In copertina: Rui Hachimura parla con i media nel corso delle exit interviews. (Lakers.com)

Dopo l’eliminazione in quattro gare patita per mano dei Denver Nuggets continuano le exit interviews in casa Los Angeles Lakers.

Tra i protagonisti delle interviste c’è Rui Hachimura che, arrivato alla trade deadline, ha avuto un grande impatto nella run playoff dei Lakers, il lungo sudanese Wenyen Gabriel e il veterano approdato in gialloviola prima della postseason Tristan Thompson.

Leggi le altre exit interviews:

🇯🇵 Rui Hachimura: «L’arrivo ai Lakers è stato la svolta della mia carriera»

L’ala giapponese Rui Hachimura ha commentato come l’arrivo ai Lakers abbia rappresentato una svolta nella sua stagione, forse anche nella sua carriera:

«Sono stati tre mesi pazzeschi per me, in senso buono però, sono stati uno dei migliori momenti della mia vita. Tre o quattro mesi fa ero in un’altra squadra sulla costa est (Washington) e ora sono qui ad L.A., in uno dei team più importanti della NBA.»

«Quando sono arrivato qui non pensavo avremmo fatto la postseason, non eravamo una squadra da playoff, ma poi abbiamo fatto altri scambi e abbiamo iniziato a vincere partite. Alla fine abbiamo raggiunto la settima posizione e siamo arrivati alle Western Conference Finals.»

«È stato un momento importante per me, ho imparato molte cose da LeBron, AD e i coach. Penso di aver disputato due o tre stagioni in una quest’anno. È stato e sarà fondamentale per il prosieguo della mia carriera.»

Hachimura ha spiegato come il non essere sceso in campo per neanche un minuto in una partita abbia portato ad un reazione che gli ha fatto disputare la miglior serie di gare della sua giovane carriera:

«È stata una giornata di riposo per me, mi hanno dato una giornata di relax (ridendo, ndr) così ho potuto solo risalire. È stato un buon piano. Non ho mai avuto in carriera un DNP o qualcosa del genere, quindi per me è stata dura, ma allo stesso tempo ho parlato con Phil [Handy, assistant coach] e il mio agente e mi hanno detto di farmi sempre trovare pronto. »

«Hanno continuato a dirmi che sarei potuto essere utile nelle partite importanti, e io pensavo alle partite di Play-In e playoff, così ho continuato ad andare avanti. È stata una buona lezione per me. Fa parte dell’NBA, che è anche un business. È stata senza dubbio una svolta per me.»

Rui ha poi risposto alle domande su come sia stato giocare al fianco di stelle del calibro di LeBron James ed Anthony Davis, e su come il suo stile di gioco si sia dovuto adattare alla loro presenza:

«Penso che giocare con AD e LeBron, specialmente con noi tre in campo insieme, sia molto efficace contro qualunque squadra in NBA. So di essere free agent, ma questi mesi sono stati cruciali per me. Ho imparato da tutti: da LeBron e AD, ai coach e a tutta l’organizzazione, quindi voglio ringraziare per l’opportunità avuta.»

Il lungo gialloviola, che sarà restricted free agent, non si è sbilanciato riguardo al suo futuro:

«Sono sempre stato bene con il mio agente Jason e Darren [Ranne e Matsubara, i suoi agenti], siamo una squadra e prendiamo le decisioni insieme. Non posso dire nulla ora ma parlerò con loro e decideremo cosa fare. Mi fido di loro, non sarà determinante ma il loro parere sarà importante.»

Hachimura spiega come abbia imparato a giocare con maggiore intensità e ferocia agonistica:

«Questa stagione è stata davvero pazza, perché abbiamo avuto come due squadre diverse. Abbiamo dovuto costruire una squadra in fretta e il giocare con intensità ha aiutato sia me che tutto il team.»

«Il coach, Ham, vuole giocare duro e lo rimarca spesso. Penso che questo abbia migliorato il mio gioco, specialmente in difesa. Credo che molte persone dubitassero della mia difesa, ma da quando sono arrivato ai Lakers tutto è andato al meglio e ciò sarà utile per la mia carriera. »

Rui ha poi spiegato le ragioni della scelta del numero #28 una volta approdato in gialloviola:

«Inizialmente è stato per la mia data di nascita, dato che compio gli anni l’8 febbraio. Di solito utilizzo l’8, quello è il mio numero, Hachi significa 8 in giapponese. Volevo prendere l’8 ma è il numero di Kobe, quindi sono stato un po’ indeciso, ma poi ho scelto quello perchè oltre al mio compleanno è il numero di Kobe e della figlia. Ha un grande significato.»

🇸🇩 Wenyen Gabriel: «Voglio lasciare il segno in Sudan»

Il lungo sudanese Wenyen Gabriel ha tracciato un bilancio della stagione stagione gialloviola:

«È stato un viaggio con molti alti e bassi. Quando sono arrivato qui non c’erano molte speranze. Lo stesso è accaduto lo scorso anno, non c’era molta fiducia e anche iniziare questa stagione 2-10 non ha aiutato. Sono grato di esser riuscito a tener duro insieme ai miei compagni per poi raggiungere il Play-In.»

