In copertina: Max Christie and Rob Pelinka (Garrett Ellwood and Allen Berezovsky, Getty Images)
I Los Angeles Lakers perdono contro gli Utah Jazz per la seconda volta in quattro giorni. La squadra di Salt Lake City è l’autentica rivelazione dell’inizio stagione NBA e i gialloviola – privi di James, Walker e Beverley oltre dei lungodegenti Schröder e Bryant – non hanno armi per reggere il confronto contro Markkanen e compagni.
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✅ Jazz vs Lakers: i Plus, ovvero Max Christie
Il record dopo le prime 10 partite della squadra di coach Ham recita 2 vittorie e 8 sconfitte. I Lakers hanno perso il duello in ogni categoria statistica possibile: percentuale al tiro, punti in area, punti in contropiede, rimbalzi, palloni persi, punti dalla panchina. In questo contesto non esistono plus o motivi per guardare al futuro con ottimismo, e non può bastare un primo tempo ben giocato nella metà campo offensiva per rendere credibile un’inversione di tendenza.
Il lato positivo della gara però è stato che grazie alle assenze abbiamo potuto assistere alla prima vera partita NBA di Max Christie e questo ci permette di provare a valutarne attuali pregi e difetti.
🛡 La difesa
La propria metà campo è quella dove il prodotto di Michigan State mostra le cose migliori.
Coach Ham gli ha assegnato le marcature di un Clarkson in stato di grazia e di Sexton, i quali contro Christie hanno totalizzato rispettivamente 9 e 2 punti. Grazie alle braccia lunghe e ai buoni fondamentali, Max ha mostrato di poter stare davanti al proprio uomo e di non farsi battere dal palleggio, in particolar modo mi ha impressionato favorevolmente il modo in cui muove i piedi.
Al momento manca ancora di fisicità ed esperienza nel reggere i contatti, in particolar modo quando deve inseguire l’avversario sui blocchi, e in alcune occasioni Clarkson in particolare è riuscito a trovare lo spazio per liberarsi per il tiro. Nel complesso la sua prova, a mio avviso, è comunque da considerarsi positiva.
Un fondamentale dove non si è sentita la sua presenza è a rimbalzo, il box score infatti recita un solo pallone catturato e per di più nella metà campo offensiva. Per essere un 3-and-D di livello nella NBA moderna è necessario contribuire nella lotta sotto i tabelloni e l’ex Spartans al momento non sembra avere istinto e forza fisica per eccellere nel fondamentale. Senza dubbio è un aspetto su cui deve lavorare.
⚔️ L’attacco
Nei 29 minuti di utilizzo Christie è stato generalmente utilizzato off the ball come testimonia il basso usage rating di 10.8. Il tiro non è la specialità della casa e la difesa dei Jazz non ha ovviamente focalizzato l’attenzione su di lui. Il risultato è 8 punti con 3/7 dal campo e 2/4 dall’arco, una produzione più che discreta viste le premesse. Max non è stato timido e ha saputo mettersi in visione sugli scarichi dei compagni non risultando dannoso per l’attacco.
Palla in mano non ha molte avuto occasioni per mettersi in mostra, ma la sensazione è che manchi al momento di letture e di fisicità per essere efficace e poter creare per se e i compagni.
In conclusione è presto per dire che giocatore possa diventare in futuro, ma i fondamentali sono solidi e, vista la penuria di giocatori di alto livello nel roster, è possibile possa avere spazio e crescere in stagione. Senza dubbio il suo sviluppo sarà uno dei pochi motivi validi per cui varrà la pena seguire le partite.
❌ Jazz vs Lakers: i Minus
Come spesso capita in questo avvio di stagione, c’è da sbizzarrirsi nel trovare cause e problemi all’interno delle partite dei Lakers.
📉 Il consueto crollo nel terzo periodo
Dopo un primo tempo in cui gli attacchi dominano sulle difese (71-76 per i padroni di casa), per l’ennesima volta il terzo periodo è fatale per i ragazzi di coach Ham: i Jazz vincono la frazione 39-27 e di fatto chiudono la gara portandosi sul +17. Al rientro in campoi i gialloviola perdono fluidità offensiva, solo 2 assist nella frazione, e non riescono minimamente ad alzare l’intensità nella propria metà campo.
