In copertina: LeBron James parla con la stampa al termine di Gara 4 tra Lakers e Nuggets alla crypto.com Arena di Los Angeles. (Andrew D. Bernstein, NBAE via Getty Images)

Le Western Conference Finals sono giunte al termine, con Gara 4 a vestire la toga e svolgere la funzione del giudice supremo. I Los Angeles Lakers, seppur autori di una prova ricca di grinta e maturità, sono costretti ad abbandonare il sogno iridato, obbligati dal 113 a 111 di stanotte ed il 4-0 complessivo in favore dei Denver Nuggets.

Affrontare una conferenza stampa dopo una sconfitta non dev’essere mai facile e sicuramente lo è stato ancor meno per i gialloviola, che almeno per quanto riguarda i Playoff 2023 hanno dovuto confrontarsi per l’ultima volta con la stampa nel post gara. Tra i protagonisti losangeleni a chiacchierare con la stampa, LeBron James ha rilasciato una lunga conferenza con tante considerazioni sulla serie appena terminata, sui compagni, la sua carriera ed altro.

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Insolitamente solitario (recentemente ha spesso condiviso la conferenza con AD), LeBron James ha rilasciato un’ampia intervista in cui ha spaziato su varie tematiche: a partire dalle sue sensazioni sulla partita e la serie appena terminate, sul roster attuale e quello del futuro. King James ha inoltre speso parole d’elogio su Nikola Jokic ed anche commentato il ritiro dal basket dell’amico Carmelo Anthony, terminando la sua finestra mediatica in maniera enigmatica circa il proprio futuro. Queste le sue parole:

«Per me è più questione di mindset. Se si allena la mente, il corpo la seguirà ovunque. Bisogna prendersene cura riposando. L’altra cosa che penso adesso è che può dar fastidio l’aver preparato questa partita con l’intento di giocarne ogni secondo per provare a vincerla e non esserci riuscito.»

«Questo roster mi ha dato la carica sin dall’inizio. Per il tipo di energia che c’è in spogliatoio, che si trasmette in ciò che facciamo in campo. Ho conosciuto meglio la vera natura di questo roster quando sono stato costretto a star fuori per infortunio e da allora ho soltanto pensato a scendere in campo a dare il mio contributo alla squadra.»

«Riuscire a portare ad L.A. giocatori così bravi e talentuosi ci ha riempiti di entusiasmo. C’era una gran voglia di costruire un gruppo solido e compatto e di farlo sin da subito. Siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati molto in fretta, il che ha aiutato a forgiare il carattere della squadra. Per quanto riguarda il futuro: non ne ho idea. Non ho ancora pensato al prossimo anno.»

«Parlando del futuro e della mia carriera, come ho detto, non lo so. Ne parlerò.. (breve pausa, ndr) Quando avrò chiuso con il basket. So che a voi interessa e che vogliate parlarne, ma l’unica cosa che so è che avrei voluto essere più disponibile per la squadra e avrei voluto giocare di più. Parlo ovviamente del tempo perso per via degli infortuni.»

La conferenza è proseguita analizzando i momenti e fattori chiave della serie di Western Conference Finals persa contro i Denver Nuggets, confrontando i due roster e le differenze che hanno permesso a Jokic e compagni di prevalere sui losangeleni:

«AD ed io abbiamo parlato parecchio in spogliatoio e siamo giunti alla conclusione che questi Denver Nuggets siano la squadra più forte che abbiamo mai incontrato sin da quando sono qui a Los Angeles.»

«Sono una squadra ottimamente orchestrata ed assemblata perfettamente: hanno ottimi tiratori e finalizzatori, grandissimi play maker. Hanno un roster di qualità ed una panchina lunga, piena di giocatori intelligenti e strutturati fisicamente.»

«Se ad una squadra del genere si aggiunge il talento del Joker, beh è dura da affrontare. A parte la sua prestanza fisica, che lo rende difficile da marcare, la sua arma più letale è l’intelligenza cestistica: lo rende inarrestabile. Contro di lui non ci si può permettere il minimo errore.»

«Anche quando si pensa di essere difensivamente posizionati in maniera ottimale, Jokic tira fuori dal cilindro un tiro da dietro la testa da 15 metri dal ferro e la risolve. Solo in questa serie è riuscito a farlo 4 o 5 volte. Non so cosa fare, a parte questo (imita il gesto di togliere il cappello, ndr).»

Le domande dei giornalisti hanno poi virato sull’eventuale delusione e/o frustrazione generate dall’eliminazione ai Playoff, con l’effetto che potrebbe lasciare una scia anche in futuro:

«Beh, per chi ha una natura altamente competitiva, come me, credo sia normale. Mi sento frustrato a pensare di non essere riusciti a portare a casa neppure una delle ultime quattro partite. A maggior ragione se si pensa che per tutti e quattro gli scontri siamo stati in partita e abbiamo detto la nostra.»

«Sia nelle due partite a Denver che nelle altre qui a Los Angeles. Siamo stati bravi ad andare in vantaggio più di una volta, oggi abbiamo raggiunto il +15 ma loro hanno reagito con una frazione da 36 punti. Questo è frustrante, lo ammetto. Soprattutto perché sono riusciti a girare il verso della partita e sfruttare la foga agonistica generata. Come detto, chapeau ai Nuggets.»

«Per quanto riguarda questo roster ed il suo futuro, come detto, ancora non saprei. Posso dire che questa franchigia esiste per vincere e che quindi non abbiamo raggiunto l’obiettivo. E questo mi lascia deluso, con molto amaro in bocca.»