«Nella seconda parte di stagione abbiamo avuto un periodo positivo e abbiamo acquisito la fiducia e la consapevolezza di poter vincere e fare strada. Questa è la sensazione che tutti ricercano quando dicono di voler giocare in una contender, di voler giocare per qualcosa di importante. L’ho avuta finalmente quest’anno e voglio ripartire da questa per migliorare.»

Gabriel ha commentato come alcuni giocatori, in particolare Austin Reaves e Rui Hachimura, si siano adattati in fretta a giocare con LeBron e AD:

«Sono stato sorpreso dal loro adattamento istantaneo. Fin da subito sono stati in grado di giocare al fianco di LeBron e AD. Oltretutto hanno dovuto superare delle difficoltà nel corso dell’anno, quindi è stato bello vedere la loro crescita durante la stagione. Si stabilisce un legame nel corso dell’anno e quindi senti il loro successo un po’ anche tuo.»

«Ho passato molto tempo con Rui e AR e sono diventati miei amici. Veder loro avere successo è per me fonte d’ispirazione.»

Wenyen ha poi fissato gli obbiettivi del lavoro estivo, stabilendo quali aree del suo gioco necessitano di migliorare maggiormente:

«Devo per forza fare un lavoro per fortificare e potenziare il mio corpo, in particolare gli arti inferiori. Devo anche migliorare il mio tiro, dal tiro libero al tiro da tre punti, devo migliorare questo aspetto del mio gioco. »

Il lungo gialloviola ha commentato la stabilità raggiunta una volta approdato ai Lakers dopo aver cambiato diverse squadre nel corso della carriera e ha parlato del meeting avuto con coach Darvin Ham e la dirigenza:

«La riunione è stata molto promettente. Quest’anno mi hanno dato spazio ed è stata la mia stagione con più partite e minuti in campo, così ho potuto mostrare a tutti le mie qualità. »

«Qui lo staff crede in me e quindi penso di avere l’opportunità di raddoppiare o triplicare quanto fatto quest’anno. Il meeting con Darvin e Rob è andato molto bene. Con la free agency in arrivo spero di aver attirato l’attenzione di altre squadre, ma mi sono goduto il tempo trascorso qui.»

Gabriel ha poi risposto alle domande su come le trade fatte durante l’anno abbiano cambiato radicalmente l’andamento della stagione:

«Sono arrivati ragazzi con la giusta energia, le cui abilità si integravano meglio con quelli che erano già presenti. Anche fuori dal campo ci siamo trovati subito, essendo anche vicini come età abbiamo instaurato un legame anche fuori dal rettangolo di gioco.»

«Abbiamo instaurato una continuità dentro e fuori dal campo, e una volta che abbiamo iniziato a vincere delle partite abbiamo sentito come l’inerzia stesse cambiando e abbiamo preso coscienza del nostro valore.»

«Anche LeBron ha iniziato a dirci che potevamo essere una squadra da titolo. Lui sa cosa serve per vincere quindi tutti gli abbiamo creduto. Anche quando LeBron non giocava, era sempre lì coinvolto e pronto ad incoraggiarci. Era entusiasta e non vedeva l’ora di poter rientrare.»

Il lungo sudanese ha spiegato come le sue qualità possano integrarsi con LeBron e AD:

«Quando mi hanno chiamato qui ero in cerca di un posto a roster in altre squadre, per esempio Milwaukee. Qui però mi hanno detto che avevo l’opportunità di giocare da subito e quindi mi sono precepitato. Non mi hanno chiesto nulla di diverso da ciò che sapevo già fare: portare intensità e energia a rimbalzo e giocare al fianco delle star.»

«Con l’andare della stagione sono riuscito a capire meglio come muovermi nel pick-and-roll e giocare meglio al fianco di LeBron e AD. Con più tempo a disposizione quest’anno ho fatto ulteriori progressi.»

Gabriel ha poi parlato dei suoi impegni umanitari in Sudan nel corso dell’estate:

«La prossima settimana vado in Guinea con mio fratello Hamidou Diallo, che organizza un camp con la sua fondazione. Sarò suo ospite come lui è stato al mio lo scorsso anno. Al momento c’è una guerra in Sudan, quindi non so se e quando riuscirò a fare il mio camp. Cercherò di imparare dall’esperienza e apportare magari qualche modifica per il mio in Sudan.»

«Il Kennedy Citizenship Award significa molto per me. Il fatto che io provenga da fuori e sia qui mi fa essere grato per essere qui, ma allo stesso tempo mi sprona a ridare indietro. Il fatto di poter essere di aiuto è importante, non mi interessano i premi.»

«Il fatto di poter incidere sulla vita di altre persone, il poter essere d’aiuto e di ispirazione per i giovani è un privilegio. Spero di poter trasmettere questi valori alla prossima generazione e creare così un circolo virtuoso.»

