In copertina: Russell Westbrook and Austin Reaves (Marcio Jose Sanchez, AP Photo)
Ancora una volta il matinée è fatale ai Los Angeles Lakers, che nella partita domenicale della NBA ad “orari europei” perdono contro gli scatenati Cleveland Cavaliers. Tra sconfitte, infortuni che compromettono una stagione e finali di partita censurabili, l’appuntamento mattutino non è certamente amico dei gialloviola.
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✅ Lakers vs Cavaliers: i Plus
Sarò sintetico in questa sezione dei nostri Plus & Minus perché, anche se i Lakers giocavano contro una delle squadre più in forma della lega, ritengo ci sia ben poco da salvare.
🏀 Paint Attack
Il primo tempo della squadra allenata da coach Ham è stato di buonissimo livello, soprattutto nella metà campo offensiva. Il matchup contro i Cavs era sulla carta uno dei più complicati per i Lakers considerata la strutturazione di entrambe le squadre. Mi preoccupava in particolare la coppia Allen/Mobley, un frontcourt che può rappresentare un autentico incubo per una compagine, come quella gialloviola, totalmente dipendente dalla produzione dentro l’area.
Per i primi 24 minuti, però, i Lakers sono stati bravi a mettere fuori partita entrambi i lunghi dei Cavs, complici anche i problemi di falli (3 a testa per Mobley e Allen). Alla fine del primo tempo lo score dei punti nel pitturato recitava 36 a 18 a favori dei californiani. Merito soprattutto dell’aggressività e delle letture di Westbrook e Davis.
Ormai abbiamo metabolizzato la metamorfosi di AD. La distribuzione dei suoi tiri è totalmente sbilanciata a favore delle conclusioni ad alta efficienza da dentro l’area. E questo può rappresentare anche un limite (ne parlerò più avanti).
L’intesa con Westbrook in situazioni di pick-and-roll cresce partita dopo partita, ma è quando mette palla per terra senza esitazioni che Davis è davvero immarcabile.
Adesso tocca estendere questa versione aggressiva di AD per tutta la partita. Impresa che, a quanto pare, è tutt’altro che banale
❌ Lakers vs Cavaliers: i Minus
A differenza dei Plus questa sezione potrebbe essere molto più estesa, ma non è mia intenzione deprimervi più di quanto già non lo siate. Non vi parlerò ad esempio delle percentuali indegne ai liberi (57%), delle palle perse killer di Westbrook, dell’inadeguato Kendrick Nunn e della marea di falli commessi nel primo tempo (sì lo so, c’è anche lo zampino dei grigi).
Concentriamoci quindi sugli aspetti più rilevanti, soprattutto guardando al medio periodo e non solo alla singola partita.
Feed the big
Come ha sottolineato il nostro odino su Twitter Anthony Davis si è reso protagonista di un altro secondo tempo invisibile dopo quello “allarmante” visto contro gli Utah Jazz. Le ragioni della sconfitta non sono certo da imputare solo all’apatia di AD, ma sarebbe ingenuo e miope nascondere la polvere sotto il tappeto.
Con un un paio di colpi ben assestati #LetEmKnow piazza un parziale di 51-28 in 19 minuti e chiude la gara.
— Giovanni Rossi (@spawnix) November 6, 2022
Per i #LakeShow altro secondo tempo nullo di Davis:
– contro i Jazz 20 pts nel primo, poi 2 nel secondo
– contro i Cavs 17 pts nel primo, poi 2 nel secondo#NBA #otnba pic.twitter.com/X0dZErupM5
4 punti in due secondi tempi consecutivi è un bottino così povero da superare agilmente il muro dello small sample size per entrare di diritto nel territorio delle questioni da risolvere prima di subito. Nel post partita Ham e i giocatori si sono rimpallati a vicenda le responsabilità. Il diretto interessato ha deciso addirittura di non presentarsi ai microfoni, segno evidente di un disagio neanche tanto latente.
Sicuramente il quarto fallo commesso a metà terzo quarto ha inciso sull’aggressività di Davis e sulla sua presenza mentale nella partita. Così come ha inciso l’assenza, ormai pressoché totale, di una dimensione perimetrale del suo gioco che gli consentirebbe di mettersi in proprio quando ha davanti due twin towers del calibro di Mobley e Allen.
Di sicuro, però, Ham deve trovare il modo di coinvolgere maggiormente AD con dei giochi specifici e lo stesso Davis deve mettersi nelle condizioni di creare vantaggi anche quando non ha la palla, magari iniziando a portare dei blocchi più efficaci per tutta la durata dell’incontro.
No purpose
A corollario del secondo tempo abulico di Anthony Davis c’è una prestazione offensiva di squadra inquietante. In questo caso l’aggettivo offensivo/a può essere utilizzato nella sua accezione di lesivo della dignità.
Ho perso il conto dei possessi finiti con la palla in mano senza neanche tirare o di quelli compromessi perché uno dei role player gialloviola si è reso protagonista di scelte inconcludenti e poco coraggiose.
Alla fine il box score recita 36 punti per i Lakers nel secondo tempo e, guardando la partita, era netta la sensazione che i gialloviola attaccassero senza un obiettivo chiaro in testa. La solita imprecisione nel tiro dalla lunga distanza (il 29% finale è “drogato” dalle triple in garbage time di Ryan) non aiuta sicuramente l’attacco di coach Ham, ma a mio avviso è evidente manchi talento offensivo in questo roster, soprattutto quando Walker è, come ieri, fuori partita e Schröder è fermo ai box.
C’mon Austin
Uno dei miei auspici prima della stagione era che Austin Reaves potesse aumentare il volume delle triple tentate. In queste prime partite abbiamo assistito, invece, ad una regressione del prodotto di Oklahoma. Se andiamo a vedere, infatti, il numero di triple tentate per 100 possessi il buon Austin è passato dalle 5.6 della passata stagione alle 4.6 di quest’anno.
Troppo spesso lo vediamo esitante quando ha un tiro aperto. Una situazione che non può permettersi nel sistema di Ham e che, nel lungo periodo, rischia di costargli parecchi minuti.
Difensivamente poi Reaves dimostra ancora una volta di non avere il passo contro giocatori veloci e esplosivi del calibro di Mitchell e Garland. Insomma, non la serata migliore per Austin.
📅 Next Game
I Los Angeles Lakers tornano in campo nella notte – alle 4:15 italiane – tra Lunedì 7 e Martedì 8 Novembre per affrontare gli Utah Jazz alla Vivint Arena.
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Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.