In copertina: Earvin “Magic” Johnson (Michael Kovac, Getty Images for Turner Sports)
Nel corso dell’All-Star Weekend, Magic Johnson ha partecipato alla cerimonia che ha onorato i 76 atleti più grandi di sempre della NBA. Lo NBA 75th Anniversary Team può contare su tante leggende gialloviola, tra le quali purtroppo mancheranno i recentemente scomparsi Elgin Baylor e Kobe Bryant.
«Già la cerimonia per l’induzione nella Hall of Fame dello scorso anno è stata dolorosa. Non solo per il fatto che non sarebbe stato presente – e la sua assenza è stata devastante, ok? Ma sapevo che avrebbe fatto uno dei discorsi più grandi di sempre. E adesso, per la Top 75 sentiremo ancora una volta quanto ci manca.»
Magic Johnson
L’NBA ha onorato Johnson, Bryant e le altre stelle della lega durante l’intervallo dell’All-Star Game tenutosi al Rocket Mortgage FieldHouse di Cleveland. E la stella di Magic è una delle più luminose della storia della pallacanestro.
Qualche giorno prima dell’All-Star Game, Earvin ha parlato a ruota libera su tanti temi. Dalla NBA e i Lakers alle eccellenze nere, passando per Bryant e Russell.
Intervista a Magic Johnson, tradotta in italiano da Tommaso Leonardi per LakeShow Italia su autorizzazione di Marc J. Spears, Senior NBA Writer per The Undefeated.
Indice dei Contenuti
⭐️ Il decano Russell e le nuove leve
Nella sua carriera, tutta spesa con indosso la canotta dei Los Angeles Lakers, il numero 32 ha conquistato cinque titoli venendo nominato tre volte MVP delle NBA Finals; è stato nominato tre volte Most Valuable Player con dieci presenze negli All-NBA Team; ha partecipato a dodici partite All-Star Game, con due trofei di MVP; inoltre, ha guidato la lega quattro volte negli assist e due volte nei recuperi.
Tra i selezionati, Magic non vede l’ora di incontrare nuovamente Bill Russell:
«Ho incontrato praticamente già tutti i presenti, ma quello che mi affascina sempre è la grandezza di Bill Russell. Tanto per capirci, questo ragazzo ha vinto 11 titoli! Ed era un leader. Quando LeBron e gli altri sono scesi in campo per supportare i movimenti che lottano per i diritti civili, ho pensato a quello che hanno fatto in passato atleti come Bill, Elgin, Oscar, Kareem e altri atleti come Muhammad Ali. Mettere a repentaglio il tuo lavoro? Era una scelta difficile e Russell l’ha fatta.»
«Sono sempre stato impressionato dal fatto che quando giocava con i Celtics, Bill Russell abbia dovuto dormire in un hotel differente a causa del razzismo. Cose come queste mi hanno fatto riflettere, come ha fatto a fare quelle cose? A dominare, a rimanere sempre calmo e a essere produttivo con quella pressione? Per questo, ogni volta che lo incontro, gli esprimo sempre la mia graditudine. Per questo è lui quello che voglio incontrare.»
Dopo l’inclusione nell’NBA’s 50th Anniversary All-Time Team del 1996, è in grado di poter dare qualche consiglio ai membri più giovani che vivono per la prima volta un momento del genere:
«Ho detto a tutti di goderselo, abbracciarlo e farlo loro. Ricordando cosa significa. È molto di più di una semplice onorificenza come uno dei migliori di sempre, significa che devi fare molto di più. Non solo nel campo, ma soprattutto fuori e nella tua comunità. Sono orgoglioso di come LeBron, KD, Steph e tutti gli altri siano stati capaci di farlo. Puoi entrare in contatto con questi ragazzi più giovani che sono emersi negli ultimi anni.»
«È la stessa cosa cosa che è capitata a me quando ho incontrato Julius e Bill, loro hanno hanno detto a me e Isiah Thomas che quello era il nostro compito. Come poi noi abbiamo fatto con Michael. Dobbiamo aiutare i più giovani, che un domani dovranno fare la stessa cosa. Tutti i giovani atleti adesso guardano a LeBron e Steph, che dovranno fargli da mentore e dovranno spiegargli cosa significa veramente giocare nella NBA e quanto sia speciale. Se ci metti impegno, puoi diventare uno dei giocatori migliori. Loro ne sono l’esempio.»
🔝 The Black Excellence
Magic Johnson poi parla della predominanza degli atleti afroamericani nell’NBA 75th Anniversary Team:
«È così, la “Black Excellence”. Sono uomini che eccellono nel gioco del basket, che si sono elevati nella loro comunità, che sono leader in campo ma anche fuori e che abbracciano il nostro essere neri. Noi proviamo ad essere leader nella nostra comunità e diamo tutti noi stessi, sperando di farle diventare migliori dimostrando che non siamo intoccabili.»
«Ognuno di noi ha fatto la differenza nella propria comunità. LeBron torna ad Akron ogni anno. Io – come Dr. J ha insegnato a me, Isiah, Michael – supporto tanti progetti e contribuisco al National Museum of African American History and Culture. Tutti stanno facendo delle cose importanti e continueremo a farle.»
…e ribadisce l’importanza ricoperta da Russell:
«Questa è una cosa che Bill ha sottolineato la prima volta che ci siamo incontrati. Questo è quello che amo di tutti questi ragazzi, che non eccellono solo nel basket ma anche nelle loro comunità e nel fare la differenza. Poi quando sorgono dei problemi, interveniamo anche noi. Quando non vengono rispettati i nostri diritti o ci sono problemi nelle nostre comunità, quando siamo trattati ingiustamente o qualcosa non va nella nostra comunità, ci raduniamo e ci facciamo avanti.»
