In copertina: Anthony Davis and Patrick Beverly, Los Angeles Lakers vs Detroit Pistons (Adam Pantozzi, NBAE via Getty Images)

Match casalingo contro una delle peggiori squadre della lega, per giunta alla seconda partita di un back-to-back e priva di due giocatori fondamentali. Quale occasione migliore per sfatare il mio terrificante score di 0 vittorie nelle partite in cui scrivo i Plus & Minus?

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✅ Lakers vs Pistons: i Plus

Per una volta i Lakers non mi hanno tradito e quindi mi trovo qui a raccontare un successo gialloviola al termine di un match abbastanza mediocre, ma non privo di elementi positivi che fanno seguito alla buona prestazione contro i Nets.

🔃 Rolling AD

Per la seconda partita consecutiva Anthony Davis si è reso protagonista di una prova monstre. Basta un dato per avere contezza della portata “storica” della prestazione di The Brow: è il primo Laker dai tempi di Shaq (2000) a chiudere due match consecutivi con almeno 35 punti e 15 rimbalzi.

I frontcourt di Nets e Pistons sono tra i peggiori della NBA per stazza e soprattutto per profondità, quindi è stato relativamente semplice per un giocatore del calibro di AD dominare in lungo e in largo. Ma al netto della pochezza degli avversari, rimangono comunque dei motivi per essere ottimisti per il prosieguo della stagione di Davis.

La situazione di gioco in cui ha fatto più male sia ai Nets che ai Pistons è sicuramente il pick-and-roll. In stagione AD è terzo nella lega per possessi giocati da rollante (quasi 4 a partita). Nel match contro Detroit addirittura 7 dei 10 canestri dal campo sono arrivati rollando a canestro.

Nelle ultime partite Ham ha dato più volte la palla in mano a Walker IV nei quarti periodi con risultati incoraggianti.

Molto spesso (anche troppo spesso), quando gioca il pick-and-roll, Davis preferisce non portare il blocco e attaccare la difesa dopo aver ricevuto il pocket pass dei compagni. Se in passato in queste situazioni si “accontentava” dei tiro dal mid-range, quest’anno sembra essere molto più aggressivo e determinato ad attaccare il ferro generando il panico in chi si trova a doverlo fronteggiare in aiuto.

Ma l’aspetto più interessante delle ultime prestazioni di AD è invece la decisione con la quale porta i blocchi e forza un cambio contro avversari meno strutturati di lui.

Bravo Russ a servire Davis con il tempo e l’angolo giusto.

Sono pochissimi gli esterni capaci di reggere l’urto contro di lui quando riceve in posizione così profonda. Questo livello ritrovato di aggressività gli ha permesso di vivere in lunetta per tutta la partita. I venti liberi tentati da The Brow contro Detroit rappresentano il dato più alto in maglia Lakers se escludiamo l’incredibile partita da 27 viaggi nella linea della carità del primo anno a Los Angeles.

Ancora una volta switch contro Hayes che non può far altro che commettere fallo per evitare una comoda schiacciata di AD.

La speranza è che Davis possa continuare su questo livello nella metà campo offensiva (33 punti e 16 rimbalzi di media da quando si è fatto male James), alimentando così le speranze gialloviola di costruire un attacco efficiente attorno al proprio unicorno.

🆘 Big Help

Lo abbiamo ripetuto più volte: anche quest’anno i Lakers hanno costruito un roster sottodimensionato e per questa ragione rischiano di dipendere in maniera esagerata dalle lune (e dallo stato fisico) di Anthony Davis.

Una delle notizie migliori della partita contro i Pistons, oltre alla vittoria, è proprio il ritorno in campo del lungo più affidabile a roster (escluso AD): Thomas Bryant. La sua presenza aggiunge alla squadra losangelina energia e centimetri indispensabili, ma offre anche una soluzione tattica fin qui inesplorabile.

Per la prima volta, infatti, Ham ha giocato per diversi minuti con il “doppio lungo”, ovvero schierando contemporaneamente due tra Davis, Bryant e Gabriel. I risultati sono stati positivi.

Westbrook e Bryant in transizione possono fare parecchi danni contro le second unit.

