In copertina: Max Christie (Catalina Fragoso, NBAE via Getty Images)
La scelta numero 35, ottenuta con una trade dagli Orlando Magic, ha portato in dote ai Los Angeles Lakers Max Christie da Michigan State, che coach Tom Izzo a inizio stagione aveva definito come «La miglior guarda reclutata dai tempi di Gary Harris».
L’approccio al basket universitario del ragazzo nativo dell’Illinois è stato però difficile ed il suo apporto alla causa degli Spartans è risultato altalenante per tutta l’annata. Nonostante le prestazioni ondivaghe, il ragazzo (classe 2003, 198 cm per 86 kg) è un prospetto con un grande potenziale, che i Lakers devono saper sviluppare nel modo corretto.
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🔥 Potenziale offensivo elevato
In uscita dalla Rolling Meadows High School la sua fama era quella di “tiratore mortifero”, ma nel suo anno da freshman non è riuscito a tenere fede a questo appellativo: percentuali non esaltanti (38.2% dal campo e 31.7% da dietro l’arco) ed una selezione di tiri sospetta.
Andando oltre le cifre, Christie è in possesso di una buona meccanica di tiro, con un rilascio morbido ed alto. Tuttavia, può migliorare lavorando sul caricamento che parte molto in basso, a livello delle anche.
Si trova particolarmente a suo agio sia nelle conclusioni dall’angolo ( realizzate con il 38%) che in uscita dagli screen in entrambe le direzioni, in particolar modo dal mid-range, dove ha mostrato un’innata capacità di piantare il piede dopo il blocco, ricevere la palla e rilasciare il tiro in un unico movimento, caratteristica che lo rende un unicum nel roster gialloviola
Altra caratteristica non banale per un teenager è il suo utilizzo del palleggio per ricollocarsi dopo il recupero del difensore, eludendone così la marcature e liberandosi per il piazzato. Il suo equilibrio nel movimento di tiro gli permette di segnare anche tiri complessi e contestati.
La mancanza di un ball handling avanzato non permette una facile separazione dal diretto marcatore e da ciò spesso derivano le forzature in pull up viste nel suo anno a MSU. A livello NBA, probabilmente, diminuiranno drasticamente questo tipo di conclusioni.
Max possiede un ottimo istinto nell’attaccare i close-out ed è importante sottolineare la presenza nel suo arsenale di un floater a due piedi non ortodosso ma tremendamente efficace, sviluppato per aggirare le difficoltà nel concludere al ferro (realizza solamente il 40,9 % per Synergy), dove subisce negativamente il contatto fisico con il difensore e paga il suo atletismo non eccelso.
A partire dal training camp e nel suo primo anno nella lega, Christie dovrà lavorare sul fisico ed aggiungere massa muscolare, senza però andare ad intaccare la velocità laterale e la flessibilità che vedremo essere fondamentali in difesa.
↗️ Max Christie, un difensore underrated
Nella propria metà campo l’ex Spartans sfrutta molto bene le sue lunghe leve per essere un buon difensore in isolamento sull’attaccante.
I video mostrano come sia molto abile nel muoversi lateralmente, restando bene in equilibrio durante gli spostamenti, mantenendo il petto davanti al diretto avversari, conservando la verticalità di busto e braccia per evitare di commettere falli.
Abile difensore sui pick-and-roll, mostra una buona capacità di passare sui blocchi e si impegna attivamente per recuperare l’avversario nel caso che rimanga attardato.
Queste caratteristiche, assieme ad una ottima tecnica nei close-out, lo possono far diventare un ottimo difensore, spendibile in diversi schemi.
Per capire il tipo di apporto che Max può fornire nella propria metà campo, si possono visionare gli highlight della partita tra MSU e Wisconsin. Christie ha marcato, con ottimi risultati, Johnny Davis, scelta numero 10 del Draft da parte dei Washington Wizards.
In ultima analisi Christie è un progetto, in cui gli scout gialloviola ha creduto fermamente ed il suo talento ed il suo upside lo rendono una steal alla scelta 35, poiché un altro anno a MSU lo avrebbe fatto entrare molto probabilmente in lottery.
