioni addotte da Stu Jackson ad oltre dieci anni di distanza lascia comunque basiti.

«L’offerta originale dei Lakers era migliore ma in questa c’era una prima scelta non protetta. E poi con l’arrivo di Odom, Scola, Martin e Dragic la squadra avrebbe fatto i playoff, ma probabilmente senza fattore campo e senza una vera chance di vincere il titolo.»

«Si sarebbe trovata in un purgatorio che per come è organizzata la NBA oggi è la situazione peggiore per una franchigia.»

Il nativo di Palmdale, nel nord-est della Contea di Los Angeles, e atleta/supporter dei Clippers Paul George ricorda le aspettative verso l’ex Lob City:

«Grazie a CP3, Blake Griffin e DeAndre Jordan e agli innesti di Jamal Crawford, JJ Redick, Bledsoe e Paul Pierce sembrava finalmente arrivato il loro momento, erano una delle favorite ad ovest.»

Eric Bledsoe, arrivato ai Clippers nel Giugno 2010:

«Avevamo un sacco di aspettative e c’era un’energia unica attorno a noi, sembrava che finalmente ci stessimo muovendo nella giusta direzione.»

Nelle sei stagioni con i Clippers, Paul partecipò a cinque All-Star Game e venne inserito per cinque volte negli All-NBA Team e per sei volte nel First All-Defensive Team. Inoltre guidò l’NBA due volte negli assist e tre nei recuperi.

Grandi traguardi individuali che non bastarono a raggiungere gli obiettivi che giocatori, dirigenza e tifosi si erano prefissati, infatti la squadra non superò mail il secondo turno dei playoff e vinse complessivamente 24 delle 57 gare di post season disputate.

🔄 La difficile risalita dei Lakers

Sponda Lakers, saltato l’arrivo di CP3, si tentò di recuperare l’estate successiva con le acquisizioni di Steve Nash e Dwight Howard, coppia che sulla carta avrebbe dovuto essere sufficiente per ritornare ad essere competitivi ma che a causa degli infortuni non espresse mai il suo potenziale.

Dopo il ritiro di Kobe Bryant nel 2016, saranno gli arrivi di LeBron James ed Anthony Davis a riportare la gioia nei tifosi gialloviola con la vittoria del titolo nel 2020.

Jarrett Jack:

«Ripensare oggi a quello che Kobe e Chris sarebbero potuti essere assieme fa riflettere, sarebbe stato qualcosa di unico.»

David Stern:

«L’ho fatto perché avevo a cuore gli interessi della franchigia, punto. Ero il proprietario ad-interim e qualsiasi trade per essere approvata necessita della firma del proprietario.»

L’attuale controlling owner dei Lakers, Jeanie Buss, provò a stemperare i toni.

«I nostri tifosi ancora oggi pensano che la NBA abbia voluto penalizzarci, che siano state fatte delle manovre con il solo scopo di danneggiarci, ma non è così. La trade è stata fermata da Stern, che all’epoca agiva come proprietario, e quindi aveva il diritto di farlo.»

«Voglio che sia chiaro che la NBA non ha mai cercato di danneggiare i Lakers e mi dispiace che David (Stern) venga fischiato quando viene allo STAPLES Center, non se lo merita perché è stato il miglior Commissioner che abbiamo mai avuto, ha fatto tantissimo per questa lega.»

Anche perché secondo le parole di David Stern – nel corso di un’apparizione al podcast Nunyo & Company nel 2017 – la trade poteva comunque essere conclusa. Se Mitch Kupchak non fosse andato nel panico.

«Nel corso del weekend pensavo davvero che potessimo rimettere in piedi lo scambio. Eravamo convinti – io e i miei collaboratori che ne capivano di più di pallacanestro – che Houston fosse pronta a cedere Kyle Lowry e avevamo uno scambio per Odom che ci avrebbe procurato una buona prima scelta al Draft.»

«Ma Mitch Kupchak è andato nel panico e ha scambiato Lamar con Dallas, perciò era venuto a mancare un pezzo fondamentale per lo scambio. Fu lì che crollò tutto: quello scambio non era più la cosa migliore per i New Orleans Hornets.»

Nel 2016, ESPN ha intervistato entrambe le superstar sul matrimonio sfumato ai piedi dell’altare.

«Mi conoscete. Non penso a quante partite avremmo potuto vincere insieme. È più qualcosa del tipo “Quanti titoli avremmo vinto?” Perché se non avessimo vinto, sarebbe stato un fallimento.»

Kobe Bryant

«È stato folle. Ero eccitato, parlavo con Kobe del fatto che saremmo diventati compagni di squadra e cose del genere, poi tutto è sfumato. Sapevo quanto fosse competitivo ed ero convinto che saremmo stati una coppia perfetta. Parlavamo di tutto quello che avremmo potuto fare insieme, ma sfortunatamente non è mai stato possibile.»

Chris Paul

La franchigia di New Orleans è stata acquisita da Tom Benson, proprietario anche dei Saints, nell’Aprile del 2012. Da allora ha partecipato ai playoff solo nel 2014/15 e 2017/18, nonostante gli arrivi dal draft di Davis e Zion Williamson.

Stu Jackson:

«Siamo felici che la situazione si sia risolta e che la squadra sia stata venduta. Non è stato semplice e spero che non ricapiti più.»

Oggi Paul gioca nei Phoenix Suns, dove ha ritrovato nel coaching staff Monty Williams e Jarrett Jack, nei panni rispettivamente di capo allenatore ed assistente.

Chris Paul al Knuckehead Podcast:

«Racconto sempre di essere stato un giocatore dei Lakers, anche se solo per un paio d’ore.»

Di Rimini, con due passioni: il basket e gli scacchi.

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