«Quando sono tornato [in Sudan] ero traumatizzato per il modo in cui la gente vive lì. Qui siamo a L.A. e ci sono riflettori e telecamere, mentre lì c’è gente che non ha nemmeno l’acqua corrente o l’elettricità, e magari sono tuoi parenti o cugini.»

«Bisogna cercare di separare le cose e concentrarsi su ciò che si può fare in concreto per non essere troppo stressati. Cerco sempre di rimanere in contatto e provo a creare qualcosa che lasci il segno e duri a lungo. Non posso salvare tutti insieme, ma voglio avere un impatto. Sono io stesso un rifugiato, e ci sono molti come me nel mondo a causa delle guerre.»

«Noi rifugiati possiamo portare in Sudan quello che abbiamo imparato vivendo in USA o altrove, aiutando a costruire scuole e ospedali. Anche solo tornando indietro diamo speranza e possiamo creare qualcosa di speciale.»

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🇺🇸 Tristan Thompson: «Questa squadra ha ancora margini di miglioramento»

Il veterano Tristan Thompson ha risposto alle domande riguardo il suo futuro, specialmente dopo aver dimostrato di poter ancora dare un contributo, specialmente in difesa, in questi playoff:

«Per me è importante essere pronto. Voglio dare un grosso merito al coaching staff e alla franchigia dei Los Angeles Lakers per aver creduto in me, avermi preso e avermi fatto sentire utile alla squadra. Ho rispettato le aspettative su ciò che si attendevano da me, voglio ringraziare per l’opportunità avuta.»

«Gli allenamenti per tenerci in forma sono stati cruciali per la squadra, si è visto con Lonnie [Walker IV], con quello che è stato in grado di fare nella serie contro Golden State e come è riuscito a rientrare nelle rotazione ed essere importante dalla panchina, cosa necessaria nei playoff.»

«Per quanto mi riguarda, ho cercato di farmi trovare pronto e l’altra sera ho avuto la chance di scendere in campo e competere. Ho fatto ciò che so fare meglio, ovvero giocare con intensità, difendere e competere sui due lati del campo. Avrei voluto portasse ad una vittoria, forse avrei dovuto essere più “cattivo”.»

Thompson ha poi analizzato la situazione dei Lakers, evidenziando i miglioramenti avuti dopo le trade nel corso della stagione, da lui già commentate su ESPN:

«Ero a ESPN quando si sono materializzate queste trade, con David durante il nostro speciale di cinque ore sulla Trade Dealine. Quando ho visto gli scambi con cui hanno preso D-lo, Vando, Beasley e Mo [Bamba], sperando di non dimenticare nessuno, hanno migliorato di molto la squadra.»

«Penso che il team precedente alla chiusura di queste trade avesse molti elementi che non si incastravano e credo che portare a casa questi ragazzi giovani, tutti ottimi role player, oltre ad un All-Star come D-lo, abbia dato alla squadra più profondità.»

«Tutto questo ha aiutato LeBron e AD, specialmente dopo che LeBron si è infortunato al piede. Avere questi ragazzi ha fatto sì che la squadra arrivasse settima e poi alle Western Conference Finals. Grandi complimenti al front office per aver fatto questa mossa.»

«Ovviamente si cerca di vincere il titolo ogni anno, ma considerando da dove questa squadra è partita siamo in un’ottima posizione, specialmente per la quantità di giovani presenti. Andare così lontano [ai playoff] aiuta i giocatori a capire su cosa devono lavorare. Speriamo di tornare migliorati dopo l’estate.»

Thompson ha poi commentato l’ipotesi di ritiro di King James:

«Quell’uomo è uno dei più grandi agonisti che io conosca. Non parlerò per lui, ma è un agonista. Bisogna dare grosso merito ai Nuggets che ci hanno battuto in quattro gare, e faccio loro i migliori auguri per le Finals, ma penso che nonostante siamo stati battuti in 4 partite, con questa squadra possiamo crescere e tornare qui o addirittura arrivare alle Finals.»

Il lungo ex Cavs ha poi espresso la volontà di restare a far parte della squadra, anche solo come veterano, per il prossimo anno:

«Vorrei tornare. Vorrei essere qui al training camp ed essere parte di ciò che stiamo costruendo. È sicuramente un ruolo che posso ricoprire. Alla fine mi interessa solo vincere. Vincere è la priorità. Vincere vince su tutto, quindi mi occupo di vincere e di come posso aiutare una squadra. Che sia in disparte, sia che si tratti di “stare pronti”, che sia in gioco, sono pronto a fare tutto ciò di cui la squadra ha bisogno.»

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LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar, diventando il miglior realizzatore della storia della NBA. Leggi gli articoli dedicati al record del quattro volte MVP scritti dalla redazione di LakeShow Italia:


Ascolta Lakers Speaker’s Corner, il podcast italiano dedicato ai gialloviola, su:


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