In copertina: LeBron James, Russell Westbrook, Frank Vogel and Anthony Davis at Los Angeles Lakers NBA Media Day (Jim Poorten, NBAE via Getty Images)

La disastrosa stagione dei Los Angeles Lakers non è ancora ufficialmente terminata, ma nell’ultima settimana – in pieno Hollywood Style – sono già usciti diversi articoli che puntano a raccontare la storia di un disastro, in parte, annunciato.

Senza voler propendere per questa o quella ricostruzione, di seguito un riassunto dei passaggi più significativi dei retroscena degli ultimi giorni.

💭 La premonizione di Frank Vogel

Il primo a parlare della stagione fallimentare dei Los Angeles Lakers è stato coach Frank Vogel. Le discutibili risposte date alla stampa dopo la sconfitta contro Denver sono state l’antipasto di una corposa intervista rilasciata a Bill Oram di The Athletic.

L’allenatore è tornato ad Ottobre, quando i californiani hanno collezionato sei sconfitte nelle gare di preseason.

«Le premesse non erano buone. Nella preseason siamo stati massacrati. Abbiamo pensato “Ok, è solo preseason.” Ma la prima impressione era quella.»

Nonostante il potenziale dei Big Three, i Lakers hanno attraversato la stagione con un perenne senso di sopraffazione. Percezione causata dai nuovi equilibri da ricercare, dalle tante assenze o semplicemente dall’affrontare squadre meglio attrezzate.

Poter schierare contemporaneamente James, Davis e Westbrook in solo 21 gare non ha aiutato.

«Non abbiamo mai avuto il roster al completo per più di tre o quattro gare alla volta. Ma nonostante questo, ho sempre avuto la sensazione che ci mancasse qualcosa.»

Una ricerca costante di aggiustamenti che non hanno sortito effetto, culminate nelle amare parole pronunciate dopo la gara con i Nuggets. «Fa schifo. Fa schifo dire ai ragazzi dopo ogni partita “Sono orgoglioso, abbiamo lottato. Ma abbiamo perso.”»

Il roster costruito dal front office angeleno ha costretto Vogel a rivedere il suo credo, rinunciando all’anima difensiva che aveva caratterizzato la squadra campione nel 2020. A settembre Rob Pelinka confidava sul Frank Vogel Effect, ma non è bastato. Dover allenare atleti che non sono mai stati difensori solidi nel corso della loro carriera ha rallentato – se non impedito – la creazione di un sistema difensivo di squadra quantomeno presentabile.

Ad un passo dal licenziamento lo scorso gennaio, Vogel è consapevole che la sua avventura a Los Angeles è giunta alla fine.

«Non è semplice allenare e convivere con certe speculazioni, specialmente quando arrivano così presto nonostante quello che abbiamo ottenuto. Ma dal mio punto di vista sono aspettative e pressioni che ci sono fin dal mio primo giorno qui.»

〰️Anthony Davis risponde a Magic Johnson

La sconfitta di Phoenix ha sancito la matematica eliminazione dal Play-In dei Los Angeles Lakers. Nel processo alla disastrosa stagione dei californiani, Magic Johnson – senza troppi peli sulla lingua – ha suggerito la possibilità di cedere Anthony Davis, nel caso in cui The Brow non riesca a restare sano.

Secondo Magic Johnson, Anthony Davis deve cambiare qualcosa – qualunque essa sia – nella sua preparazione e cura del corpo, altrimenti i Lakers potrebbero valutare la sua cessione.

Al termine della gara con i Suns, il diretto interessato ha parlato con Dave McMenamin di ESPN, liquidando velocemente le speculazioni sul suo futuro.

«Non posso controllare queste voci. Riguardano i piani alti: la Klutch e Rich Paul, i miei agenti.»

«Voglio dire, il mio lavoro è giocare a basket. Amo farlo a Los Angeles, ma se il front office vuole considerare questa opzione, ne parleremo. Al momento non conosco i loro programmi.»

La prima stagione in gialloviola del lungo da Kentucky è stata un successo: solo nove gare saltate, convocazione per l’All-Star Game, inserimento nei primi quintetti All-NBA e All-Defensive, secondo posto nel Defensive Player of the Year e conquista del titolo nella bolla di Orlando. In estate, i Lakers lo hanno premiato con un’estensione contrattuale da 190 milioni di dollari.

Nelle ultime due stagioni, Davis ha disputato appena 76 delle 154 gare giocate dalla sua squadra. Anche se The Brow ci tiene a ribadire quanto siano stati fortuiti gli incidenti che l’hanno coinvolto.