💔 Kobe e la legacy dei Lakers
L’Hall of Famer dei Lakers racconta di non aver ancora superato la scomparsa del compianto Kobe Bryant.
«Non credo che troverò mai realmente la pace, specialmente facendo parte dell’organizzazione dei Lakers. Dopo il ritiro volle incontrarmi e mi disse “Voglio essere come te e Michael, tutto qui.” Stava parlando di cosa avrebbe fatto e mi disse “Quello che tu e Michael avete fatto dopo il ritiro mi ha ispirato, sto modellando la mia compagnia seguendo il vostro esempio.” Ho pensato che era un ragazzo che capiva sul serio qual’era il nostro compito. Sono certo che sarebbe diventato uno dei più grandi businessman che si fosse mai visto tra gli ex atleti.»
«Kobe ha lasciato un’eredità duratura, tanti tra i ragazzi che hanno partecipato all’All-Star Game si sono allenati o hanno lavorato con lui. È stato unico, non ne vedremo mai un altro come lui perché era di una specie diversa. Una superstar che sapeva spendersi per aiutare gli altri ad essere migliori. Non succede spesso, non sempre si ha accesso a fenomeni del suo calibro. Ti incontrava e ti diceva “Vuoi allenarti? Ok, ci vediamo alle 5 di mattina.” Ha allenato tanti ragazzi e ragazze, Kobe era uno studente di qualunque aspetto del gioco.»
Forever #NBA75 pic.twitter.com/jGxRjqIiFw
— Los Angeles Lakers (@Lakers) February 21, 2022
Ma l’impatto di Bryant non si ferma sui campi da basket:
«Ma la cosa più grande è che la sua presenza si sente sempre a Los Angeles, è ovunque. Ci sono murales in ogni luogo e ovunque mi trovi ci sono sempre domande su di lui. Anche a San Valentino mentre parlavo d’altro siamo finiti a parlare di quanto Kobe e Michael fossero simili, di come MJ lo abbia ispirato. La sua mancanza non cesserà mai di sentirsi.»
Magic Johnson, Kobe Bryant e tanti altri. I Lakers possono contare sulla collezione migliore tra gli atleti della lista?
«Senza dubbio, possiamo dirlo senza problemi. Con i secondi che neppure si avvicinano.»
Boston potrebbe avere qualcosa da ridire.
«Si, potrebbe. Probabilmente arriverebbero secondi ma non primi. Loro hanno Bill ma noi abbiamo tutti i centri che hanno dominato nella NBA. Poi abbiamo Kobe, Jerry West e adesso LeBron. James Worthy, Elgin Baylor. Dai, siamo nettamente i primi.»
💎 @Lakers LEGENDS! #NBA75 pic.twitter.com/Zs6K1WmPX8
— NBA (@NBA) February 21, 2022
💭 Magic Johnson sulla crisi dei Lakers
La stagione 2021/22 dei californiani è a dir poco deludente, ma Earvin non perde la speranza che lo contraddistingue.
«Chi siamo? Qual è il nostro DNA? Dobbiamo capire la nostra identità per poi metterla in campo e giocare ogni sera per vincere, come far rendere al meglio la squadra. Ci sono tanti interrogativi a cui bisogna rispondere. Dopodiché dobbiamo lavorare sodo, impegnandoci soprattutto nella fase difensiva.»
«La stagione dei Lakers è stata complicata, ma in partite come quelle contro Golden State e Utah sembra che la squadra abbia trovato qualcosa. Quando ho incontrato LeBron al Super Bowl gli ho detto che quando giocano al massimo delle loro possibilità possono vincere ogni partita. Però adesso bisogna dare seguito a quelle prestazioni.»
«All’inizio i Big Three hanno sofferto, ma ci sono dei momenti in cui sembrano poter esprimere il loro potenziale. Anche perché, nonostante tutto, tutti preferirebbero evitare di incontrare LeBron ai playoff.»
Per Magic Johnson questa stagione ha delle similitudini con quella 1990/91, quando i Lakers dello Showtime raggiunsero le NBA Finals per l’ultima volta.
«Abbiamo ancora tempo per rimetterci in sesto. Nel 1991 avevamo un nuovo coach, Mike Dunleavy, e dei ragazzi nuovi. Kareem si era ritirato, però potevamo contare su Sam Perkins. Tutti dicevano che per noi era finita, ma nell’ultimo mese della stagione abbiamo trovato il nostro ritmo. Io, Sam e James trovammo l’intesa che ci consentì di battere tutte le squadre che sulla carta erano favorite come Golden State e Portland.»
Anche perché a questi Lakers il talento non manca.
«Sappiamo che questa squadra ha talento. Quindi se riuscissero a trovare il loro gioco, porremmo parecchi problemi alle altre squadre. Devono solo trovarlo. Anche Russel Westbrook, deve sentirsi a suo agio con i suoi nuovi compagni di squadra. Non puoi preoccuparti di come giocavi prima, perché quello non è importante. Adesso conta solo quello che puoi fare per aiutare la squadra a vincere.»
Le prossime settimane ci diranno se il proverbiale ottimismo di Magic Johnson troverà riscontro sul campo, oppure se la Lakers Nation dovrà prepararsi ad un off season che potrebbe essere infuocata.
Lakers Legends
- Nick Van Exel by Antonio Corsa
- Lakers Legends: Lamar Odom by Simone Stefanini
Il racconto, la ricostruzione e l’analisi delle imprese di Bryant. Puntate speciali del podcast dedicate a ripercorrere la storia di Kobe. Tutto, nella sezione destinata a mantenere viva più che mai l’eredità del Black Mamba.
C’è solo un Capitano, anzi due.