In copertina: D’Angelo Russell (Ned Dishman, NBAE via Getty Images)
Nelle ultime sessioni di mercato si è fatta molta ironia su come Rob Pelinka firmasse solamente ex clienti, giocatori della Klutch Sports oppure ex Lakers. La trade Westbrook, che noi e molti analisti hanno applaudito, curiosamente non fa eccezione: D’Angelo Russell ritorna a vestire la maglia gialloviola.
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🔍 Focus On: D’Angelo Russell
Di acqua sotto i ponti dal 25 Giugno 2015 ne è passata parecchia. In quel giorno D’Angelo Russell è stato chiamato con la seconda assoluta al draft dai Los Angeles Lakers, nella speranza che potesse diventare l’uomo franchigia nel dopo Kobe Bryant e la grande point guard che manca dai tempi di Magic Johnson.
Il 19enne DLo nelle due stagioni in California ha mostrato lampi di talento ma anche molta immaturità e il suo sviluppo non si è rivelato sufficientemente rapido per le aspettative della Città degli Angeli.
La successiva carriera del prodotto di Ohio State con le maglie di Nets, Warriors e Timberwolves lo ha visto crescere fino a diventare un All-Star, ma senza mostrare la continuità necessaria per essere un giocatore decisivo in una franchigia vincente.
Minnesota, visto il contratto in scadenza e il rapporto non idilliaco con Rudy Gobert, ha deciso di non rinnovarlo. Così Russell, a pochi giorni dal 27esimo compleanno, ritorna ai Lakers per giocare lo scampolo di stagione che presumibilmente definirà il suo futuro NBA.
Il fit offensivo
D’Angelo è una point guard dotata di stazza (193 cm per 87 kg) in grado di creare attacco in primis per sé stesso, ma allo stesso tempo è pericoloso off the ball grazie al suo tiro spot up. Ovvero è potenzialmente il fit perfetto per una contender con due superstar che mettono pressione al ferro avversario.
Il principale punto di forza del suo gioco risiede nel tiro in pull-up, aspetto che mancava al roster gialloviola e che a mio avviso rende la sua acquisizione particolarmente positiva. Nel fondamentale è efficace sia da oltre l’arco (3 tentavi a gara con il 38.9%), che dal mid-range (3.3 tentativi con il 47.5%).
Non è particolarmente rapido o esplosivo, ma i suoi centimetri e l’ottimo ball handling gli permettono di creare separazione con il difensore.
Grazie a tale abilità risulta efficace come attaccante sul pick-and-roll: in stagione produce 0.97 punti per possesso su 6 tentativi, dato che lo inserisce nel 77%ile NBA.
Come passatore, dopo i due anni da rookie, viaggia a 6.4 assist a gara a fronte di 2.9 palloni persi. Sa dare ordine all’attacco, ma non ha una grande immaginazione e non è in grado di leggere il campo come i top nel ruolo, motivo per cui non è potuto diventare una stella di prima grandezza.
Fortunatamente però, i Lakers hanno a roster uno dei migliori passatori nella storia del gioco.
Per essere utili con LeBron James è importante avere un buon gioco off the ball. Russell non eccelle nel movimento senza palla, ma è un ottimo tiratore spot up, infatti segna con il 38.8% le 3.9 triple a partita in questa situazione.
Per tali caratteristiche nei finali di gara è perfetto per essere un’alternativa a LBJ oppure per essere il terminale dall’arco del suo mismatch hunting.
I punti deboli
I difetti in campo di D’Angelo Russell sono soprattutto nella metà campo difensiva.
Non è particolarmente rapido nei movimenti laterali, quindi non è efficace contro le point guard rapide, ma allo stesso tempo non ha abbastanza forza fisica e centimetri per difendere sulle ali. Inoltre è spesso pigro, di conseguenza è un giocatore che deve essere nascosto in difesa.
Non sono sorpreso che nella prima partita in maglia gialloviola Darvin Ham lo abbia accoppiato a Dennis Schroder, in quanto il tedesco può sopperire alle lacune difensive di DLo sul punto di attacco.
Ma il vero punto di domanda resta l’aspetto mentale. I difetti difensivi sono evidenti ma possono essere nascosti, infatti nelle ultime due stagioni ai Wolves il suo On/Off rating in difesa è sostanzialmente neutro.
Sarà importante capire quale sarà la sua attitudine verso i compagni e il gioco. Se accetterà di essere un role player di lusso e darà tutto ciò che ha a disposizione nella propria metà campo, allora potrà essere un ottimo complemento per James e Davis e magari essere un Laker anche negli anni a venire.
Se invece l’atteggiamento sarà quello del ragazzo immaturo che litiga con Nick Young o del compagno che non accetta Rudy Gobert allora diventerà spazio salariale nella prossima sessione di mercato estiva.
Sta a lui capitalizzare al meglio le 26 partite prima della scadenza del contratto.
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Torinese, consumatore seriale di eventi sportivi. Grazie a Magic Johnson nasce la passione per la pallacanestro, i Lakers e la costa Ovest degli Stati Uniti. Esperienza NBA trentennale dal divano di casa. Phil Jackson è la guida spirituale di riferimento.