Sembra prosciugato, esausto, finito.
F-I-N-I-T-O. Del resto chissà quante volte glielo hanno detto, glielo abbiamo detto.
“I’m still here.” Lui risponde sempre così da cinque anni abbondanti, da quando è iniziata la sua parabola discendente. Ma quella discesa non è abbastanza ripida e veloce da portarlo fuori strada, lontano da quella Glory Road che ha imboccato così tante volte.
LeBron James è ancora qui. Anche nel bel mezzo del quarto periodo della seconda partita di regular season. LeBron vs KD: un duello che attendevamo da troppo tempo (cinque anni per la precisione). Una contesa tra i due campioni che, insieme a Steph, hanno segnato l’epoca di noi trentenni tormentati dalla NBA.
🔝 Masterclass in the Clutch
LeBron James è ancora qui, anche se non si direbbe. Lo vedi boccheggiare a metà dell’ultimo quarto e già pensi che forse la minutes restriction escogitata dal calcolatore Ham non era poi una cattiva idea. Costeggia il campo con lo sguardo vuoto, mentre il fido scudiero Anthony Davis – qualcuno lo ha soprannominato addirittura Robin – prova a riportare i Lakers in partita dopo tre quarti sonnecchianti.
Per vincere però serve qualcosa in più. Qualcosa che Reaves e Russell sembrano non avere, almeno non questa sera. E lo stesso Davis ha bisogno di qualcuno in grado di alimentare il suo fuoco. È così da quando è a Los Angeles e tendenzialmente sa da che parte voltarsi per trovare la miccia.
Empty side pick-and-roll tra James e Davis. Ne avranno giocati migliaia, specie nel crunch time. Davis porta il blocco, ma il contatto con il difensore è così impercettibile da non creare alcun vantaggio. Nurkic esce alto, poco sotto il livello del blocco, e occupa la linea di penetrazione laterale del Prescelto. Nessun problema.
Come un prestigiatore LeBron scompare e poi riappare magicamente passando in mezzo tra Gordon e Nurkic. In una frazione di secondo si trova già al ferro con la grazia e la ferocia di una pantera che conosce già mosse e contromosse delle proprie prede.
LeBron James è ancora qui, i Lakers non possono perdere questa partita. E non la perderanno.
⏳ Il load management di LeBron James
Si è parlato tanto, in questo inizio di stagione, della gestione di LeBron James. Anche nella nostra preview e nei nostri podcast di presentazione della stagione abbiamo discusso di quale dovesse essere la strategia giusta per ottimizzare le prestazioni del quasi trentanovenne LBJ.
Il mercato e le scelte di Ham sembrano andare in una direzione chiara: preservare il quattro volte MVP sia in termini di minuti che di carico offensivo. Nel match contro i Nuggets James è stato in campo solo 29 minuti, con stint di massimo 5/6 minuti e un incredibile on/off di +28. Ma ciò che stupisce ancora di più è il bassissimo numero di possessi sulla palla: solo cinque pick-and-roll come portatore di palla e due postup. La maggior parte delle conclusioni di LeBron è arrivata spotup, in situazione di taglio e soprattutto in transizione, dove ha raccolto cinque canestri nel solo primo tempo.
Quando ha potuto sprigionare tutti i propri cavalli in campo aperto, James è sembrato esplosivo e veloce come non lo si vedeva da gennaio, prima che si lacerasse il tendine.
In tanti però si sono chiesti se questa gestione con il misurino possa essere sostenibile per le sorti dei Lakers. Detto in altri termini: i gialloviola possono eccellere in questa Western Conference con un LeBron James in modalità risparmio energetico? Contro i Nuggets, primissima partita di regular season e quindi anche per questo da prendere con le pinze, è sembrato di no.
Ci deve avere pensato anche Darvin Ham, visto che nella partita successiva è già cambiato qualcosa. Trentacinque minuti per LBJ, di cui 12 consecutivi nel quarto periodo, e ben 18 pick-and-roll giocati (più del triplo rispetto al match in Colorado).
Soprattutto nel finale di gara LeBron si è preso la squadra sulle spalle, facendo a fette la difesa dei Suns pick-and-roll dopo pick-and-roll.
L’ultimo canestro ricorda quel piccolo capolavoro di Gara 4 contro Memphis. In quel caso il coefficiente di difficoltà era decisamente più elevato visto il contesto (primo turno di playoff) e l’identità dell’ultimo baluardo del ferro, il difensore dell’anno Jaren Jackson Jr. Ma la tipologia di tiro è la medesima. Un layup con una parabola più alta, che prova a sfruttare la benevolenza del tabellone, e il corpo che si allontana dal canestro.
Una conclusione che James stesso ha dichiarato di aver perfezionato negli ultimi mesi di allenamento, probabilmente per sopperire alla perdita di quell’atletismo che un tempo gli consentiva di arrivare al ferro come e quando preferiva.
🔜 Big Picture
Il tema della gestione di LeBron James ci accompagnerà per tutta la stagione, com’è giusto che sia considerata la caratura tecnica e mediatica del giocatore. L’anno scorso i Lakers hanno pagato il logorio fisico del proprio leader. La strutturazione del roster della prima metà di stagione e l’infortunio precoce di Anthony Davis hanno costretto James a fare gli straordinari nei mesi di dicembre e gennaio per salvare la stagione gialloviola.
Il cambio della moneta è stato un grave infortunio e una run playoff monca. L’overload del Prescelto, inoltre, ci ha restituito spesso un giocatore poco lucido nei finali di gara che, soprattutto nella prima fase della scorsa stagione, sono costate parecchie W ai Lakers.
La big picture, quindi, ci dice che è giusto ridurre il minutaggio di James, magari portandolo a 32-33 minuti a gara, e limitare i suoi possessi in isolamento e sul pick-and-roll. Una strategia sulla carta saggia, ma che necessita di una crescita di Reaves, Russell, Vincent, Davis e Hachimura, ovvero i giocatori deputati a dividersi i compiti di creazione gentilmente delegati dal Prescelto.
In attesa della prossima puntata di negazione della realtà e della condizione umana. Father Time può aspettare.
In copertina: LeBron James e Kevin Durant prima della gara tra Lakers e Suns alla crypto.com Arena di Los Angeles. (Adam Pantozzi, NBAE via Getty Images)
Ascolta Lakers Speaker’s Corner, il podcast italiano dedicato ai gialloviola, su:
LeBron James ha superato Kareem Abdul-Jabbar, diventando il miglior realizzatore della storia della NBA. Leggi gli articoli dedicati al record del quattro volte MVP scritti dalla redazione di LakeShow Italia:
- Gli asterischi di LeBron James by Claudio Pellecchia
- Le 5 partite migliori di LeBron James in maglia Lakers by Nello Fiengo, Luca Novo, Giovanni Rossi, Giuseppe Critelli e Simone Stefanini
Calabrese, gobbo, tifoso Lakers: insomma, una persona orribile. Ossessionato dallo sport in ogni sua forma, dopo aver visto Kobe e Shaq su Tele+ ho sviluppato una grave dipendenza dalla NBA.