«Quest’anno non ho avuto infortuni che possono essere imputabili a qualche mia mancanza. Un avversario mi ha causato una distorsione al ginocchio, come è successo anche a Durant. Poi sono atterrato sul piede di qualcuno e ho subito una brutta distorsione al piede.»

A Dicembre, lo scontro con Jaden McDaniels lo ha tenuto sei settimane lontano dal parquet (7-10 il bilancio senza di lui). A metà Febbraio l’atterraggio scomposto sul piede di Rudy Gobert lo ha fermato per altre sette settimane (4-14 il bilancio dei Lakers).

Per cui AD non ritiene di dover rivedere i suoi metodi di allenamento, che a detta sua gli hanno consentito di non subire conseguenze maggiori da questi eventi fortuiti.

«Ognuno può dire ciò che vuole, ma io conosco quello che devo fare in estate per essere pronto a scendere in campo per tutta la stagione.»

😈 Strange Case of Dr Westbrook and Mr Russ

Subito dopo aver metabolizzato la trade che ha portato Russell Westbrook ai Los Angeles Lakers, media e addetti ai lavori si sono interrogati su come Brodie avrebbe adattato il suo gioco allo scenario losangelino. Il campo ha inequivocabilmente risposto in maniera negativa, ma una dura ricostruzione di Ramona Shelburne di ESPN è andata oltre.

Stando ad una fonte vicina ai Lakers, se dal punto di vista tecnico il “fit è stato pessimo” dal punto di vista caratteriale il connubio con Russ è stato persino peggiore.

«L’innesto di Westbrook è stato pessimo, ma il suo carattere è stato pessimo. Il comportamento passivo-aggressivo di James non ha aiutato i tentativi di Vogel di evitare conflitti.»

L’arrivo di Westbrook era stato accolto come una soluzione per mantenere competitivi i Lakers nelle gare senza James e Davis. Dopo averla conquistata negli incontri estivi, Russ ha perso la fiducia di LeBron ed Anthony dopo poche settimane di lavoro.

I buoni propositi estivi sono evaporati in fretta. Fuori dalla sua comfort zone, Westbrook è sembrato un pesce fuor d’acqua non riuscendo spesso a completare giocate per lui elementari. A novembre ha sbagliato quattro delle sette schiacciate tentate, contro Brooklyn a Natale ne ha fallite altre due. Da allora, ha schiacciato – …o provato a farlo – sempre meno.

Per la Shelburne, visti i risultati i Lakers hanno iniziato a sospettare che ci fosse qualche problema con le sue mani o i suoi occhi. Secondo una fonte vicina a Russ, le mani hanno subito controlli e cura in linea con quelli standard e analoghi a quelli sulle ginocchia e caviglie.

Per un’altra fonte, il rapporto si è incrinato quando il coaching staff gli ha chiesto di mettersi a disposizione della squadra, giocando senza palla in mano e portando blocchi ai compagni. Per tutta risposta, Westbrook si è chiuso in sé stesso senza riuscire ad avere un dialogo con i compagni.

«Inoltre, nello spogliatoio c’erano altri giocatori insoddisfatti per il proprio ruolo e ogni qual volta accadeva qualcosa di negativo, trovavano il modo di accendere Russ dicendogli che il coach lo odiava o che il front office voleva scaricarlo. Spargere benzina sul fuoco e dare a Westbrook un nemico.»

Alcuni compagni come Carmelo Anthony, LeBron James ed Anthony Davis hanno provato ad instaurare un dialogo, ma Russ è stato «poco ricettivo». Ma il numero 0 perché avrebbe dovuto ascoltare gli stessi che hanno lasciato che venisse crocifisso per tutta la stagione?

🔺 I Lakers e il triangolo Hield, DeRozan e Westbrook

Nello stesso articolo, la Shelburne ricostruisce la scorsa off season dei Los Angeles Lakers. Il front office guidato da Rob Pelinka e Kurt Rambis (…) aveva considerato tre possibili mosse: scambiare per Buddy Hield, imbastire una sign-and-trade per DeMar DeRozan e acquisire Russell Westbrook.

Secondo le fonti della giornalsita di ESPN, DeRozan ha incontrato diverse volte James e Davis nella casa di LeBron a Brentwood, in California. DeMar ha più volte manifestato il desiderio di vestire i colori della sua squadra del cuore, per cui sembrava possibile costruire una trade con San Antonio mettendo sul piatto Kentavious Caldwell-Pope, Kyle Kuzma e delle scelte.

Poiché DDR era free agent, Spurs e Lakers avrebbero potuto completare lo scambio dopo l’inizio della free agency. Nell’attesa, le trattative con Sacramento e Washington hanno preso quota e poiché entrambe potevano essere concluse prima della free agency, i Lakers hanno virato in direzione di Westbrook forti dell’entusiasmo manifestato da James e Davis.