Un pensiero è andato anche all’amico Carmelo Anthony, ex Lakers, che proprio alla vigilia del match tra i gialloviola ed i Nuggets ha annunciato il suo ritiro dal basket professionistico:

«Ad essere onesto, sapevo già dell’annuncio del suo ritiro. Già da una settimana, poiché avevo aiutato io stesso Melo a girare il video (sorride, ndr)… Che voi avete visto qualche ora fa (ride con la stampa, ndr). Qualcuno penserà che stia mentendo.»

«Seriamente, abbiamo girato il video una settimana fa e quindi sapevo già tutto. Non mi era noto il momento in cui Melo volesse pubblicarlo, il caso ha voluto che sia avvenuto poco prima della nostra partita.»

«Chiaramente mi dispiace: è un amico fraterno da quando ho messo piede in NBA, se non da prima. Abbiamo ricordi alla High School, ai tempi delle prime sfide tra me e lui. Ricordo le nostre discussioni notturne fuori dalla stanza d’hotel: pensavamo al futuro, a come essere decisivi o come aiutare le nostre famiglie.»

«Siamo stati d’ispirazione l’uno per l’altro lungo il corso della nostra carriera in NBA. Due amici veri, legati sin dai tempi della High School. Melo è stato uno dei motori principali nella mia esistenza.»

«Ho giocato sia nella Western che nella Eastern Conference e nelle mie prime due stagioni ricordo che tornavo a casa, nel mio primo appartamento a Cleveland, e non vedevo l’ora di poter seguire in TV le partite di Carmelo con i Denver Nuggets. Ci siamo sempre stati l’uno per l’altro.»

«Al primo anno ai Cavs, quando non abbiamo raggiunto i Playoff, ero a bordo campo a Denver a tifare per lui. Potete verificare (sorride, ndr). Sapere che un grande amico abbia deciso di ritirarsi ufficialmente è un boccone amaro da mandar giù. Ha fatto una grandissima carriera e saremo per sempre legati, qualunque cosa accada.»

The Choosen One ha risposto inoltre ad alcune domande riguardo l’avversario appena affrontato, Nikola Jokic, e cosa sia riuscito a dimostrare all’intera NBA dopo questo trionfo:

«Niente. E non lo dico per mancargli di rispetto, ma perché tutti sappiamo quanto sia forte e conosciamo il suo vero valore. So quanto sia forte il Joker: è uno di quei pochi giocatori in NBA che riescono a giocare le partite alla propria maniera. E devo dire che a me piace.»

«Quando ci si trova a dover marcare giocatori del genere si è sempre disorientati. Il suo bagaglio tecnico gli permette di essere imprevedibile: è fortissimo nel pitturato, da oltre l’arco, riesce a vedere le giocate prima degli altri. Inoltre, prende moltissimi rimbalzi. Non ci sono molti giocatori dotati di simile talento.»

«Sapevamo di dover affrontare un fenomeno sin dalla palla a due in Gara 1. E non lo dico solo per le statistiche, che spesso colpiscono i fan ed i media. Parlo della sua intelligenza cestistica, che a volte è così elevata da essere incomprensibile a molti. Ma io lo capisco e posso dire che Jokic è davvero speciale.»

Viene posta al nativo di Akron un’ulteriore domanda sul roster dei Lakers in vista dell’anno venturo, ed eventuali accorgimenti che secondi lui andrebbero apportati:

«Sono onesto, non so bene quale sia la situazione contrattuale di tutti i miei compagni, quindi non so ancora come potrebbe essere composto il roster. Non so quanti abbiano un’opzione per l’anno prossimo a parte me, AD, Max Christie e Vando. Non ricordo gli altri. Ma ovviamente il roster è ancora incompleto.»

«Spetta a Rob Pelinka ed il resto dello staff assemblarlo al meglio, prendendo giocatori complementari per rendere il roster competitivo al punto da poter superare lo scoglio su cui ci siamo infranti quest’anno. Non abbiamo molti giocatori con contratto pluriennale, quindi ancora non posso dire nulla di certo.»

Infine, è stato chiesto a LeBron un parere riguardo la stagione appena terminata, con i traguardi raggiunti. Il Re ha speso anche due parole parlando dello shoot-around pre partita:

«Beh, a essere onesto, la cerimonia sul trofeo nel pre gara mi ha forse motivato un pò in vista della partita (ride, ndr). Per quanto riguarda la carriera, beh non saprei. Giocare a basket è la mia vita, adoro competere ed esserci sempre per i miei compagni, anche quando sono stato k.o per infortunio.»

«Questa stagione è stata importante perché avevamo un allenatore ed uno staff al primo anno in NBA e siamo riusciti ad arrivare alle Conference Finals. Un gran traguardo per coach Ham ed il nostro staff, davvero incredibile. Per quanto riguarda me, ormai è un fattore di disponibilità verso la squadra.»

«Cerco di mantenere la mia mente concentrata per poter riuscire ad essere un esempio, ed essere ancora presente e competitivo in campo, in spogliatoio, in bus o aeroplano. Per me è una sfida e questa stagione è stata una grande sfida per tutti. Una cavalcata avvincente»

«Non so se definirla un’annata vincente o meno. A questo punto della mia carriera, oltre a vincere un titolo c’è altro. Da un certo punto di vista, per me arrivare alle Conference Finals è quasi irrilevante: l’ho fatto, parecchie volte.»

«E non mi diverto per nulla al pensiero di rimanere fuori dalle NBA Finals. Ma vedremo cosa accadrà, intanto. Devo riflettere su tante cose, tanto per cominciare. Tante cose. Rifletterò anche su me ed il mio prosieguo nel mondo del basket ed altro ancora.»

📅 Next Game

Coming Soon, nel vero senso della parola.


LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar, diventando il miglior realizzatore della storia della NBA. Leggi gli articoli dedicati al record del quattro volte MVP scritti dalla redazione di LakeShow Italia:


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