Il dato stagionale è disarmante. I Lakers nei primi tempi sono la quindicesima squadra NBA con -1.5 di Net Rating, dato non esaltante ma neppure deprimente. Nel terzo periodo il crollo: l’Offensive Rating passa da 107.1 a 98.8 (di gran lunga il peggiore della lega) e il Net Rating diventa -17.6.
Il simbolo di questa debacle è Anthony Davis e la partita di Salt Lake City conferma il trend. AD ha duellato sui due lati del campo con Markkanen ed è impietoso il confronto. Nella prima frazione The Brow ha dominato l’avversario, 19 punti a 7 con il finnico che è andato a tiragli contro in due sole occasioni con altrettanti errori.
Si ribalta la situazione al ritorno in campo: Lauri segna 13 punti di cui 9 quando marcato da AD e contiene Davis a 1/5 dal campo per soli 7 punti.
Personalmente non so se la spiegazione sia di natura fisica, dovuta alle eccessive responsabilità di Davis nelle due metà campo, se di salute per il problema alla schiena oppure se sia un fattore mentale.
Da non scartare inoltre il fattore tecnico, con i coaching staff avversari che nell’intervallo si aggiustano intasandogli l’area in attacco e sfruttando le debolezze del roster lacustre per inibirlo in difesa.
L’augurio è che con il passare delle settimane la schiena di AD migliori e possa di conseguenza riuscire a trascinare la squadra come nei primi tempi.
🤢 Rob Pelinka
Danny Ainge in un’estate è stato in grado di rivoltare una squadra senza prospettive con stelle che non volevano giocare insieme. Ora i Jazz hanno accumulato un’enorme quantità di asset per il futuro, hanno trovato un coach in grado di dare immediatamente un’identità precisa e hanno messo insieme un gruppo in grado di produrre un basket efficace e divertente, pur senza avere futuri Hall of Famer a roster.
Così opera un grande general manager e il confronto con il (non) lavoro di Pelinka è impietoso tanta è la differenza di qualità nei due roster. Come già detto c’è solo l’imbarazzo della scelta nel trovare altri protagonisti della sezione minus e quindi tanto vale inserire l’artefice del tutto e valutare i suoi “colpi”.
Nelle ultime settimane noi di LakeShow abbiamo riposto speranze in Matt Ryan. Sicuramente un buon tiratore, ma un giocatore che può essere preso di mira in modo imbarazzante nella metà campo difensiva:
Oppure in precedenza abbiamo elogiato il lavoro di Troy Brown Jr., senza dubbio un buon atleta, ma giocatore che un attacco NBA non può sostenere nello starting five per 30 minuti a gara:
In estate invece pensavamo di alleviare le responsabilità sotto canestro di AD con Damian Jones, il quale a differenza dei sopracitati compagni non riesce a stare in campo in nessuna delle due metà campo:
Per non parlare di Kendrick Nunn, atteso da un anno e mezzo e oggi finalmente produttivo al tiro, ma sempre impresentabile in difesa e incline alla palla persa:
Il tutto mentre tra le file avversarie ha giocato una buona gara Talen Horton-Tucker, non di certo un fenomeno o il giocatore che avrebbe risolto i problemi di coach Ham, ma la perfetta dimostrazione di come Pelinka non sappia valorizzare i propri asset.
Merita la pena ripercorrere la storia di THT: in primo luogo Rob ha scelto di firmare solo con un biennale un prospetto valutabile sul lungo periodo, quindi è stato costretto a dargli un contratto superiore al rendimento dovendone pagare il potenziale; in seguito gli è stato assegnato un ruolo in squadra, il 3-and-D, non congeniale al suo sviluppo e infine la player option regalata al terzo anno di contratto ne ha di fatto abbattuto il valore di mercato. Il risultato finale? Ceduto per un giocatore 34enne in scadenza di contratto che non può rientrare in alcun piano tecnico futuro.
📅 Next Game
I Los Angeles Lakers tornano in campo nella notte – alle 4:00 italiane – tra Mercoledì 9 e Giovedì 10 Novembre per affrontare gli LA Clippers alla crypto.com Arena.
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Torinese, consumatore seriale di eventi sportivi. Grazie a Magic Johnson nasce la passione per la pallacanestro, i Lakers e la costa Ovest degli Stati Uniti. Esperienza NBA trentennale dal divano di casa. Phil Jackson è la guida spirituale di riferimento.