Una menzione speciale la merita sicuramente Wenyen Gabriel. I 15 punti senza sbagliare un tiro dal campo sono l’highlight della sua stagione, ma al di là della produzione offensiva impressionano in positivo la sua crescita difensiva come mobile big e la sua intesa con Westbrook.

Questi secondi descrivono alla perfezione il contributo che Gabriel sta dando quest’anno ai Lakers. Recupera il rimbalzo e corre come un forsennato in transizione per due punti comodi.

Sono curioso di vedere come “giocherà” con i quintetti Ham nelle prossime partite. Già nel quarto periodo contro Detroit l’allenatore dei Lakers ha provato una lineup big con Brown, Davis e Bryant in campo insieme. Un buon modo per “soddisfare” i desideri di AD e dare alla squadra più struttura e peso contro determinati avversari.

❌ Lakers vs Pistons: i Minus

I Lakers hanno sonnecchiato per gran parte della partita facendoci temere un upset che sarebbe stato devastante per il morale della squadra. Per fortuna i gialloviola sono riusciti a recuperare uno svantaggio in doppia cifra grazie al solito grande secondo quarto e a portare a casa la W grazie ad un Davis inarrestabile nel quarto periodo.

🤔 Una zona improvvisata

Come suggerito dal nostro Nello, è giusto che Ham possa sperimentare in partite di questo tipo, quando basta una sgasata dei tuoi fuoriclasse per stendere gli avversari. Tra sperimentazione ed improvvisazione, però, c’è un confine che preferisco non oltrepassare.

Difficile difendere in maniera più pigra su un pick-and-roll.

Per la prima volta in stagione i Lakers hanno provato la difesa a zona, soprattutto durante il primo tempo. I Pistons potevano essere l’avversario migliore per variare lo spartito tattico dal momento che sono agli ultimi posti (insieme ai Lakers) sia per Offensive Rating (107.5) che per percentuali da tre (32%).

E invece la zona tremendamente statica messa in campo dai gialloviola è stata lo strumento migliore per mettere in ritmo una squadra povera di talento come i Pistons. Se Detroit è riuscita a segnare più di 120 punti è solo perché i Lakers hanno sbagliato completamente i tempi degli aiuti per tutta la partita, dando la possibilità a Bojan Bogdanovic e compagnia di trovare un tiro aperto con troppa facilità.

Non sanno come posizionarsi. Risultato: tripla comodissima di Burks.

🛑 Anche meno, Beverley

Sono abbastanza convinto che Ham consideri Pat Bev un culture setter in grado di alzare il livello di intensità e di attenzione della squadra. Solo così si possono spiegare i tanti, troppi minuti che gli sta concedendo in questo inizio di stagione.

Nella metà campo offensiva Beverley è ormai un minus costante, soprattutto se continua a tirare con queste percentuali da tre (24% in stagione). Ma preoccupa ancora di più il fatto che abbia perso uno o più passi sul punto d’attacco in difesa, tanto da farsi bruciare a più riprese da avversari che non spiccano certamente per esplosività e velocità.

My fault.

Ormai l’ex giocatore di Clippers e T-Wolves sembra rendere al meglio solo in determinati matchup, ovvero quando può provocare l’avversario e usare i suoi trucchetti del mestiere per mettere in difficoltà i rivali (vedi Paul George). Per il resto è evidente il suo declino fisico ed è auspicabile che nel giro di qualche mese (o anche prima) diventi un salary filler per arrivare ad un giocatore competente nel reparto esterni.

📅 Next Game

I Los Angeles Lakers tornano in campo nella notte – alle 3:30 italiane – tra Domenica 20 e Lunedì 21 Novembre per affrontare i San Antonio Spurs alla crypto.com Arena.

Le statistiche citate, se non altrimenti specificato, sono tratte da Synergy Sports™ (SS), Cleaning The Glass (CTG), NBA Advanced Stats (NBA) e Basketball Reference (BR). Tutte le clip video, salvo diversa indicazione, sono di proprietà della NBA. Sono utilizzate a scopo divulgativo senza intenzione di infrangere copyright. © NBA Media Ventures, LLC.


Ascolta Lakers Speaker’s Corner, il podcast italiano dedicato ai gialloviola, su:


Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.

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