Per la Shelburne, l’organizzazione della famiglia Buss ha sempre operato in accordo con le proprie stelle. Nel bene e nel male, è un aspetto parte del brand Lakers ed è stato un punto determinante nella decisione di LeBron James di sbarcare a Los Angeles nel 2018.

🤬 «Sono la point guard, datemi quella fottu*a palla.»

«Ma cosa è successo? Fanno schifo!»

Un avversario dopo una vittoria contro i Lakers

Inizia così il pezzo di Dan Woike e Broderick Turner del Los Angeles Times. Con lo schietto commento di un avversario al termine di uno dei tanti blowout incassati quest’anno dai Los Angeles Lakers. I due giornalisti del Times hanno parlato con una ventina tra allenatori, giocatori, scout e dirigenti (losangelini e non) per ricostruire la stagione più deludente della storia della franchigia.

Due stagioni dopo la conquista del titolo, la squadra di LeBron James ed Anthony Davis è vicina alle cinquanta sconfitte stagionali. Non sono bastati l’arrivo dell’ex MVP Russell Westbrook e dei futuri Hall of Famer Carmelo Anthony e Dwight Howard. Le firme di Monk, Nunn e Jordan. I ritorni di Ariza, Bazemore, Bradley, Ellington e Rondo. Tutto inutile.

Al termine della scorsa stagione James, Davis e Dudley hanno sondato la possibilità di arrivare a Bradley Beal, poiché gli asset disponibili non erano sufficienti per arrivare ad un altro “scontento di lusso”, Damian Lillard. Così come non era possibile provare a riaprire i discorsi con Kyle Lowry. Considerate le sopracitate condizioni necessarie per firmare DeRozan, l’unica superstar realmente alla portata era dunque Westbrook.

Stando alle indiscrezioni di un membro anonimo dello staff tecnico dei Lakers, il rapporto tra Frank Vogel e Russ è naufragato prima che la stagione partisse. Eloquente un botta e risposta avvenuto nel corso del training camp.

«Westbrook non ha mai rispettato Vogel, sin dal primo giorno. Quando Frank ha spiegato che chiunque prendesse un rimbalzo poteva condurre l’attacco, Russ ha sbottato: “No, sono io la point guard. Datemi la palla e gli altri corrano.” Frank ha risposto “No, abbiamo Talen, Austin, Malik. Abbiamo LeBron e AD. Tutti loro possono portare palla.”»

«Westbrook ha risposto senza mezzi termini: “Non se ne parla, sono la point guard, datemi quella fottu*a palla. Gli altri si tolgano di mezzo.»

«Da quel momento, Russ è diventato un pesce fuor d’acqua, non sapeva più cosa fare. Così è iniziato tutto.»

La stagione è iniziata malissimo, con i Lakers – nonostante un calendario abbordabile – a stento sopra il cinquanta per cento di vittorie. Vogel, già sfiduciato dal contratto rinnovato per una sola stagione, ha dovuto fare i conti con un rebus irrisolvibile: la convivenza tra Westbrook e James. Inoltre, le partenze di Jared Dudley e Jason Kidd lo hanno privato di figure chiave per la gestione dei difficili rapporti tra le star.

In campo i risultati sono stati eloquenti: quando ha collezionato la prima tripla-doppia della stagione, Russ ha aggiunto 10 turnover. A gennaio ha fallito dieci o più conclusioni in quattro gare consecutive, venendo trollato anche dallo speaker di Sacramento. Contro Indiana, Vogel lo ha panchinato nell’ultimo quarto per provare a vincere la gara.

La fiducia dei compagni è iniziata a mancare. Il linguaggio del corpo di James dopo ogni errore grossolano del compagno era evidente, così come lo era che il piano progettato in estate non stava funzionando. Ma non solo, l’atteggiamento di rassegnazione di LeBron ha iniziato ad infastidire gli altri compagni di squadra.

Nel possesso successivo Westbrook rimedierà a quest’errore grossolano, ma la reazione di James è piuttosto eloquente. Ed è solo una delle tante.

Vogel, imperterrito, ha continuato ad avere fiducia in Westbrook lasciandolo in quintetto resistendo alle richieste opposte di staff e giocatori. Frank era consapevole che l’unico modo per salvare la stagione e il suo futuro a Los Angeles era quello di riuscire nell’impossibile. Missione fallita.

«Questa stagione è stata uno schifo.»

Un anonimo veterano

Come dargli torto? Una ricostruzione imbarazzante, in attesa delle prossime indiscrezioni.

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