In copertina: Austin Reaves durante gli allenamenti di Team USA al Mendenhall Center di Las Vegas (Ethan Miller, Getty Images)

Un lungo abbraccio tra Austin Reaves e coach Darvin Ham testimonia quanto lontano l’atleta dei Los Angeles Lakers sia arrivato. Dopo due stagioni con Wichita State ha completato la sua carriera collegiale ad Oklahoma. Terminato undrafted nel 2021, viene firmato dai Lakers prima con un two-way contract e poi con un accordo al minimo salariale non completamente garantito.

Una discreta stagione da rookie – chiusa con l’incredibile tripla-doppia contro i Nuggets – è stata la premessa per una solida stagione da sophomore. Salito nelle gerarchie di Ham, Reaves ha disputato degli ottimi playoff giocando tutte le gare in quintetto. Durante l’estate sono arrivate prima l’estensione quadriennale da 54 milioni di dollari, poi l’inclusione nella nazionale statunitense che parteciperà alla 2023 FIBA Basketball World Cup.

☝️ Austin Reaves: «Ci ho sempre creduto»

Justin Russo di Russo Writes ha intervistato Austin Reaves al termine del primo allenamento di Team USA. Il giornalista gli ha chiesto se è impressionato da quanto lontano sia arrivato in così poco tempo:

«Non ne sono sicuro, perché ho sempre pensato che fosse possibile per me. Forse nessun altro lo credeva, ma io si e volevo dimostrarlo. Questo è l’aspetto principale per me, sapevo che se avessi avuto un’opportunità l’avrei sfruttata.»

«Che si trattasse di difendere o tuffarsi sul parquet per recuperare un pallone vagante, ero certo che avrei trovato un modo per scendere in campo. Quindi per me è tutto verosimile, mentre tanti altri magari si stanno chiedendo come sia potuto succedere.»

Passare dal non essere scelto alla selezione di Team USA in soli due anni è un risultato incredibile. Un’evoluzione che potrebbe rendere Reaves una sorta di modello per tutti quei giocatori che pensano di poter avere una carriera NBA, nonostante una mancata chiamata al draft.

Austin ama lavorare duramente ma è consapevole di non essere il solo ad aver percorso un cammino del genere, per cui sottolinea l’ottimo lavoro svolto dai Miami Heat:

«Potrei essere una sorta di motivazione per altri giocatori, certamente. Come i ragazzi di Miami, quanti erano? Quattro? Che sono arrivati alle NBA Finals da undrafted ricoprendo un ruolo fondamentale. Quando senti storie del genere, li senti vicini anche se non li conosci personalmente, perché sai quanto hanno lavorato duramente e la sfiducia che hanno provato. Sono sempre storie belle da sentire.»

Alcuni non addetti ai lavori potrebbero non apprezzare la sua inclusione nella selezione statunitense, ma Hillbilly Kobe sembra possedere le caratteristiche che servono a squadre come questa. La sua determinazione nel fare il possibile per raggiungere l’obiettivo è un fattore che unisce anziché dividere.

Al termine dell’allenamento del giovedì, Reaves ha svolto degli esercizi di tiro insieme a Mikal Bridges e Cameron Johnson. Il trio ha sorpreso i presenti per la complicità e il divertimento con cui eseguivano quanto richiesto. Poi, mentre Austin parlava con alcuni reporter, i due atleti dei Nets si sono avvicinati provando a metterlo in imbarazzo.

Il nativo dell’Arkansas adora il modo in cui interpreta la pallacanestro, fare le piccole cose che possono decidere una gara come conquistare un pallone vagante o un rimbalzo offensivo. Lavorare duramente, ma farlo con gioia.

Sicuramente non è il giocatore più appariscente o produttivo di Team USA, ma indubbiamente sfruttare l’occasione di lavorare con Steve Kerr, Tyronn Lue ed Erik Spoelstra per migliorare ulteriormente il suo gioco. Di certo non è una possibilità da escludere, non dopo tutto quello che ha fatto Austin Reaves negli ultimi mesi.


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