Max dovrà lavorare tanto con lo staff atletico per aumentare la massa muscolare, ma come scritto anche da Sam Vecenie nella guida al Draft per “The Atlhetic”, parleremo di lui quando avrà raggiunto i 25 anni come di uno dei migliori giocatori di questa annata. La palla passa ora ai Lakers, che devono avere pazienza ed aspettare il suo sviluppo.
👀 Two-Way Player
Nella notte i Lakers hanno occupato entrambi gli spot con le firme di Cole Swider e Scotty Pippen Jr., i quali guideranno la squadra gialloviola in Summer League. A fargli compagnia, anche Shareef O’Neal.
Sulle orme del padre
Dopo tre anni a Vanderbilt vissuti da assoluto dominatore del progetto, nonostante sia terminato undrafted, Pippen Jr. indosserà la casacca gialloviola dividendosi tra G League ed il roster principale.
Nelle ultime due stagioni a Nashville, il figlio d’arte ha chiuso con più di 20 punti di media, mostrando tutte le sue qualità come scorer.
Ottimo giocatore di pick-and-roll, possiede un infinito arsenale di finte, esitazioni e movimenti per arrivare indisturbato al ferro nonostante i soli 185 cm di altezza. Scotty ha mostrato un grande talento nel lucrare liberi (269 quest’anno, massimo in NCAA).
La statura inficia negativamente sulla sua capacità di passaggio in uscita dal blocco, spesso poi aveva la tendenza ad esagerare con il palleggio, finendo tra le braccia della difesa avversaria (per 3.4 TO a partita).
Il tiro non è fluidissimo e presenta una parabola molto arcuata; le percentuali non buone (32.5%) da dietro l’arco sono probabilmente dovute all’enorme carico offensivo ed a scelte spesso forzate.
Possiede grandi istinti difensivi e mani velocissime, che gli permettono di sporcare spesso il pallone al portatore di palla avversario; questi intercetti producono quasi due rubate a partita.
L’altezza non è il principale problema che si evidenzia in fase difensiva. Pippen Jr. è un pessimo difensore sul punto d’attacco e nel pick-and-roll, dove sbatte contro tutti i blocchi che gli vengono portati senza essere in grado di recuperare.
Un anno di G League gli potrebbe permettere di lavorare sulle sue debolezze e produrre un giocatore in grado di essere il ball-handler della second unit, con il compito speciale di creare caos nella difesa avversaria.
“Flat Out Shooter”
Cole Swider ha concluso la sua carriera collegiale a Syracuse, dove si è trasferito da Villanova, dopo aver vissuto le sue prime tre stagioni in Pennsylvania uscendo spesso dalla panchina.
Nel suo anno alla corte del leggendario coach Jim Boeheim, il nativo del Rhode Island ha messo in mostra la sua incredibile capacità balistica. Swider ha chiuso la stagione con il 41.1% da dietro l’arco (sei tentativi a partita) e quasi 14 punti di media.
La tecnica di tiro è ottima, con caricamento e rilascio estremamente rapidi. I video delle sue partite al college mostrano come preferisca le conclusioni dal paleggio o in situazione spot up.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Rob Pelinka ha sottolineato come nei workout Cole abbia impressionato per il suo tiro in movimento e in uscita dai blocchi, non ci resta che vedere se questa sarà la sua evoluzione definitiva.
Highlight della sua stagione è la contesa persa al supplementare contro North Carolina, dove ha incendiato la retina da dietro l’arco (36 punti con 7/11 da tre).
Swider, dall’alto dei suoi 206 cm, non possiede l’atletismo per rivaleggiare con i pari ruolo NBA, condizione che lo penalizza nella metà campo difensiva, dove ad oggi sarebbe un grosso handicap.
Al college il suo valore come difensore, specialmente nell’ultimo anno, è stato mascherato dalla famosa zona 2-3 di Syracuse.
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Universitario e calciatore cresciuto nelle nebbie ferraresi. Appassionato di qualsiasi sport che non necessiti un motore. Tifoso Lakers da quando a sette anni mi regalarono la canotta di Kobe.